NEW YORK (WSI) – E’ accaduto il peggio. Allo scoccare della mezzanotte (le 6 del mattino dell’1 ottobre in Italia), il governo americano si è trovato nell’impossibilità di operare, per mancanza di fondi. Si è così verificato, per la prima volta in 17 anni, il temuto shutdown del governo, dopo che i Repubblicani e i Democratici del Congresso Usa non hanno trovato un’intesa sui finanziamenti della macchina statale. L’ultima ‘chiusura’ costò 2 miliardi di dollari.
Oltre a 800mila lavoratori statali che non riceveranno più lo stipendio, chiuderanno i musei, gli sportelli ministeriali e anche i parchi naturali.
Allarme del presidente americano Barack Obama, che ha affermato che lo shutdown “avrà un impatto reale sulla vita degli americani”, con l’impatto “peggiore dalla seconda guerra mondiale”.
I toni si sono fatti più accesi nel fine settimana, quando i Repubblicani hanno approvato una norma sul rinvio della riforma sanitaria voluta da Obama. Di fatto, la fronda più estrema dei pasdaran Repubblicani intende fare ostruzione fino all’ultimo.
L’ultima volta in cui l’esecutivo di Washington si trovò nell’impossibilità di finanziare le agenzie federali risale a 17 anni fa sotto Bill Clinton: lo ‘shutdown’ dell’amministrazione durò allora 20 giorni, fino al 6 gennaio del 1996.
In una situazione di emergenza di bilancio, le operazioni essenziali continuerebbero, dunque, il Tesoro riuscirebbe a emettere debito; tuttavia, la comunicazione di dati che di norma vengono resi noti dal dipartimento del Commercio Usa e dal Bureau of Labor Statistics sarebbero sospesi. Giovedì niente dati sulle nuove richieste di sussidio di disoccupazione e venerdì niente report mensile sul lavoro, per intenderci.
Ma non è finita qui, perchè se anche si riuscisse a trovare un accordo entro la mezzanotte, la disputa non sarebbe conclusa; i membri del Congresso dovrebbero infatti trovare un altro accordo fiscale per innalzare il tetto sul debito, che al momento ammonta a $16.700 miliardi, e che scadrà il prossimo 17 ottobre. Se non si trovassero i finanziamenti, il governo non sarebbe più capace di operare e, anche, di onorare i debiti e il risultato sarebbe una “possibile crisi del debito sovrano Usa“.
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Il Presidente Barack Obama è stato molto chiaro a riguardo: il tetto del debito va aumentato: non farlo significherebbe destabilizzare l’economia non solo americana ma mondiale.
L’inquilino della Casa Bianca ha aggiunto di non voler trattare, ne’ sacrificare la sua riforma sanitaria: “Alzare il tetto – taglia corto – non e’ una concessione a me ma e’ consentire al Tesoro di pagare i conti” ed “é una responsabilità del Congresso”.
Obama ricorda poi che il dollaro e’ la valuta mondiale di riserva e che dunque “non si scherza” sul default sul debito.
Per quanto riguarda gli investimenti, gli analisti Jeff Saut di Raymond James e Tom Lee di JP Morgan sono concordi nel dire che lo shutdown non è una buona scusa per vendere azioni. Basta guardare ai dati storici: in passato il rendimento medio è stato del -0,1% e nel 47% dei casi il ritorno da investimento è stato positivo.
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