ROMA (WSI) – Il fragile governo dell’Italia dovrebbe prendere esempio dalla Germania. E’ il contenuto dell’editoriale firmato dalla penna di Lorenzo Bini Smaghi, ex membro della Banca centrale europea, pubblicato sul Financial Times.
Smaghi sottolinea che, “affinchè un governo di coalizione funzioni in modo appropriato e rimanga stabile, è necessario che i partiti che lo sostengono raggiungano un accordo fin dall’inizio su un programma dettagliato, che definisca le misure che devono essere intraprese e, come conseguenza, la lunghezza del mandato”.
E’ proprio questo “il motivo per cui le trattative in Germania tra il partito dell’Unione cristiano-democratico e i Socialdemocratici (dell’Spd) sono così lunghe e dettagliate. Ciò, si spera, garantirà stabilità in futuro”.
L’Italia dovrebbe “imparare dall’esperienza degli ultimi mesi e dai tedeschi. Potrebbe così beneficiare dell’opportunità data dai recenti rimpasti dei partiti (Scelta Civica di Monti e Centrodestra) per imporre un accordo su una serie dettagliata di riforme che potrebbero rilanciare l’economia, rendendola di nuovo competitiva. Ciò richiederebbe un programma di almeno tre anni”.
Bini Smaghi ribadisce l’urgenza di riforme strutturali nella “giustizia, nella pubblica amministrazione, nell’istruzione, nel sistema fiscale, nella lotta contro la corruzione, nel mercato del lavoro” e ricorda come l’Italia sia l’unica del blocco dell’Eurozona in cui il Pil è al momento più basso rispetto al valore che aveva al momento dell’introduzione dell’euro, nel 1999. Per non parlare del reddito disponibile delle famiglie, sceso ai livelli di 20 anni fa.
Per superare una tale situazione di stallo, dunque, è necessario un accordo a priori.
“Senza un tale cambiamento, l’economia continuerà probabilmente a soffrire. Anche se la recessione terminasse quest’anno – così come atteso dalle organizzazioni internazionali – la crescita dei prossimi due anni riuscirebbe a mala pena a compensare la perdita registrata nel 2013 (-1,8%). La disoccupazione e il debito pubblico sono stimati in rialzo. In questo scenario, è improbabole che i partiti di coalizione e i loro sostenitori guadagneranno in termini di popolarità. Saranno gli estremisti, i movimenti populisti e anti-euro a guadagnare terreno nelle prossime elezioni. E il prossimo parlamento potrebbe essere ancora più frammentato di quello attuale, il che renderebbe ancora più difficile formare un governo e praticamente impossibile attuare le riforme”.