ROMA (WSI) – Due giornate vissute pericolosamente per Montepaschi. A Piazza Affari e anche a Palazzo Sansedoni, sede della Fondazione Mps, primo azionista alla prese con una complessa trattativa per vendere la sua partecipazione e rimborsare 340 milioni di debito.
Che ieri ha approfittato dei rialzi per vendere una piccola quota mentre continua a trattare con vari soggetti, come gli arabi di Qadic, per sistemare la sua quota.
Andiamo con ordine. Ieri una nuova seduta borsistica convulsa si è chiusa con scambi pari al 15% del capitale. Con il titolo che, partito forte in mattinata, ha ritracciato nel pomeriggio, passando da un massimo rialzo dell’11,7% e un picco minimo del 4,5%, per chiudere in calo dell’1,77% a 0,21 euro.
Ancora boom di volumi, con 1,8 miliardi di titoli scambiati dopo l’1,5 miliardi di mercoledì, per un totale di oltre il 27% del capitale passato in Borsa in due sedute.
La ricostruzione delle due giornate è complessa anche per gli addetti ai lavori. Di certo c’è che la Fondazione, che ha smentito di aver venduto azioni mercoledì, si è alleggerita ieri di un piccolo pacchetto di titoli pari a circa l’1% del capitale.
Il fondo Och Ziff, hedge fund americano indicato da fonti di stampa come l’acquirente di una quota dell’8%, ha smentito di aver operato. Ma sarebbe in realtà il compratore, nei mesi scorsi, di una parte consistente – 75 milioni di euro – del Fresh ancora nel portafoglio della Fondazione.
Nelle sale operative e tra gli addetti ai lavori è proseguito così il giallo su acquirenti e venditori, con le ipotesi più disparate che si sono rincorse per tutta la giornata.
A causare i forti volumi di mercoledì sarebbero stati invece altri fondi hedge sempre americani, come Citadel e York – due colossi del settore – che si sono «ricoperti», chiudendo le posizioni corte prese nei giorni scorsi sul titolo Mps.
Alla chiusura degli short, secondo i calcoli delle sale operative sarebbero da attribuire volumi pari al 5-6% del capitale totale, con operazioni effettuate tra mercoledì pomeriggio, quando il titolo è decollato, e ieri mattina.
Nel pomeriggio sono poi comparsi forti volumi in vendita che hanno «spento» i prezzi. Tra questi, il pacchetto di titoli della Fondazione. Mentre Axa ha chiarito di essere «soddisfatta» della partecipazione e di essere intenzionata a mantenerla inalterata e Jp Morgan, titolare di un 2,5% del capitale – molto attiva in questi giorni in conto terzi -, detiene le azioni al servizio del Fresh e fa sapere che i titoli non sono «tradabili» né disponibili.
Intanto i negoziati per cercare un acquirente per quota della Fondazione proseguono. Anche se ancora, si ammette, una chiusura non pare imminente.
Tra i tavoli aperti c’è anche, ma non solo, quello con Qadic (Qatar Abu Dhabi Investment Company), fondo d’investimento partecipato dal fondo sovrano di Abu Dhabi, Ipic e dal governo del Qatar.
Quanto questi negoziati potranno arrivare ad un risultato concreto, e quando, è però difficile da dire. Il rialzo delle ultime due sedute, se da un lato ha portato le quotazioni al livello del prezzo di carico nel bilancio della Fondazione, dall’altro allontana i potenziali acquirenti.
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