NEW YORK (WSI) – Dopo l’allarme lanciato da Moody’s ieri e il tracollo del 20% del peso argentino, Buenos Aires è stata chiamata a intervenire.
Il governo della presidenta Cristina Fernandez ha deciso di imporre un limite di $2.000 negli acquisti di dollari Usa. Languono le riserve in moneta estera di cui lo Stato ha bisogno per ripianare i debiti contratti con i creditori dopo il default di oltre dieci anni fa.
Rispetto al 1998 gli emergenti detengono oltre $7 mila miliardi in più di riserve in valuta forte per ripararsi da eventuali scossoni di volatilità sui mercati. Ma visti i debiti da ripagare l’Argentina è la meno serena.
Da quando la banca centrale turca ha convocato una riunione d’emergenza per sostenere la lira turca, un certo ottimismo è tornato tra gli operatori di Borsa che investono nei mercati e valute emergenti.
“Non penso che l’economia mondiale sarà danneggiata in modo pesante dalle ultime turbolenze che hanno colpito le economie in via di Sviluppo, ma i mercati si stanno innervosendo”, questo è sicuro, spiega a Reuters Ayako Sera, senior market economist di Sumitomo Mitsui Trust Bank.
Dopo un divieto di due anni, l’esecutivo di Buenos Aires ha fatto un passo indietro con l’obiettivo di placare le tensioni sui mercati e ridurre le operazioni nel mercato in nero.
Ora i cittadini argentini potranno comprare fino a 2 mila dollari al mese se il loro stipendio mensile è superiore ai 900 dollari (7.200 pesos). Ma potranno cambiare in dollari al massimo solo il 20% dei loro salari.
Allo stesso tempo grandi aziende e investitori non saranno in grado di fare simili acquisti. La settimana scorsa, dopo che il peso ha perso l’11% – il ribasso più pesante degli ultimi 12 anni – l’Argentina ha annunciato che avrebbe allentanto le restrizioni su operazioni di questo tipo e sui controlli di capitale.
Brian Coulton, global emerging markets strategist di Legal and General Investment management, ha sottolineato che l’intervento del Governo per svalutare il peso, al tasso di cambio di otto pesos per ogni dollaro, piuttosto che sette. I tassi sono stati alzati al 6%.
Mario Seminerio, analista macroeconomico e portfolio advisor animatore del blog Phastidio ha cercato di spiegare perché i guai dell’Argentina erano preventivabili. Anche WSI ne parla da mesi.
“In questa crisi globale molti hanno creduto di trovare nell’azione di espansione monetaria non convenzionale delle banche centrali la nuova pietra filosofale ed hanno invocato questa magica ‘stampa’ come soluzione dei mali del mondo”, scrive Seminerio.
Ma le cose sono più complesse. “Oggi, con la Rete, ogni trovata da bar assurge a sacra scrittura e verità rivelata, quindi c’è solo da attendere che la realtà prenda a ceffoni questi sempliciotti che inseguono l’utopia della Felicità”.
Il riferimento ben poco velato è a chi in passato ha preso l’Argentina come esempio da imitare come strada maestra da percorrere per uscire dalla crisi dei debiti.