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Usa, lavoro: crescita 148.000 nuovi posti

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NEW YORK (WSI) – Numeri peggiori delle previsioni, sul fronte della creazione di nuovi posti di lavoro in America.

Nel mese di settembre negli Stati Uniti sono stati creati 148.000 nuovi posti di lavoro. Gli analisti intervistati da Bloomberg avevano previsto una creazione di 180.000 nuovi posti di lavoro, mentre quelli di Briefing +183.000, in entrambi i casi al ritmo più alto da aprile, dopo l’aumento +193.000 di agosto (dato rivisto al rialzo dai +169.000 inizialmente riportati).

Revisione al ribasso invece per la creazione di nuovi posti di lavoro di luglio, che è stata di appena +89.000 unità dai +104.000 inizialmente comunicati, al ritmo di crescita più basso dalla metà del 2012.

La comunicazione del dato arriva in deciso ritardo; la pubblicazione, attesa per il 4 ottobre, è stata rimandata a causa dello shutdown del governo federale, che è durato dal 1° al 17 ottobre.

Il tasso di disoccupazione è sceso lievemente al 7,2% dal 7,3% di agosto, contro il 7,3% atteso dal consensus.

Il rapporto sull’occupazione Usa è considerato in generale un market mover dell’intero azionario globale, con ripercussioni sulla volatilità di mercato.

Le conseguenze si riflettono soprattutto sulle decisioni di politica monetaria della Fed; passata – o meglio rimandata – la saga del debito Usa e della paura di un default – l’attenzione degli investitori si sta concentrando sulle prossime mosse della Federal Reserve e in particolare sulla possibilità che prenda il via il tapering, ovvero la riduzione di acquisti di Treasuries e titoli legati ai mutui che avvengono ogni mese per $85 miliardi.

Per Marc Faber, in realtà, non solo non c’è nessun pericolo che uno scenario del genere si concretizzi, ma esiste il rischio che la quantità di acquisti venga aumentata, addirittura fino a $1.000 miliardi al mese. La liquidità-droga, a suo avviso, è destinata a permanere, in quanto la Fed è prigioniera di se stessa, e proprio per questo motivo continuerà ad alimentare la bolla creatasi negli ultimi anni. Con conseguenze disastrose per la ricchezza globale, che potrebbe crollare del 50%.