ROMA (WSI) – Più di un lavoratore su cinque in Svizzera è straniero, ma molto presto le cose potrebbero cambiare, secondo Bloomberg.
Infatti dopo 12 anni dall’apertura delle frontiere, la Svizzera il 9 febbraio deciderà con un referendum, se sospendere oppure no il trattato Schengen.
Sicuramente, se dovesse avvenire, per l’economia svizzera ci potrebbe essere un forte contraccolpo, in quanto molte delle aziende, anche tra le più importanti, hanno una forte manodopera straniera, basta sentire le dichiarazioni di Michael Tschopp, a capo delle risorse umane alla University Hospital di Zurigo: “Se ci sono dei candidati svizzeri qualificati, certamente li prendiamo in considerazione. Il problema è che spesso non ce ne sono”.
Stesso parere per l’industria del settore sanitario, dove un terzo dei lavoratori sono stranieri: “Abbiamo bisogno di persone che vengono dall’estero, non ci sono dubbi a riguardo”.
Negli ultimi anni la Svizzera, una piccola nazione da 8 milioni di abitanti, ha visto il più alto numero di immigrati varcare i propri confini e gli italiani sono la più alta percentuale.
Chi viene principalmente preso di mira in vista del referendum, soprattutto dai due partiti di centrodestra Udc e Lega dei Ticinesi, sono i padroncini, raffigurati come grossi ratti famelici in salopette, incuranti di mettere sul lastrico imbianchini, elettricisti e idraulici scudocrociati. Vengono rappresentati sui muri delle principali città svizzere come pantegane, con la scritta “Bala i ratt”.
Marco Chiesa, delegato dell’Udc al Gran Consiglio, ha dichiarato: “L’immagine che abbiamo scelto di usare può essere forte, ma mette in evidenza un problema serio. Sono gli artigiani che entrano in Svizzera, fanno il loro lavoro e tornano a casa. Proprio come fa il topolino che entra in casa, gratta un po’ di formaggio e se ne va. Il frontalierato andava bene quando aveva un effetto complementare, ora l’effetto è sostitutivo e quindi servono contromisure”.