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Il cancro nasce a tavola: evitare troppa carne, meglio saltare cena

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ROMA (WSI) – «Più di un terzo dei tumori nasce a tavola, ma con la giusta alimentazione possiamo prevenirli e aiutare il nostro corpo a combatterli». Parola di Antonio Moschetta, direttore scientifico dell’Istituto oncologico di Bari, che interverrà domani all’Università di Chieti in uno degli incontri organizzati dall’Airc – l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro – in occasione dell’annuale appuntamento con i «Giorni della Ricerca».

Professore, cosa c’entra l’alimentazione con la nascita di un tumore?

«Studi di nutrigenomica e nutrigenetica hanno evidenziato che la predisposizione dell’individuo a sviluppare una specifica patologia, come un tumore, non risiede solo nel corredo genetico, ma nell’abilità dei nutrienti assunti di “accendere” o “spegnere” geni specifici. In particolare le mutazioni del Dna responsabili dell’insorgenza di un tumore sono il più delle volte causate da un cancerogeno di origine alimentare che, a contatto con una cellula, ha la possibilità di mutarla. Questa cellula mutata può essere riconosciuta dall’organismo, che provvede ad eliminarla attraverso un meccanismo chiamato “morte cellulare programmata” o apoptosi. Abitudini alimentari errate possono compromettere questo meccanismo di difesa e impedire quindi il suicido della cellula malata che, invece, inizia a proliferare».

A questo punto il ruolo dell’alimentazione finisce?

«No. Sappiamo che le cellule tumorali sopravvivono senza ossigeno e sono in grado di produrre energia attraverso il glucosio, che è la loro benzina. Quindi, se riuscissimo a diminuire l’avidità per il glucosio della cellula tumorale, riducendo l’assunzione di zuccheri, e a riaccendere i cosiddetti “polmoni delle cellule”, i mitocondri, la cellula potrebbe tornare a utilizzare l’ossigeno e a cambiare così il suo assetto metabolico. In questo modo si riattiverebbe il meccanismo di difesa dell’apoptosi e la cellula malata morirebbe».

Quali sono gli errori più comuni a tavola che possono influenzare la crescita di un tumore?

«In 30 anni il nostro stile di vita ci ha portato ad abbandonare gli alimenti tipici della dieta mediterranea, preferendo un tipo di dieta troppo raffinata, come cibi ricchi di zucchero e di conservanti. Un altro errore comune è l’orario con cui assumiamo gli zuccheri: prima si assumevano a colazione e a pranzo, mentre alla sera si cenava poco e ci si coricava presto, rispettando quindi i ritmi circadiani del metabolismo. Oggi gli orari dei pasti sono slittati, favorendo una maggiore assunzione di zuccheri nella seconda parte della giornata».

Che fine fanno questi pericolosi zuccheri?

«L’assunzione di zuccheri alla sera, quando la richiesta di glucosio da parte degli organi è fortemente ridotta, fa sì che i grassi si depositino nel fegato, generando il cosiddetto “fegato grasso”, mentre alcuni di essi possono depositarsi nella zona addominale. L’accumulo di grassi nella regione addominale genera la condizione alterata e patologica dell’adiposopatia, che sembra giocare un ruolo importante nell’istaurarsi dell’iperinsulinemia. Tutto questo fa sì che l’assetto metabolico venga compromesso, creando un ambiente fertile per il tumore».

Ma si può distruggere la «casa» del tumore con il cibo?

«Per combattere l’infiammazione che caratterizza l’ambiente in cui si trovano le cellule tumorali si può ridurre drasticamente il consumo di proteine animali, cioè di carne, e privilegiare le proteine di origine vegetale, che aiutano a creare un ambiente antinfiammatorio».

Quali sono gli alimenti anti-cancro per eccellenza?

«Quelli tipici della dieta mediterranea. Frutta e verdura, ad esempio, abbassano l’indice glicemico dall’organismo, riducendo il carburante di cui si nutrono le cellule tumorali: sono consigliati le crucifere (broccoli e rucola), i pomodori, le fragole, le arance. Inoltre, gli alimenti ricchi di antiossidanti – come il tè verde, lo zenzero, la curcuma – sono in grado di “detossificare”, aiutandolo a disinnescare potenziali formazioni tumorali. Oggi si sta lavorando per conoscere i meccanismi attraverso i quali gli alimenti e i composti in essi contenuti sono in grado di cambiarci dal profondo, modificando i nostri geni e rendendoci più forti o più vulnerabili. L’obiettivo è conoscere l’alimentazione giusta ad personam, che come per le terapie farmacologiche individualizzate si dimostrerà una strategia vincente. E’ per questo che dobbiamo sostenere la ricerca attraverso la distribuzione dei fondi con merito e controllo della produttività, proprio come fa l’Airc , e i risultati degli ultimi 40 anni lo dimostrano, con l’aumento della cura dei tumori fino al 56% dei casi».

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