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Matteo e Silvio rottamano Letta

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ROMA (WSI) – Renzi e Berlusconi hanno raggiunto ieri un accordo su legge elettorale e riforme dopo due ore di incontro nella sede del Pd, assediata da stampa e contestatori. L’accordo prevede una legge elettorale bipolarista, riforma del titolo V della Costituzione, fine del bicameralismo perfetto. Renzi parla di “profonda sintonia” col Cavaliere, Berlusconi annuncia “appoggeremo le riforme”. Per Letta si va in una “buona direzione” e – si fa sapere – e’ fondamentale che si arrivi ad una nuova legge elettorale prima delle elezioni europee, insieme alle due prime letture della riforma costituzionale del titolo V e sulla fine del bicameralismo.

La presentazione ufficiale sarà fatta lunedì in una direzione ad hoc del Pd.

Insomma, la rottura minacciata nei giorni scorsi non c’è stata ma, dopo “l’intesa ampia”, i piccoli continuano a fibrillare. Per loro rimane alta la tensione, al punto che il vicepremier Alfano adotta toni molto aspri per commentare l’incontro tra il segretario del Pd ed il Cavaliere: “Si scordino di fare la legge elettorale senza di noi: non possono farla e non la faranno – minaccia il leader del Nuovo Centrodestra – Si scordino anche di farla contro di noi”.

“Con questo assetto il Paese e’ ingovernabile, solo con il bipolarismo si puo’ governare” sottolinea il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. “Il premio di maggioranza di cui stiamo discutendo con Renzi – ha aggiunto – dovrebbe consentire di avere una larga maggioranza e, quindi, di approvare le leggi in Parlamento. Forza Italia punta a raggiungere “il 36 per cento, perché con il 15 per cento come premio di governabilità potrà arrivare al 51 per cento. Da noi – conclude – e’ il capo dello Stato che decide se una cosa si può fare o meno. E io con tre capi di stato di sinistra ho avuto cocenti delusioni

Il modello uscito dal vertice di via Sant’Andrea delle Fratte, infatti, punisce i piccoli partiti. Anzi, è proprio la base dell’accordo tra il sindaco fiorentino ed l’ex premier perché, come spiega apertamente Renzi, “elimina il potere di ricatto dei partiti più piccoli”. Ncd è su tutte le furie ma anche i bersaniani all’interno del Pd non nascondono il loro dissenso, temendo che l’intesa Renzi-Cav indebolisca i governo Letta.

“Il premier – dice il presidente del Pd Gianni Cuperlo – valuti con il capo dello Stato la possibilità di dar vita ad un nuovo governo per il 2014 che riesca a ricostruire il rapporto di fiducia e autorevolezza con il Paese. Così – prosegue – non ha senso, non si può andare avanti” c’é invece “bisogno di un governo che abbia la fiducia del principale partito: in questa legislatura qualunque governo deve essere il nostro governo”.

Per Stefano Fassina “l’accordo non è stato fatto dal Pd, che si dovrà esprimere, ma dal segretario Renzi. Ieri – ha aggiunto – mi sono un po’ vergognato, perché non dovevamo rilegittimare per la terza volta il Cavaliere dopo che c’e’ stata una sentenza di condanna”.

Scelta Civica è in allarme ma sembra voler prender tempo, spostando la discussione in ambito parlamentare in attesa che il Pd presenti le sue proposte nel ‘patto di coalizione’. Portavoce del disappunto dei montiani e’ il segretario politico Stefania Giannini: “Aspettiamo di vedere il testo – spiega – In ballo non c’e’ la difesa dei piccoli partiti ma vere riforme e la governabilità che servono all’Italia”.

