ROMA (WSI) – “Sì”, l’accordo sulla legge di stabilità c’è: così il ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni risponde così a chi gli chiede se quindi l’accordo e’ stato fatto. “Le trattative le avevamo fatte prima che io partissi domenica sera, ieri siamo andati da Napolitano e adesso siamo nella fase di stesura dei testi”.
Sia i “fabbisogni standard sia i costi standard soprattutto in campo della sanità” saranno individuati “attraverso una spending review” che consentirà di trovare “spazi per economie in questo campo”, perché “ce ne sono”: così il ministro Saccomanni a margine dell’Ecofin commentando la legge di stabilità.
“Una legge che dà un forte sostegno a imprese e lavoratori, mantiene l’obiettivo di rimanere nei limiti europei” e “per la prima volta c’è un forte incremento della spesa per investimento” laddove “negli altri anni si sono fatti quadrare i conti tagliandola”, ha aggiunto Saccomanni.
“Stiamo lavorando alacremente, ma ancora non abbiamo trovato la quadra. Comunque i tagli saranno meno del previsto”. Lo ha detto all’ANSA il ministro degli Affari Regionali, Graziano Delrio, parlando dei tagli alla sanità previsti dalle prime bozze della legge di stabilità.
Nella sanità “ci sono ancora sprechi che vanno assolutamente tagliati, ma ciò non può avvenire con tagli lineari”: e’ il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ad affermarlo nel corso di Tg2 Insieme. ”La spesa è sotto la media Ue” ed oggi, ha avvertito il ministro, “fare tagli senza un intervento chirurgico significa entrare nella carne viva, cioè tagliare assistenza e ospedali”.
L’atteso patto per la salute potrebbe portare ad un “recupero di 30 miliardi sull’arco di cinque anni”. “Ci sono margini di possibilità che sto studiando con il ministro Saccomanni, perchè anche lui ha detto che cercherà di fare un lavoro equo”. “Rischiamo – ha detto il ministro Lorenzin – problemi di salute pubblica se si pensa, ad esempio, di tagliare ancora soprattutto in regioni come Calabria o Campania”.
di Mila Onder
Rischio tagli alla sanità per oltre 2 miliardi e mezzo in tre anni, meno tasse sul lavoro, detrazioni per le imprese che assumono a tempo indeterminato.
Ma anche allentamento del patto di stabilità per i comuni e arrivo della nuova ‘Trise’, come è stata ribattezzata quella che ci eravamo ormai abituati a chiamare ‘service tax’.
E’ questo, a grandi linee, il menu della legge di stabilità che, con gli ultimi inevitabili ritocchi, approderà al consiglio dei ministri per il varo entro la giornata di oggi. E vedrà interventi per 10-12 miliardi sul 2014, con l’obiettivo di stimolare la crescita.
E’ una manovra che negli intenti del presidente del Consiglio, Enrico Letta, darà certezze a imprenditori e lavoratori per almeno tre anni e contribuirà, come spiegato dal ministro dell’Economia Saccomanni, a dare una spinta alla crescita.
Il succo della legge, presentata oggi al presidente della Repubblica, starà soprattutto nel taglio del cuneo fiscale: sarà spalmato su più anni, e, secondo indiscrezioni circolate in questi giorni, ammonterà a circa 5 miliardi di euro, di cui 3 a favore dei lavoratori.
Per favorire l’occupazione, in base ad alcune bozze del provvedimento, sarebbero invece concesse detrazioni fino a 15.000 euro per le assunzioni a tempo indeterminato. Per sostituire Imu e Tares, proprietari e affittuari saranno chiamati a pagare la Trise, suddivisa in due componenti: la prima, a copertura dei costi per la gestione dei rifiuti urbani (Tari); la seconda per coprire i costi dei servizi indivisibili dei Comuni (Tasi), con un’aliquota di base all’1 per mille.
Per compensare i Comuni del nuovo sistema sarà quindi concessa una deroga di 2 miliardi in due anni al patto di stabilità interno, ma andrà peggio alle Regioni che invece vedranno imporsi nuovi tetti alla spesa per circa un miliardo di euro nel triennio 2014-2017.
Ricco anche il capitolo dedicato alla razionalizzazione della spesa della pubblica amministrazione: i dipendenti pubblici dovranno fare i conti con un taglio del 10% degli straordinari (5% per la Polizia) e con un nuovo blocco dei contratti per tutto il 2014.
Stop anche alla rivalutazione legata all’inflazione delle pensioni oltre i 3.000 euro, come annunciato più volte dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini, e contributo di solidarietà per le pensioni d’oro oltre i 100 mila euro.
Per gli ammortizzatori in deroga sono stati invece stanziati 600 milioni di euro, una cifra inferiore al miliardo atteso da Regioni e parti sociali. Su cifre e misure il governo sta in realtà ancora lavorando alacremente.
I contenuti delle bozze circolate in giornata sono state seccamente smentite dal ministero dell’Economia. Se infatti alcune norme, come l’introduzione della Trise sono ormai scontate, su altre si sta ancora limando in attesa del confronto in consiglio dei ministri oggi pomeriggio.
Tra tutti il punto più delicato sembra quello dei tagli alla sanità, sul quale avrebbe espresso dubbi anche il Colle. Complessivamente nella bozza circolata ammonterebbero a 2,65 miliardi in tre anni, ma il ministro Lorenzin ha già fatto sapere che il sistema sanitario nazionale non può reggere altri tagli.
”Stiamo lavorando per evitare ulteriori sacrifici alla gente”, ha assicurato anche Graziano Delrio, cercando di venire incontro anche alle esigenze espresse dal Pd di Guglielmo Epifani. In forse sarebbe infine anche l’aumento delle tasse sulle rendite finanziare che nelle bozze è stimato dal 20 al 22%. (ANSA)