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La Cina si spezza: l’impatto su yuan e su “mini yen”

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ROMA (WSI) – La vera determinante dei prezzi degli strumenti finanziari durante la settimana appena trascorsa è stata senz’altro rappresentata dalle decisioni del Federal Open Market Committee e alle successive dichiarazioni del neo-governatore della Federal Reserve Janet Yellen, alla sua prima Press Conference di fronte ai giornalisti ed al mondo intero.

Questa prima settimana post-Fed sarà da subito importante per capire dunque le vere reazioni del mercato e gli elementi che si andranno a scontare nei prezzi, tenendo conto delle decisioni intraprese in seno al maggiore istituto centrale al mondo in relazione alle diverse release e dichiarazioni che si articoleranno in questa settimana ed altri elementi di non poco conto che potranno condizionare i prezzi.

Cosa è avvenuto

E’ bene riepilogare quanto accaduto per così dire “a mente fredda” in modo da chiarire l’antefatto e da poter articolare così ragionamenti auspicabilmente nella giusta direzione ed in grado di permettere indicazioni operative corrette. In estrema sintesi, la Fed ha proceduto ad un ulteriore taglio di 10 miliardi mensili agli acquisti di titoli (ora l’ammontare è di 55miliardi), ma soprattutto ha comunicato una “qualitative guidance” che di fatto ha eliminato il thresold del 6,5% di disoccupazione come parametro decisivo per implementare misure sui tassi di interesse, in quanto non rappresentativo del vero stato di salute del mercato del lavoro degli Stati Uniti; sebbene, salvo l’ultima release, negli ultimi 6 mesi si siano infatti avuti progressivi abbassamenti del livello di disoccupazione, è bene ricordare come di pari passo sia calato il tasso di partecipazione ai minimi da 35 anni e come non siano stati i settori core traino dell’economia a creare quei nuovi posti di lavoro.

Sul fronte disoccupazione verrà perciò preso in considerazione un ventaglio più ampio di dati. Se il focus sulla disoccupazione è dunque diminuito, è aumentato invece quello sull’inflazione in quanto ritenuta ancora troppo fiacca e per la quale è stato riaffermata la necessità di raggiungere il target del 2% prima di agire sui tassi. Dunque la “qualitative guidance” ha portato di fatto ad una riformulazione dei criteri d’azione della Federal Reserve che si sostanzia in due punti: il primo si articola in una inferiore rigidità rispetto a parametri fissi (6,5% disoccupazione e 2,5% inflazione) che la stessa Fed aveva comunicato nel 2012 e quindi l’adozione di criteri qualitativi più che quantitativi, mentre il secondo riguarda una sorta di riequilibrio dei pesi delle due variabili macro che dunque condizioneranno le future decisioni dell’istituto centrale, laddove prima era il thresold sulla disoccupazione ad avere un impatto maggiore.

Ciò che il mercato è però andato a scontare è stato un possibile rialzo dei tassi di interesse, quasi fosse imminente, laddove tra le righe la Yellen ha paventato un orizzonte di 6 mesi successivamente alla fine del QE e alcuni membri del Board si siano espressi favorevolmente per l’inizio del 2015. La reazione dei prezzi, che hanno premiato in assoluto il dollaro americano e penalizzato le Borse, è stata dunque proporzionalmente eccessiva e questo è stato provato dal successivo rialzo dei listini azionari avvenuto tra giovedì e venerdì, che pare abbiano percepito i 6 mesi come collocati prima della fine del Quantitative Easing invece che dopo.

Quali gli scenari

In ottica a quanto detto in fase introduttiva, questa settimana diversi saranno gli spunti provenienti proprio da Washington e che potranno mitigare o accentuare i contenuti fuoriusciti mercoledì scorso; diversi membri del FOMC terranno infatti discorsi ufficiali, vedi Stein, Lockhart, Plosser, Bullard, Pianalto ed Evans. Non è escluso che qualcuno di essi vada a mostrare toni più hawkish e vada quindi a toccare il tema tassi di interesse inducendo così nuova volatilità sul mercato. Questo dunque il primo elemento da tenere in considerazione per lo sviluppo dei prezzi. Il secondo, ed è tutt’altro che di poco conto, è rappresentato dalla persistente tensione tra Russia e Ucraina in terra di Crimea e non solo. L’inasprirsi dei rapporti tra i blocchi diplomatici che ha indotto minacce con ritorsioni e sanzioni reciproche potrebbe, laddove poi dovessero articolarsi azioni militari, condurre a nuove ondate di risk off come quelle apprezzate non più tardi di due settimane fa nella quale avevamo assistito ad ampie vendite di listini azionari, ed acquisti di dollari e yen sul fronte valutario. Il terzo elemento è dato dalla pubblicazione di dati macroenomici in seno all’Eurozona (anche qui diversi saranno gli speech di Draghi, Constancio, Weidmann, ecc…), al Giappone e soprattutto alla Gran Bretagna. La volatilità complessiva dovrebbe dunque risultare alta in un contesto generale che strutturalmente non è andato modificandosi: non va dimenticato che non vi è nessun rialzo dei Fed Funds rate in vista, né tantomeno da qui a pochi mesi, così come va precisato che la liquidità in dollari americani presente nel sistema è ancora elevatissima e questo strutturalmente impedisce veri apprezzamenti del greenback e deprezzamenti delle Borse. Avremo modo di continuare a sviluppare tutte queste tematiche nel corso della settimana.