Nel Pd si registrano le solite divisioni. I bersaniani contestano al neosegretario il metodo adottato per arrivare alla proposta di una nuova legge elettorale e il modello scelto: “Continuo a ritenere opportuna un’intesa prima tra le forze politiche di maggioranza se si crede alla necessita’ di questo governo – afferma il deputato Danilo Leva – Auspico che il segretario proponga un sistema elettorale a doppio turno e che non arrivi a proporre liste bloccate”. Di parere contrario il senatore renziano Andrea Marcucci: “Renzi – afferma – è riuscito in poco più di un mese a fare ciò che veniva rinviato da almeno sette anni”.

All’opposizione si fa sentire il M5S. Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio respinge la proposta di “riformare la legge insieme ad un condannato come Berlusconi”, invita Renzi a “discutere in Parlamento evitando incontri in stanze segrete che servono solo a riesumare Berlusconi” ed annuncia che i ‘cinque stelle’ presenteranno la loro proposta “dopo aver consultato la gente, a fine febbraio”. Sel non commenta, mentre la Lega Nord si dice pronta ad un confronto anche se definisce “un inciucio” l’incontro tra il leader Pd e l’ex premier.

Entusiasta, ovviamente, Forza Italia con Maria Stella Gelmini, vice capogruppo alla Camera, che tenta però una difficile ricucitura con i piccoli: “L’intesa che si profila fra Berlusconi e Renzi – afferma – non è contro qualcuno ma è per costruire un passaggio nuovo in cui la politica smette di essere un terreno di scontri e litigi per diventare luogo di costruzione del futuro”.

“Si scordino di fare la legge elettorale senza noi – dichiara Alfano – Non possono farla e non la faranno. Si scordino anche di farla contro di noi, perché non siamo un piccolo partito”. Giusto e naturale che il segretario del Pd incontri Berlusconi. Ma – spiega il presidente di Ncd Renato Schifani – “gli accordi vanno fatti a più mani, quindi anche con Ncd”, che fa parte della maggioranza. “Se poi Renzi vuole fare un governo con Berlusconi – chiosa – vada pure avanti”.

Non meno tranchant il commento del ministro delle Infrastrutture e Trasporti Maurizio Lupi: va bene il dialogo, ma “è inaccettabile che due partiti decidano di eliminare per legge gli altri”. Ad Alfano preme soprattutto ribadire la strategicità di Ncd – “togliete i nostri voti dai sondaggi e il centro destra diventa terzo polo” -, ma anche il fatto che dal suo partito vengono “proposte di buon senso: uno sbarramento vero per non sottostare al ricatto dei partitini, l’indicazione chiara del premier da parte di colazioni prima delle elezioni per sapere subito chi governa e l’esistenza delle stesse coalizioni”. L’Ncd non vuole essere ricondotto “all’ovile”, cioè nell’orbita di Forza Italia “per legge”.

E anche in casa Pd c’è più di qualche mal di pancia. “Sul merito per ora è difficile giudicare – ribadisce in un’intervista a Repubblica il presidente del Pd Gianni Cuperlo – ma “sul metodo, ritengo sia sbagliato. Da tempo – sottolinea – Berlusconi non dominava le prime pagine per il suo ruolo politico” mentre “tra ieri e oggi è tornato a farlo”. Che le riforme si facciano, chiarisce, “me lo auguro con tutto il cuore. Ma, dio non voglia, che il prezzo da pagare sia resuscitare sul piano politico chi abbiamo combattuto negli ultimi 20 anni”. Anche perché “il timido Letta aveva accompagnato il capo della destra sotto il cartello ‘Exit’; il vulcanico Renzi l’ha accolto sul tappetino ‘Welcome’. Spero sia la mossa del cavallo, e non il passo del gambero”. (ANSA)

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“C’e’ una profonda sintonia sulla legge elettorale verso un modello che favorisca la governabilità, il bipolarismo e che elimini il potere di ricatto dei partiti più piccoli. Su questo tema abbiamo condiviso l’apertura ad altre forze politiche di scrivere questo testo di legge che per quanto ci riguarda; se nelle prossime ore saranno verificati tutti i dettagli, presenteremo il tutto alla direzione del Pd affinché voti lunedì alle 16″. Lo afferma Matteo Renzi in conferenza stampa, dopo l’incontro con Silvio Berlusconi durato due ore e mezza.

