ROMA (WSI) – Cipro è un piccolo Paese ma proprio dagli Stati marginali dell’Eurozona è venuta la bufera che negli anni scorsi ha messo a rischio l’euro. Ora si è accesa una nuova spia di allarme: il piano di salvataggio finanziario dell’isola (finita a un passo dal crac) è in pericolo dopo che il Parlamento di Nicosia ha respinto ieri sera un progetto di legge sulla privatizzazione delle aziende a partecipazione statale. Questa bocciatura del disegno di legge mette a rischio il versamento della prossima «tranche» da 236 milioni di euro stanziati da Bruxelles, soldi di cui il governo cipriota ha urgente bisogno per pagare, fra l’altro, gli stipendi e le pensioni dei dipendenti statali.
La decisione dell’Eurogruppo sul versamento della tranche era attesa per il 5 marzo ma ora è in dubbio anche perché il governo di Nicosia si è dimesso. La vicenda delle dimissioni è legata anche alla politica verso la Turchia, cioè ha a che fare con dissidi interni ciprioti sulla maniera di trattare il problema della riunificazione (il Nord dell’isola è occupato dal 1974 dalle truppe turche). L’intreccio fra i problemi economici e politici rischia di creare un cortocircuito a spese della stabilità finanziaria dell’Eurozona, ripristinata con tanta fatica.
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