Società

La tassa beffa per chi ha assunto i licenziati

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ROMA (WSI) – Un’opportunità in meno per i disoccupati. E un costo in più per chi vorrebbe offrire loro un lavoro. Del resto, era stato annunciato per tempo: la “piccola mobilità”, il bonus riservato a chi assume un dipendente licenziato da una piccola impresa in crisi, dallo scorso gennaio non esiste più. Quello che le aziende non immaginavano è che fossero in pericolo anche gli sgravi sui contratti firmati nel 2012, quando lo strumento era ancora attivo.

Lo hanno scoperto solo qualche giorno fa, nelle pieghe di una circolare Inps: “In via cautelare deve ritenersi anticipata al 31 dicembre 2012 la scadenza di ogni beneficio connesso a rapporti di lavoro agevolati”. Tradotto dal burocratese: “Tutti gli incentivi si sono esauriti a dicembre”. Così, in barba alla non retroattività, le imprese che per l’intero 2013 hanno calcolato stipendi con i contributi agevolati rischiano ora di dover rendere la differenza: dai 3mila ai 4mila euro ciascuna, un milione e mezzo in totale nella sola provincia di Treviso, la cui Confartigianato ha alzato per prima la voce. Due milioni e mezzo nella vicina Vicenza.

L'”altra” mobilità, quella “piccola”, esisteva dal 1993 e veniva rinnovata di anno in anno. Aveva aperto le liste di disoccupazione, prima riservate solo ai licenziati della grande industria, anche ai lavoratori delle imprese con meno di 15 addetti. Nel 2012 il governo Monti ha deciso di non rifinanziarla, “creando – denunciano le associazioni degli artigiani.

Licenziati di serie A e di serie B”. Dal 2017, quando la riforma Fornero sarà a regime, i nuovi ammortizzatori sociali Aspi e mini Aspi garantiranno tutti i dipendenti allo stesso modo. Fino ad allora però solo chi esce da una grande azienda continuerà ad avere accesso alla mobilità. Gli altri non si potranno più iscrivere. E chi è già iscritto non avrà diritto ad alcun incentivo per il reinserimento.

Questo, mentre è proprio il mondo dell’artigianato a soffrire di più: nel 2012, calcola l’agenzia Veneto lavoro, sono stati quasi 26mila gli inserimenti in mobilità di lavoratori usciti da piccole imprese. Il triplo di quelli dovuti ai licenziamenti collettivi dell’industria.

Ma la beffa, sottolineano Confartigianato e Cna, è la coda degli sgravi 2012 su cui le imprese facevano “legittimo affidamento”, ora bloccati in maniera retroattiva. Descrivono un caso concreto, quello di un’azienda che a maggio 2012 abbia assunto un operaio specializzato in mobilità.

La norma garantiva contributi agevolati, il 10% anziché il 30% dello stipendio, per 18 mesi, quindi fino a novembre 2013. Ora l’impresa scopre che quel risparmio, di circa 300 euro, valeva solo per 7 mesi. E se da gennaio a oggi non è arrivata ancora nessuna indicazione precisa, la paura è che l’Inps chieda di versare la differenza. Un nuovo fondo, in realtà, ci sarebbe. A marzo il ministero del Lavoro ha stanziato 20 milioni per chi assume lavoratori licenziati da piccole o medie imprese: il bonus vale 190 euro al mese per un anno. A oggi però l’Inps non ha ancora comunicato le modalità della domanda. E in ogni caso l’incentivo non coprirebbe la coda delle assunzioni fatte nel 2012.

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