NEW YORK (WSI) – C’è chi, negli Stati Uniti, è disposto a vendere mattoni in cambio di Bitcoin. E c’è un’intera nazione che vede invece nella moneta digitale – sicuramente una delle principali novità dei mercati del 2013 – una vera e propria minaccia.
E’ la Cina, pronta a limitare le transazioni che avvengono attraverso l’utilizzo della valuta. L’ultima notizia coinvolge BTC China, la società cinese che gestisce il mercato più grande in termi di volumi di trading su cui viene scambiato il Bitcoin, e che ora non potrà più accettare, in base a quanto deciso dalle autorità di Pechino, depositi in yuan.
I prezzi del Bitcoin sono letteralmente crollati dopo la notizia, scivolando fino a 2.560 yuan, equivalente di $421, rispetto al record di sempre testato a fine novembre, a quota 7.588 yuan ($1.250).
Corpose flessioni anche in altri mercati su cui la valuta è scambiata. Nell’MTGox giapponese le quotazioni sono crollate da $717 fino a un minimo di $480.
“Guardando in avanti, non si può certo parlare di fine del Bitcoin, ma al momento c’è una situazione di panic selling”, ha commentato Emily Spaven, giornalista del sito di notizie sul Bitcoin, CoinDesk.