ROMA (WSI) – L’Italia “ha fatto negli ultimi due anni notevoli riforme” per rendere più aperta la propria economia, come “l’aumento dei poteri dell’autorità Antitrust o la liberalizzazione degli orari dei negozi”, ma “servono ulteriori sforzi per garantirne l’effettiva applicazione”. Lo scrive l’Ocse in una scheda dedicata al nostro Paese, presentando il Rapporto ‘Going for Growth’ in cui esamina le sfide principali per la crescita che devono affrontare le principali economie.
L’Italia deve spostare la sua politica del lavoro “tutelando maggiormente il reddito dei lavoratori e meno il posto di lavoro in sè” e migliorando “la rete di supporto sociale”. L’organizzazione parigina chiede anche di “abbassare il cuneo fiscale e il costo minimo del lavoro”.
Il rallentamento della crescita, secondo l’Ocse, potrebbe essere diventato strutturale.
Nel suo rapporto, l’Ocse chiede anche di riformare la contrattazione collettiva affinché la negoziazione salariale sia più “reattiva” rispetto alle condizioni del mercato del lavoro.
L’organizzazione ricorda la priorità di ribilanciare la protezione dai posti di lavoro ai lavoratori alleggerendo la protezione dei lavoratori per alcuni tipi di contratto e aumentando la rete di protezione sociale.
L’Ocse riconosce all’Italia alcune riforme del mercato del lavoro, in particolare il ricorso obbligatorio alla conciliazione e l’introduzione graduale di una assistenza universale alla disoccupazione come previste dalla riforma Fornero e con l’introduzione dell’Aspi.
Ma l’organizzazione parigina ritiene, in particolare, che “una parte difficile della riforma sarà combinare con efficienza tutti gli elementi di supporto e attivazione”: in particolare il training e le agenzie di collocamento, previste a livello regionale, con la fornitura dei sussidi che avvengono invece a livello nazionale.
Per ridurre i loro ritardi nella formazione, inoltre, Italia e Portogallo dovrebbero secondo l’Ocse riformare l’educazione professionale.
“La diffusa decelerazione nella produttività dall’inizio della crisi potrebbe presagire l’inizio di una nuova era di bassa crescita” – ritiene il capo economista dell’Ocse, Pier Carlo Padoan, secondo cui il calo dei tassi di crescita globale potrebbe essere diventato strutturale.
Il tasso di disoccupazione in Italia – osserva – è ormai “a doppia cifra”, e per ora non ci sono segni di “inversione” imminente della tendenza all’aumento.