C’è stata una ”sintonia profonda” con Forza Italia sulla riforma del titolo quinto e sulla ”trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie”, con la clausola che i suoi membri ”non percepiscano indennità e che non vi sia una loro elezione diretta”, ha spiegato Renzi.

Silvio Berlusconi potrebbe spiegare in un videomessaggio da diffondere ai Tg di questa sera i contenuti dell’incontro con il segretario del Pd. In alternativa potrebbe diffondere una nota scritta.

Intanto il Cavaliere spiega in una nota: “L’accordo con Renzi prevede una nuova legge elettorale che porti al consolidamento dei grandi partiti in un’ottica di semplificazione dello scenario politico”. “Insieme, abbiamo auspicato che tutte le forze politiche possano dare il loro fattivo contributo in Parlamento alla rapida approvazione della legge, che speriamo possa essere largamente condivisa”, continua Berlusconi nella nota. “Durante il nostro colloquio, pur ribadendo le critiche di Forza Italia all’azione dell’esecutivo, e auspicando di poter al più presto ridare la parola ai cittadini, ho garantito al Segretario Renzi che Forza Italia appoggerà in Parlamento le riforme”, afferma Berlusconi.

La proposta di riforma elettorale del Pd sarà annunciata lunedì pomeriggio alla Direzione del partito. Lo ha detto Renzi. Ad una domanda se la proposta potrebbe rifarsi al modello spagnolo, Renzi ha replicato invitando ad ”attendere il fine settimana di lavoro” in vista della Direzione del partito.

[ARTICLEIMAGE] Così come per l’arrivo nella sede del Pd, anche all’uscita il Cavaliere ha utilizzato un ingresso laterale per passare con la sua auto. Berlusconi è stato accolto al suo arrivo da diversi manifestanti che hanno iniziato a gridare ‘vergogna, vergogna’ e poi ‘non si tratta con i criminali’. Al passaggio della macchina dell’ex premier sono state lanciate anche delle uova e alcune di queste sono finite sulla parte posteriore della macchina in cui era Berlusconi.

Al centro del colloquio tra i due leader la possibilità di chiudere una intesa sulla legge elettorale.

Con loro, in cerca dell’accordo sulla riforma elettorale, il capo della segreteria Dem Lorenzo Guerini e l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Il Cavaliere in mattinata ha visto a palazzo Grazioli proprio Letta e Denis Verdini, mentre il leader Dem ha incontrato a Firenze i segretari di Scelta Civica Giannini e del Psi Nencini. ‘Abbiamo discusso del ruolo dl Senato, del titolo V e della legge elettorale – ha detto Giannini – Si va con un accordo di maggioranza perchè Renzi sta dialogando con il Ncd, quindi io credo che ci sia la base per potersi confrontare”. Renzi è poi arrivato a Roma in treno, viaggiando da solo e facendo a piedi il tratto dalla stazione Termini al Nazareno.

Dopo la giornata a Firenze, Renzi ha preso un treno per raggiungere Roma. Ha viaggiato da solo, si è seduto in un comparto con i quattro posti liberi, ha comprato alcuni giornali e ha letto per la gran parte del tempo. Le pause dalla lettura sono state per bere una Coca Cola e rispondere al telefono.

A chi ha provato a dissuadere Renzi dall’incontro e a temere l’intesa con il Cav replica con il motto ‘male non fare paura non avere’: bisogna “trattare con Forza Italia – ha detto a Daria Bignardi durante le Invasioni Barbariche, per non andare al governo con Forza Italia”. Ad Alfano che attacca e dice che l’accordo con Berlusconi porta alla caduta del governo e insiste sul sindaco d’Italia? “Secondo me se c’è un accordo vero tra Pd e Forza Italia anche Alfano ci sta”.

