MILANO (WSI) – Sul finire della scorsa settimana abbiamo formulato un potenziale scenario rialzista sulla coppia EURUSD, che ci ha portato ad una coerente decisione operativa.
Il movimento al ribasso del mercoledì e della mattina di giovedì (in figura) rappresentava un ritracciamento della tendenza ben visibile sugli orizzonti temporali più elevati. Giunti nei pressi di un’importante area supportiva (1.3643 era anche il 61.8% di ritracciamento dell’ultimo swing rialzista), il prezzo ha assunto il comportamento evidenziato nella figura 1 (sotto).
La tenuta dei supporti, il cambio di momentum e la risalita al di sopra dell’ultimo punto di rotazione (massimo relativo, ellisse gialla) ci hanno portato a ritenere che il mercato potesse aver deciso di porre fine alla fase di ritracciamento, riprendendo la tendenza primaria.
Posizionato lo stop loss a protezione del nostro capitale finanziario e psicologico, siamo entrati a mercato al rialzo, basandoci sui principi di sempre: un metodo di lavoro dalle probabilità di successo sufficientemente affidabili, e l’elevato rapporto tra potenziale rendimento ottenibile e capitale esposto a rischio.
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Su questo secondo aspetto, in particolare, desidero esprimere una riflessione.
Il primo “obiettivo” dello scenario di azione rialzista del prezzo era rappresentato da area 1.3700. Raggiunto tale target, tuttavia, abbiamo lasciato parte dell’operazione in essere, limitandoci ad aggiornare lo stop loss in modo da neutralizzare il rischio collegato all’investimento finanziario in corso (come si vede in figura).
La chiusura definitiva è avvenuta soltanto al livello di prezzo di 1.3810, ottenuto il risultato che ci rendeva pienamente soddisfatti.
Eppure, una volta raggiunto il primo obiettivo il prezzo avrebbe potuto invertire al ribasso, venire a prenderci l’ordine di stop, ed in tal caso ne saremmo usciti con un lieve profitto oppure a pareggio, facendo sorgere il dubbio: “ad averla chiusa prima, avremmo portato a casa qualcosa”. Niente di più sbagliato.
Arriviamo quindi a parlare del “trade giusto”. L’operazione che ci permette, attraverso il risultato finanziario conseguito, di apportare un beneficio al nostro conto tale da neutralizzare gli eventuali effetti negativi derivanti da precedenti o future perdite.
Pensate di dividere le operazioni di trading in due gruppi. Un macrogruppo, contenente la stragrande maggioranza delle operazioni, che si concludono con uno stop loss (il mercato nega il nostro scenario previsivo), con un target parziale (il mercato avalla solo parzialmente la nostra idea), o con un’uscita in pari. I risultati (lievi perdite e leggeri guadagni), tendono ad annullarsi a vicenda.
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Questa serie di operazioni viene di tanto in tanto interrotta dal “trade buono”, ossia quelle poche operazioni in cui il mercato si muove con forza dalla nostra parte, dando vita ad una nuova tendenza e ad una serie di impulsi decisi. Trattasi di una percentuale limitata di operazioni, ma che alla fine della settimana, alla fine del mese, alla fine dell’anno, fanno la differenza. Quattro punti percentuali, in questo specifico caso, ci permettono di chiudere un mese estremamente positivo.
Emerge quindi in tutta la sua importanza un principio vitale per un trader professionista: limitare le perdite, e soprattutto lasciar correre i guadagni. Non tagliarli, non chiudere anticipatamente per “paura”, ma lasciar libero il mercato di muoversi e godere del trade perfetto, quando questo si verifica. Un principio semplice, ma riuscirvi non è semplice. Ed è ancor più importante che avere un metodo di lavoro ad alta probabilità di successo previsivo.
Il mestiere del trader, in conclusione, non richiede altro: una serie di confluenze tecniche (la cui selezione deriva dalle nostre esperienze e studi) a comporre un affidabile piano di lavoro, da rispettare con disciplina attraverso ripetuti tentativi alla ricerca del trade giusto.
Metodo, pazienza, qualità (da preferirsi alla quantità): virtù mai troppo esaltate sui libri di testo.
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