NEW YORK (WSI) – Terza seduta di fila in rosso per Wall Street sulla scia delle preoccupazioni dello shutdown del governo americano, entrato nel suo terzo giorno. America rimasta al verde, oltre ai servizi pubblici dichiarati non essenziali, chiude anche la Nasa. Le vendite sono state contenute dalla notizia riportata dal New York Times che lo speaker della Camera John Boehner non intende lasciare fallire il governo americano. Boehner avrebbe inoltre detto di essere disposto ad approvare una misura per l’innalzamento del tetto del debito con i voti sia dei repubblicani che dei democratici
La seduta si è confermata altamente volatile anche a causa delle notizie di una sparatoria non lontano da Capitol Hill a Washington di cui ancora non sono stati diffusi i dettagli. Nel finale, il Dow Jones cede lo 0,90% a 14.997 punti, il Nasdaq perde l’1,08% a 3.774 punti e lo S&P 500 arretra dello 0,88% a 1.679 punti. Il petrolio ha chiuso la seduta in ribasso: il contratto a novembre e’ sceso di 79 centesimi, lo 0,8%, a 103,31 dollari il barile. Nel frattempo, i titoli di Stato americani continuano in positivo con rendimenti in calo al 2,6% per il titolo decennale e al 3,7% per il titolo trentennale. Sui mercati valutari, l’euro avanza a 1,3622 dollari e il biglietto verde scende 97,25 yen.
Il faccia a faccia tra il presidente americano Barack Obama e i leader repubblicani del Congresso non è riuscito a risolvere l’impasse. Alta tensione, il costo per assicurarsi contro il rischio default dei debiti governativi Usa è aumentato al massimo dallo scorso 29 marzo, testando il record in sei mesi, a 37,5 punti base: il valore rimane comunque contenuto rispetto al massimo testato nel luglio del 2011, a 56 punti, quando gli Stati Uniti attraversarono una forte crisi fiscale, che minacciò di ritardare il pagamento dei bond.
“Il timore è che la performance dell’econonmia americana soffrerà a causa dello shutdown del governo”, ha commentato in una intervista rilasciata a Bloomberg Adrian Zuecher, strategist globale di Credit Suisse, aggiungendo che le preoccupazioni su “un hard landing (atterraggio duro) dell’economia cinese” si stanno comunque smorzando.
Dal fronte economico prosegue intanto il lento miglioramento delle condizioni mercato del lavoro. La scorsa settimana le nuove richieste di sussidi di disoccupazione sono salute di 1.000 unita’ portando il totale a 308mila. Un numero migliore del consensus degli economisti posto a 315mila. Complessivamente risultano beneficiare dei sussidi di disoccupazione 2,835 milioni persone, il minimo dal febbraio 2008. Notizie negative sono arrivate dall’Ism manifatturiero, in calo a settembre oltre le attese del mercato.
Sullo sfondo, nonostante l’avvertimento lanciato a Wall Street da Obama, i mercati non sembrano reagire in modo scioccante allo stallo delle trattative in corso tra democratici e repubblicani. Incide un cauto ottimismo alimentato dalla performance del PMI non manifatturiero della Cina, che è salito da 53,9 a 55,4, al massimo in sei mesi.
Sta di fatto che il governo americano è senza fondi e che, se non si innalza il tetto sul debito entro la scadenza del prossimo 17 ottobre, ci sarà il default
L’ultima volta in cui l’esecutivo di Washington si trovò nell’impossibilità di finanziare le agenzie federali risale a 17 anni fa sotto Bill Clinton: lo ‘shutdown’ dell’amministrazione durò allora 20 giorni, fino al 6 gennaio del 1996.
In ambito valutario, l’euro +0,21% a $1,3604; dollaro/yen +0,37% a JPY 97,69; euro/yen +0,58% a JPY 132,87, euro/franco svizzero a CHF 1,2266, praticamente piatto.
I commodities, i futures sul petrolio -0,19% a $103,90 al barile, mentre le quotazioni dell’oro -1,05% a $1.306,70 l’oncia.