ROMA (WSI) – La Flotta del Mar Nero russa ha lanciato un ultimatum nei confronti delle forze ucraine in Crimea: se i militari fedeli a Kiev non si arrenderanno entro le 5 di domattina (ore 4 in Italia) dovranno attendersi attacchi nei loro confronti. Lo scrivono il Kiev Post e il sito internet della Bbc, citando l’agenzia di stampa Interfax-Ukraine.
“Se non si arrenderanno entro le 5 di domani mattina, ci saranno reali attacchi a unità e sezioni delle forze militari ucraine in tutta la Crimea”, ha detto il comandante della flotta del Mar Nero Aleksandr Vitko, secondo quanto scrive il sito internet del Kyiv Post. In precedenza è stato diretto alla Marina ucraina, secondo il Kyiv Post, un altro ultimatum che alle truppe di kiev in Crimea dà fino alle 7 del pomeriggio (ore 18 in Italia) di oggi. La Bbc spiega che, al momento, l’ultimatum non è confermato da altre fonti. (TMNEWS)
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ROMA (WSI) – La crisi tra Russia e Ucraina è precipitata. Nella notte si sono sentite esplosioni a Simferopoli, il capoluogo della Crimea.
Putin ha fatto sapere di avere il diritto di invadere la regione vicina per difendere i propri concittadini e i propri interessi. Kiev nel frattempo ha chiamato i riservisti e chiuso lo spazio aereo, interrompendo i trasferimenti. Il presidente ad interim ucraino ha dichiarato in inglese che non si tratta di una minaccia, ma una dichiarazione di guerra da parte di Mosca.
La Borsa russa ha perso il 6%, con il rublo scivolato ai minimo storici.
Le azioni interventiste della Russia nella regione ucraina di matrice russofona generano indignazione, tanto che l’Europa ha incominciato a richiamare i suoi ambasciatori.
Quasi tutta la penisola è una sorta di base militare russa. I leader occidentali si incontrano intanto sulla crisi, con Usa e Europa uniti. Sono stati sospesi i preparativi per il G8.
Secondo gli analisti, tuttavia, le notizie provenienti dall’Est europeo non dovrebbero avere un grandissimo impatto sui mercati, almeno finché non entreranno in guerra le forze occidentali.
Condanna del G7 per la “chiara violazione” della sovranità dell’Ucraina da parte di Mosca. Anche l’Italia con i leader di Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, così come la Commissione europea hanno detto che “le azioni in Ucraina” di Mosca violano i principi del G8 e per questo hanno annunciato la sospensione di tutti i lavori preparatori del vertice di Sochi previsto a giugno. Oggi i ministri degli Esteri europei si ritrovano a Bruxelles per una nuova riunione d’emergenza sull’Ucraina. Il segretario di Stato americano John Kerry, atteso domani a Kiev, ha detto che Mosca rischia la sua sedia al tavolo delle grandi potenze.
Ieri in tarda serata si evidenziavano tutte le divergenze tra Mosca e l’Ovest in una telefonata tra il presidente russo Vladimir Putin e il cancelliere tedesco Angela Merkel. Merkel ha espresso “preoccupazione” per quanto accaduto in Ucraina e soprattutto in Crimea, con l’intervento russo. Putin ha invece sostenuto che “le misure adottate dalla Russia erano pienamente adeguate alla situazione straordinaria”.
E motivate dalle “azioni violente delle forze ultranazionaliste, che mettono in pericolo la vita e gli interessi legittimi dei cittadini russi e l’intera popolazione di lingua russa”. Putin e Merkel hanno convenuto di proseguire le consultazioni sia sul piano bilaterale, sia in formati multilaterali, ha detto il Cremlino.
Ma il nuovo governo dell’Ucraina ieri ha annunciato tutta la sua preoccupazione, dichiarandosi in bilico sul burrone della catastrofe. Kiev ha accusato Mosca di aver dichiarato guerra e ha richiamato i riservisti dopo le minacce russe sulla Crimea.
Intanto il comandante in capo della marina ucraina, ammiraglio Denis Berezovskij, ha annunciato la sua fedeltà alle autorità filo-russe della Crimea.
La Nato ha invitato Mosca e Kiev a cercare una “soluzionee pacifica” alla crisi attraverso il dialogo e la presenza di “osservatori internazionali”. Poco prima una telefonata tra Putin e Barack Obama. Il governo di Londra, assieme a Parigi fautore di una linea dura, ha fatto sapere di voler boicottare i giochi paralimpici di Sochi in segno di protesta.