Economia

“Italia e Grecia: i peggiori della periferia europea”

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ROMA (WSI) – Recovery claims met with derision in Rome, ovvero Roma accoglie con derisione le dichiarazioni secondo cui l’economia attraverserebbe una fase di ripresa. E’ questo il titolo più che eloquente dell’articolo del Financial Times, che affronta la questione italiana.

Anche la stampa internazionale è consapevole di come le dichiarazioni del ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni vengano considerate, praticamente, ridicole dalla maggior parte degli italiani.

L’Italia non ha “fatto praticamente nulla”, lo scorso anno, per affrontare e risolvere i principali problemi strutturali di lunga data, come la bassa produttività e il “malfunzionamento” della pubblica amministrazione. E’ questo il pensiero di Nicola Acocella, professore di economia in pensione intervistato dall’FT, secondo cui l’Italia potrebbe riuscire a evitare una ristrutturazione del debito, ma ha bisogno di politiche interne “”credibili e affidabili“.

A quanto pare non è solo il docente a pensarla in questo modo, anzi i dati riportati ieri dall’Istat parlano chiaro. Il tasso di disoccupazione in Italia, infatti, è salito al 12,7% nel mese di novembre, il più alto da almeno 36 anni. In un anno sono stati persi quasi mezzo milione di posti di lavoro, mentre la disoccupazione giovanile è salita toccando il livello record del 41,6%.

La carrellata di dati non è altro che la riprova del fatto che “sebbene la recessione potesse sembrare ufficialmente finita, nel 2013, la ripresa sarà tuttavia lenta e ci vorrà del tempo prima che” la situazione in termini di lavoro inizi a migliorare. Lo dice chiaramente l’economista della società di consulenza Nomisma, Sergio De Nardis.

Eppure, scrive l’FT, il ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni, un “tecnocrate” della Banca d’Italia prevede con ottimismo che il 2014 sarà stato l’anno della ripresa economica, e promette perfino minori imposte agli italiani grazie a un risparmio generato da tagli alla spesa pubblica pari a 32 miliardi di euro – il 2 per cento del Pil – entro il 2016; tra le altre promesse, il ritorno di capitali dai conti detenuti in Svizzera, tramite un giro di vite sull’evasione fiscale .

Alla luce dei dati macro economici a dir poco negativi, i commenti del ministro si sono scontrati con un coro di scetticismo, che vede l’Italia intrappolata in un contesto di instabilità politica.

Il senso di caos in cui versa il governo si è accentuato dopo il pasticcio amministrativo innescato dalla nota con cui inizialmente è stato imposto a 80.000 insegnanti di restituire 150 euro. Poi, il tutto è stato annullato, come ricorda il quotidiano britannico.

Detto questo, l’FT riporta la dichiarazione di un alto funzionario europeo, che afferma che i paesi periferici dell’Europa si stanno dividendo in due categorie; una formata da Spagna, Irlanda e Portogallo, paesi che stanno riuscendo a farcela.

La seconda formata dalla Grecia e dall’Italia, che stanno peggiorando e che “richiedono aiuti esterni”. D’altronde, sul mercato dei titoli di stato, i tassi spagnoli stanno scendendo più velocemente di quelli italiani. E il merito è del “governo spagnolo, più stabile, che opera in un orizzonte di lungo periodo”.

De Nardis afferma che “dopo aver brindato alla riduzione dello spread (tra rendimenti tedeschi e italiani), i dati relativi al mercato del lavoro ci hanno riportati con i piedi per terra”.