ROMA (WSI) – Come è noto, in Italia, l’organismo deputato a garantire la tutela del depositi è il Fondo Interbancario di tutela dei depositi.
Al FIDT, per obbligo di legge, aderiscono tutte le banche residenti in italia, eccezion fatta per le banche di credito cooperativo che, a loro volta, aderiscono al Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo.
Senza addentrarci troppo sulle modalità e sulle forme di garanzia prestate dal Fondo (che potete trovare QUI), quel che preme segnalare è l’assoluta inadeguatezza del fondo, rispetto ai fondi classificati come “Rimborsabili”, cioè rispetto ai volumi dei depositi bancari rimborsabili.
Per comprendere di cosa stiamo parlando, osserviamo la tabella di seguito riportata (allegata), tratta dalla Relazione Annuale del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, riferita all’anno 2012.
Nelle tabella proposta si evincono i volumi di fondi rimborsabili suddivisi per livello di rischiosità degli istituti di credito considerati (254), analizzati secondo gli standard previsti dal FIDT.
Da notare che, complessivamente, secondo l’analisi proposta dal FIDT, per le 254 banche considerate, i fondi rimborsabili ammontano a 476 miliardi di euro. Dei 476 miliardi di Euro, oltre la metà sono allocati in banche che lo stesso FIDT considera con un rischio superiore a quello medio, con il grosso della fetta (197 mld di euro) allocata presso istituti con “Rischio Medio Alto”, e addirittura oltre 50 miliardi allocati presso istituti con “Rischio Alto” (43 mld) o “Escudibile” (3.04 mld).
Nella stessa relazione, a pagina 37, si legge che i fondi a disposizione del FIDT da utilizzare per far fronte ad eventuali dissesti bancari e da poter rimborsare ai depositanti ammontano ad appena 1,9 miliardi di euro: ossia appena lo 0,4% del totale dei fondi rimborsabili. Da ciò se ne deduce che i fondi disponibili in caso di dissesto bancario, non sarebbero neanche sufficienti per coprire i rimborsi di una banca di piccola dimensione.
A complicare il quadro sopra descritto, giova ricordare che le sofferenze bancarie hanno superato il 9% del Pil, oltre quota 140 miliardi di euro. Un valore che, al netto degli accantonamenti e delle svalutazioni effettuate, rappresentano più del 20% del capitale e delle riserve complessive del sistema bancario.
Ora comprenderete che, stando la fragilità di buona parte del sistema bancario nazionale, che peraltro rischia di peggiorare con il protrarsi della crisi, che genera ulteriori sofferenze anche in seno alle banche, appare del tutto ingannevole e fuorviante parlare dell’esistenza di una garanzia assoluta sui depositi inferiori ai 100 mila euro.
Da ciò se ne deduce che in caso di crisi bancarie di grandi proporzioni o che colpiscano istituti di grandi dimensioni rispetto alle possibilità del Paese (peraltro latenti), in caso di incapienza di obbligazioni bancarie e dei depositi non assicurati, è chiaro che si finisca per colpire proprio quei depositi “assicurati”, magari diminuendone il livello della garanzia o quant’altro.
Alla luce di quanto sopra, non dovrebbe affatto sorprendere che, a livello europeo, per la soluzione delle crisi bancarie che eventualmente si dovessero presentare, l’attenzione sta convergendo verso la possibilità di coinvolgere gli azionisti, i possessori di obbligazione e poi, successivamente, in caso di necessità, anche i depositanti.
Ma a questo tema e a come il fondo ESM potrà intervenire nella ricapitalizzazione delle banche in difficoltà, parleremo in un prossimo post che verrà pubblicato nei prossimi giorni.
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