Economia

Tassi: “Draghi ha agito anche troppo tardi”

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NEW YORK (WSI) – Draghi ha fatto bene a tagliare i tassi ai nuovi minimi storici e anzi, avrebbe dovuto farlo prima. È questa l’opinione condivisa da Martin Wolf, opinionista del Financial Times, e da Paolo Manasse, economista che insegna all’Università di Bologna.

L’incipit dell’editoriale sul quotidiano finanziario non lascia spazio a dubbi o ripensamenti: ‘Hurrah per Super Mario’. Wolf ha salutato con favore la decisione del presidente dell’istituto di Francoforte di tagliare i tassi al minimo storico dello 0,25% la settimana scorsa.

“C’erano motivi importantissimi per tagliare i tassi”, scrive il quotidiano della City, spiegando innanzitutto che il tasso d’inflazione nell’eurozona è ben lontano dall’obiettivo della Bce, ossia ”sotto o prossimo al 2%”.

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“Ha fatto benissimo Draghi, anzi avrebbe dovuto farlo molto prima”, ha dichiarato Manasse contattato da Wall Street Italia, citando i dati sui prezzi al consumo. “Ci stiamo avvicinando allo zero in Italia. Il rischio di deflazione è gia realtà per la Grecia e rischia di diventarlo per paesi del Sud d’Europa che hanno spinte recessive molto forti”.

Se l’inflazione ai livelli più bassi degli ultimi quattro anni è stata salutata con favore nel Regno Unito, lo stesso non si può dire dell’Italia dove i prezzi si sono resi protagonisti un record analogo. Da parte sua il Portogallo ha riportato un calo dello 0,2% dell’indice in ottobre, un risultato più basso delle attese. Ma anche l’area cosiddetta ‘core’ non è stata risparmiata.

In Germania il costo della vita ha testato i minimi di oltre tre anni (+1,2% in ottobre su base tendeziale dopo il 1,4% di settembre). In Repubblica Ceca i prezzi non erano così bassi da tre anni e mezzo e in Ungheria dal 1974, quando è incominciata la serie storica. Anche Danimarca e Svezia stanno per avvicinarsi al record negativo dei prezzi al consumo.

Sul capitolo deflazione, Vincenzo Longo di IG Markets dissente, dicendo di non vedere un grande pericolo all’orizzonte per l’area della moneta unica. “Nonostante il forte rallentamento dell’inflazione, lo spettro della deflazione rimane remoto e per lo più dovuto al forte calo dei prezzi degli energetici”.

Tenuto conto del “miglioramento degli indicatori anticipatori”, la sensazione dello strategist di mercato è che “i prezzi possano rappresentare un’opportunità per la ripresa“, piuttosto che comprometterla.
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Stando alle indiscrezioni del Financial Times, in seno al direttorio Bce sta montando un clima anti Italia tra i rappresentanti del Paesi virtuosi, divisi dopo la decisione di ridurre il tasso di rifinanziamento di un altro quarto di punto. La sensazione dell’analista di IG Marktes è che “fintantoché i dati macro continueranno a mostrare un contesto di bassa inflazione e con la disoccupazione ai massimi, le ostilità all’interno dell’Istituto saranno messe facilmente a tacere”.

Il vero nodo è un altro: “la frammentazione del mercato del credito, che impedisce la trasmissione di politica monetaria in maniera omogena tra i vari Paesi. Pertanto le prossime misure potrebbero essere volte ad aiutare i Paesi dove la concessione del credito è più rigida”. Con comportamenti ai limiti del legale e poco trasparenti, Draghi ha già provveduto ad aiutare le banche italiane.

Manasse parla di una campagna mediatica “dura in Germania” in seguito alla mossa a sorpresa della Bce. I giornalisti ed economisti più conservatori, come Hans-Werner Sinn, citano i danni recati ai risparmiatori tedeschi. Ma una polemica di questo tipo è faziosa e populista, perché “i tassi sono molto bassi a Berlino”. “C’è stata una ricerca di porti sicuri, molto prima ell’intervento di Draghi”.

Se è vero che la riduzione del costo del denaro penalizza sulla carta i piccoli risparmiatori, “per le imprese tedesche è un grosso vantaggio. Si tratta di fatto di “un trasferimento di potere d’acquisto, non una perdita”.

Le promesse di Draghi (“Whatever it takes”) per salvare l’euro e il bazooka ancora a disposizione dell’OMT (il programma di acquisto di titoli di Stato dei Paesi in difficoltà) rendono tutto più facile. Ma quanta ostruzione opporrà la Germania se si presentasse il momento di fare “fuoco”?

Secondo il professore di Bologna “sul primario e secondario l’opposizione tedesca sarebbe molto forte. Draghi riuscirebbe ad avviarlo perché i Trattati lo prevedono. Ma ci sarebbero problemi politici”. L’Omt, insomma, si rivelerebbe un bel test di quanto la Bce sia in grado di svicolarsi dalla Germania.