“E’ arrivato il momento di cambiare – ribadisce Renzi – e io sto mettendo la faccia su una cosa che non sono riusciti a fare quelli di prima”. Dunque si gioca il tutto per tutto e visto che l’obiettivo è un sistema in cui si fermi “il ricatto dei partitini” (“Non faccia il bullo”, è la replica che gli arriva da Sc) e chi vince debba rispondere solo ai cittadini, “ecco perchè è importante che Forza Italia decida”. (ANSA)

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di Paolo Festuccia

Incontro fissato: oggi alle 16 nella sede del Pd. L’annuncio arriva da Renzi alle «Invasioni barbariche». Al Nazareno c’è già il tavolo per quattro: Renzi e Guerrini da una parte, Silvio e Gianni Letta dall’altra. Al centro la riforma elettorale, il resto si vedrà. «Perché siamo la bivio – intona Renzi – o la classe politica romana organizza un grande suicidio di massa oppure le riforme le facciamo davvero».

Picchia su tutto Renzi, su alleati e non, lancia il suo #enricostaisereno, e ribadisce che «le regole si fanno insieme, stringenti, chiare per evitare poi di fare i governi insieme». Come dire: chi vince governa, chi perde sta all’apposizione. Un’indicazione precisa, che almeno per ora, non esclude Alfano, «se si trova un accordo – dice ottimista Renzi – è probabile che converga. Ci sono quattro modelli di legge elettorale su cui si può trovare l’accordo con tutti, purché si garantisca la governabilità», ma che mette in un angolo i minori dell’aula: «basta il potere di ricatto ai partitini». Da Monti a Casini tutti avvertiti. Del resto, che Renzi premesse sull’acceleratore era chiaro dal mattino. Poche righe di un twitter mattutino per far capire le reali intenzioni, «molti frenano ma io non mollo».

Un segnale ad alleati e non, piccoli e grandi della stessa maggioranza, che con una nota congiunta avevano chiesto al segretario Pd che il confronto sulla legge elettorale si consumasse (almeno in tutti i tentativi) in un accordo all’interno della stessa maggioranza.

Un’occasione di dialogo, finalizzato anche ad un supplemento di sostegno per la durata del governo, che Cuperlo stesso non ha mancato di far giungere al sindaco di Firenze: «Si parta da un’intesa nella maggioranza». Un’intesa («raggiungibile») capace di evitare – come si è fatto osservare a Renzi giovedì sera dopo la direzione del Pd sia da Letta che da Franceschini – non solo che l’Italia finisca al voto sulle ceneri del sistema elettorale «licenziato» dai rilievi della Corte Costituzionale, ma di rimettere al centro della scena politica Silvio Berlusconi. «Quel Condannato» per tanti della sinistra del Pd, e che, stando alle note, del bersaniano D’Attorre decreterebbe la fine del governo: «Se si chiude il patto tra Renzi e Berlusconi la maggioranza finisce…».

Chiarissimo, anche se non scontato quando si fronteggiano schieramenti e si rincorrono veti incrociati. Per questo si riannodano strategie. Gianni Cuperlo in testa: da un lato per allungare la vita al governo, dall’altro per tenere unito al momento il partito e portare a casa «il doppio turno che è la proposta del Pd», ma che a suo dire è anche «il sistema migliore nella situazione attuale». No al sistema spagnolo, che per molti del Pd somiglia a un «pasticcio italiano in salsa spagnola» (riprendendo il titolo del saggio di Sergio Soave), e no all’asse privilegiato sulle riforme con Silvio Berlusconi, perché il «rischio – paventa Nico Stumpo – è mettere nelle mani del Cavaliere la golden share della riforma elettorale. Questo è inaccettabile».

Oggi il primo round, lunedì la direzione democrat. Renzi, per ora assicura su twitter, che il Pd «non balla». Possibile, anche se traballa il governo. Al punto che sciorina Fassina, «le elezioni avrebbero un costo elevato sia in termini economici che di credibilità della politica».

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da La Stampa – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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