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Legge elettorale: soglia premio maggioranza al 38%, salta tutto

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ROMA (WSI) – L’ottimismo viene talvolta sbandierato dai politici solo per darsi coraggio. Quello ostentato da Renzi, però, non sembra campato in aria. Davvero, nelle ultime ore, la legge elettorale ha fatto passettini avanti. Un paio di inciampi sono stati tolti di mezzo nel corso delle fitte trame pomeridiane e serali.

Chi chiedeva al segretario di spremere qualcosa in più dall’accordo stipulato dieci giorni addietro con Berlusconi, deve prendere atto che il Renzi si è mosso e ha portato a casa alcuni risultati. Non tutti quelli che la minoranza del partito gli aveva annotato sul foglietto della spesa: sulle preferenze, ad esempio, permane il «vade retro» del Cavaliere, il quale è ossessionato dall’idea di scegliersi a uno a uno i propri rappresentanti parlamentari, come se ciò lo mettesse al riparo da «tradimenti» e scissioni… I collegi plurinominali dell’«Italicum» sono il punto massimo dove Forza Italia è in grado di spingersi; e le malelingue da quella parte sostengono che, nel suo colloquio con Verdini, Renzi stesso non abbia insistito più di tanto per tornare alle preferenze, in quanto lui pure ha un problema di classe dirigente da rimodellare, perché quella attuale scelta da Bersani non gli somiglia affatto.

Allo stesso modo, il sindaco-segretario non è riuscito a tirar giù la soglia di accesso per il «partitini», dal 5 al 4 per cento. Ma pure qui aleggia il dubbio che Renzi non sia poi così in ansia per i destini di La Russa o di Alfano, o dello stesso Vendola. Se verranno «asfaltati», pazienza. Viceversa l’uomo s’è battuto come un leone su quanto più gli conviene. Per esempio, è riuscito a ottenere da Verdini l’innalzamento della soglia oltre la quale scatterebbe il premio di maggioranza. Dal 35 salirà al 37-38 per cento. Ciò significa, in concreto, che sarà un po’ più difficile vincere al primo turno, e alle prossime elezioni quasi certamente assisteremo al ballottaggio tra i due schieramenti più votati con in palio il bottino pieno. Qui sta il vantaggio per Renzi. Berlusconi, che l’ha capito al volo, ieri sera quasi smoccolava: «Nella scelta tra il sottoscritto e Matteo, gli elettori grillini sceglieranno certamente lui. E io ci resterò gabbato…».

Ancora più crudo Minzolini, forzista di punta: «Il nostro masochismo», ha twittato, «è proverbiale». Di qui il fiume di precisazioni da Arcore, «mai autorizzato il 38%». Però Berlusconi sa benissimo che non si può fare diversamente per le riserve quirinalizie e soprattutto della Corte costituzionale. La quale ha fatto sapere per vie brevi che troverebbe eccessivo un premio da 18 punti, tale da sospingere al 53 per cento chi si è fermato al 35. Il «bonus» più alto in Europa ce l’ha la Grecia, dove il premio non supera il 15. «Regoliamoci come loro», pare sia stato l’input del Colle dove hanno sede tanto Napolitano quanto la Consulta. Berlusconi punta i piedi ma se vuole l’accordo, il Cavaliere dovrà abbozzare.

Ancora: Renzi ha virtualmente ottenuto che sia il governo, non il Parlamento, a perimetrare i collegi. E ha offerto come ramoscello di ulivo ad Alfano la chance di introdurre le candidature multiple (non previste del testo-base della riforma), che gli permetterebbero di presentarsi in tre collegi anziché uno soltanto, dopodiché se un leader non venisse eletto dovrebbe prendersela con se stesso e nessun altro. Permangono le riserve del ministro Quagliariello, ma il vice-premier pare restio a mettersi di traverso. Ed è vero che l’incontro notturno coi deputati Pd è stato per Renzi un match pugilistico; però Cuperlo, che nella minoranza conserva voce in capitolo, si è raccomandato coi suoi di non infilare troppi bastoni tra le ruote, e soprattutto di non azzardarsi a reclamare il voto segreto sulla riforma: scatterebbe immediatamente l’accusa di complottare nell’ombra.

Insomma: il mare del dissenso si va prosciugando sebbene la riforma, per dirla con il renziano Nardella, «debba ancora superare la prova dell’Aula», e un letterario Brunetta evochi nientemeno che i flutti «increspati e procellosi» dove il Pequod dava la caccia a Moby-Dick…

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