ROMA (WSI) – Dopo aver valutato ogni strada, anche la richiesta di un passo indietro al ministro Annamaria Cancellieri, alla fine il premier Enrico Letta decide di blindare il Guardasigilli: “Sarò molto breve, il voto di sfiducia di domani è una sfiducia al governo”, è l’appello al senso di responsabilità che il premier ha fatto ieri all’assemblea del Pd, alla quale ha partecipato per scongiurare una conta tra i dem nata tra spinte congressuali e malumori verso la condotta del ministro.
La decisione di Letta di “metterci la faccia” soddisfa Matteo Renzi, in ogni caso convinto che Cancellieri dovrebbe dimettersi prima del voto di oggi anche “senza un avviso di garanzia” perchè ormai prima di “autorevolezza” e quindi causa di un indebolimento del governo. Dura poco più di un’ora l’assemblea con cui il premier, insieme al ministro Dario Franceschini, scongiura un cortocircuito dentro il Pd che poteva essere letale per il governo.
Senza giri di parole, con un intervento “intenzionalmente asciutto e privo di retorica”, Letta mette sul piatto la responsabilità verso il governo. “So che la pensiamo diversamente – riconosce – ma vi chiedo un atto di responsabilità come comunità, l’unità del Pd è l’unico punto di tenuta del sistema politico italiano”.
Un’assemblea breve dopo che per tutto il giorno, in una lunga mediazione tra il ministro Franceschini, Guglielmo Epifani e il sindaco di Firenze, il governo ha cercato di evitare un’assemblea al buio nella quale potesse esplodere il profondo malessere dei democratici verso il ministro della Giustizia. Nel suo intervento Letta non parla più della correttezza del ministro ma va all’attacco di una ”aggressione politica” rappresentata dalla mozione del M5S.
E alla fine, pur rimarcando la distanza dal ministro, tutti si adeguano. Gianni Cuperlo, pur convinto che Cancellieri dovrebbe dimettersi “per motivi di opportunità”, chiede a tutti di essere responsabili dopo l’appello di Letta. E attacca Pippo Civati e i renziani, che a fini congressuali scaricano le azioni sul Pd: “Quello che non si può fare è scaricare sul partito le responsabilità o le irresponsabilita”.
Pippo Civati rinuncia a mettere ai voti la sua mozione di sfiducia nella quale sosteneva che “sono venuti meno i presupporti di trasparenza, lealtà, dignità e correttezza” di Cancellieri. E il renziano Paolo Gentiloni non presenta l’ ordine del giorno, in cui chiede le dimissioni del ministro.
“Quando il premier viene qui – spiega – e ci dice che c’e’ un voto politico sul governo, io ne prendo atto ma lo faccio con un certo rammarico perche’ non c’e’ il merito della discussione”. Davanti al rischio di una saldatura tra sfida congressuale e maldipancia, Letta, nonostante la decisione di andare ad Olbia per un sopralluogo sui danni dell’alluvione, conferma nel pomeriggio la sua presenza all’assemblea serale.
Cancellieri, dal canto suo, è così convinta della sua trasparenza che, a quanto si apprende, non ha intenzione di dare le dimissioni a meno che non sia il presidente del consiglio a chiedergliele.
“O il segretario e il presidente del Consiglio – è l’aut aut di Renzi – vanno al gruppo e dicono poniamo una questione di fiducia, il premier ci mette la faccia anche se per me è un errore, o il Pd deve votare e a quel punto i singoli parlamentari diranno come la pensano”. E visto che Letta ha deciso di metterci la faccia, aggiunge il sindaco di Firenze, “noi tutto siamo meno che contro di lui ma fossi in lui non lo farei”. (ANSA)