MILANO (WSI) – L’evento geopolitico più sismico dai tempi dell’11 settembre provoca il caos sui mercati internazionali. In Europa ondata di sell, borsa Milano accelera al ribasso nel finale, dopo essere scivolato sotto quota 20.000, indice Ftse Mib abbandona anche la soglia di 19.900 e poi di 19.800 punti. Nel finale perdita -3,34% a 19.760 punti.
Dopo che l’azionario italiano ha chiuso febbraio in rialzo +5,3% circa nonostante la volatilità, dal punto di vista tecnico i graficisti avevano già ventilato l’ipotesi di movimenti violenti, cosa che si è verificata.
Ondata di sell off sui bancari: Mps -3,05%, Bper -4,14%, BPM -3,22%, Intesa -3,56%, peggio Unicredit -6%, Ubi Banca -4,85%; vendite anche su Buzzi Unicem -6,82%, Exor -3,70%, Finmeccanica -2,60%, UnipolSai -5,81%, Yoox -3,49%.
Dopo che il parlamento russo ha autorizzato Putin all’intervento armato si è riaccesa ovunque l’avversione al rischio che spinge gli investitori verso gli asset sicuri, come evidenziato dal rialzo dell’oro e dall’apprezzamento dello yen nei confronti del dollaro e di quest’ultimo rispetto all’euro, oltre che dalla salita del Bund e dei Treasuries, con rendimenti che sono scesi a valori minimi.
I mercati sono molto preoccupati per un’escalationi in Ucraina, evidenziano gli analisti di CMC Markets. Se da una parte molti considerano improbabile che l’Occidente possa essere coinvolto nel conflitto, se non per vie diplomatiche, dall’altra, in circostanze come quella attuale è naturale aprire posizioni di copertura e di abbassamento del rischio nei portafogli.
È il quarto giorno di cali per Tokyo. È aperta la caccia alle valute rifugio con rublo e hryvnia tartassate dalle vendite.
Il Nikkei ha chiuso con una perdita dell’1,27% a quota 14.652,23, sui livelli più bassi da dieci giorni. Crollo della Borsa di Mosca, in ribasso di circa il 10%, con il rublo ai minimi storici.
La Banca centrale russa ha annunciato a sorpresa un aumento del tasso di sconto di un punto e mezzo percentuale, al 7%. Ma la valuta nazionale continua a scendere e ora ci vogliono oltre 50 rubli per avere un euro.
Le blue chip sono scivolate sulla crescente minaccia di un confronto militare; l’indice MICEX è sceso del 9%. I prezzi della maggior parte delle azioni di riferimento sul Moscow Stock Exchange sono crollate fino al -12%.
La crisi in Ucraina si ripercuote dunque sui mercati azionari globali. Generale ribasso per tutte le piazze asiatiche.
Grava sui corsi dei titoli asiatici ed europei anche il modesto deterioramento delle condizioni dell’industria manifatturiera cinese. Produzione e nuovi ordini sono calati per la prima volta dal 2013. Anche se è stata rivista in rialzo dalla lettura preliminare di 48,3, l’attività generale è scesa a 48,5 punti in febbraio, dai 49,5 del mese precedente.
Stamattina, inoltre, dopo alcuni lanci simili la settimana scorsa, la Corea del Nord ha lanciato due missili a corto raggio nel mare a oriente della penisola.
A Mosca -11,64% dei titoli Gazprom, a 123 rubli. Il prezzo corrisponde al minimo toccato nel mese di luglio 2013. Le azioni del colosso energetico subiscono il peggioramento della situazione in Ucraina, in quanto la società ha attività nel paese e fornisce gas alla Repubblica.
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Sugli altri mercati, in ambito di debito fisso lo Spread tra i Btp e il Bund viaggia +2,67% a 189,12 punti dai 185 della chiusura di venerdì e dopo un avvio di scambi stabile. Il rendimento -0,39% al 3,46%.
Attenzione è rivolta in Europa anche ai nuovi dati sul PMI. L’indice dell’Eurozona si è attestato a 53,2 dai 53 attesi dagli analisti interpellati da Bloomberg. In gennaio il livello era stato di 54 punti, secondo l’elaborazione della società di ricerche Markit Economics.
Quello del mese appena conclusosi è un valore inferiore al picco da 32 mesi di inizio anno, ma che resta al di sopra dei 50 punti, soglia limite tra crescita e contrazione dell’attività.
Sul valutario l’euro -0,20% a $1,3775; dollaro/yen -0,40% a JPY 101,37; euro/franco svizzero -0,10% a $1,2129. Euro/yen -0,59% a JPY 139,67.
Le ripercussioni delle notizie che giungono dalla Crimea, regione russofona dell’Ucraina di cui Mosca ha preso il controllo, mettono in subbuglio anche le materie prime e in particolare i futures sul petrolio, +2,50% a $105,15 al barile, oro +2,38% a $1.353,10 l’oncia.