QUADRO TECNICO

EurUsd: il grafico settimanale ha mostrato lo sviluppo di un importante candela ribassista dopo oltre 6 settimane. E questo è un primo elemento. Il giornaliero ha invece mostrato un discreto sviluppo della divergenza regolare bearish tra prezzo ed oscillatore stocastico con contestuale superamento della trendline di supporto e della media mobile esponenziale a 21 periodi. Il 4 ore ci mostra dunque quella che è definibile come correzione a flag, in grado di portare al test dell’area di 1,3800/20, per ripartenze short che risulterebbero ancor più attendibili al superamento al ribasso di area 1,3790 verso l’1,3755 in primo luogo. Fondamentale l’area di 1,37 successiva. La view ribassista potrebbe invece invalidarsi laddove il prezzo dovesse rientrare in area 1,3840 per primi target a partire da 1,3880, ove comunque vi è latitanza di segnali in questo senso.

UsdJpy: ebbene anche in questo caso gettare uno sguardo al grafico settimanale, che però non fornisce indicazioni particolarmente significative se non l’importanza dell’area di supporto a 101,30. Il grafico giornaliero stesso non è particolarmente significativo se non nell’evidenziare la sostanziale lateralità del cambio che ormai perdura da alcune settimane. Venendo dunque al breve, va confermata l’area di supporto a 102,00/20 in grado di far ripartire i prezzi, così come la resistenza a 102,60 che però è completata da quelal più in alto a 102,80; solo se anche questo successivo livello dovesse essere superato allora si potrebbe aprire un buon scenario bullish riguardando a 103,40 e 103,75 in primis.

EurJpy: come abbastanza ipotizzabile, la candela settimanale ci mostra qui di fatto una doji, simbolo dell’effettiva compressione del prezzo di questo cross. Il giornaliero anche in questo caso chiarisce ben poco la situazione, se non l’importanza di area 140,50 come supporto. Venendo all’intraday possono essere valutati degli stop entry sopra 141,55 verso l’area di 142, resistenza cruciale prima di risentire aree precedenti al grande ribasso, a partire da 142,60. Se il primo livello a 151,50 dovesse tenere, si puà operare seguendo una divergenza regolare ribassista su grafico orario per ripresa di 141,20 e 140,85.
GbpUsd: long black anche nel caso del settimanale del cable, con il giornaliero che invece mette in evidenza il buon canale discesista del prezzo che si trova molto vicino all’importante livello di supporto a 1,6445. La sequenza molto regolare di massimi e minimi di swing decrescenti non può che suggerire ancora spunti ribassisti da poter implementare in area 1,6500/10 verso i minimi visti a 1,6460. Buoni gli acquisti poi, in caso di raggiungimento, così come più verosimili lo sarebbero sopra 1,65 in ottica 1,6550.

AudUsd: confermata la view moderatamente rialzista sul cambio, come suggerito già da tempo dal settimanale su indicazione ciclica e sul giornaliero con l’ottima regolarità dei minimi crescenti che “camminano” sulla media esponenziale a 21 periodi. La figura di riferimento resta il triangolo che vede l’appiattimento dei massimi a 0,9135, con possibilità di acquisto in area 0,9050 e 0,9070 verso 0,91 e proprio i massimi. Le vendite potrebbero partire al mancato superamento di 0,91, per i target finora individuati come punti di supporto.

Ger30 (Dax): le indicazioni evinte la scorsa settimana del grafico daily in ottica rialzista hanno trovato discrete conferme questa settimana. Si parlava infatti di arresto della potente discesa sulla media mobile esponenziale a 200 periodi, dei volumi altissimi che suggerivano accumulazione e ripartenza cos’ come lo stocastico ipervenduto e ciclicamente orientato a girarsi. Il daily ora si trova però ad un altro punto cruciale in area media 21 e 5’% di Fibonacci rispetto alla discesa dai massimi. Il grafico a 4 ore mostra una sfumata divergenza ribassista che però potrebbe estrinsecarsi ai primi cedimenti sotto 9.250 punti e 9.215 soprattutto.9.150 in questo caso il primo importante approdo. Da muoversi in maniera decisamente più stretta al rialzo, con discreti raggiungimenti a 9.375 a rottura di 9.320.

XauUsd (Oro): confermato dunque l’importante ribasso dell’oro, con gli elementi che segnalavamo all’inizio della settimana scorsa sul grafico giornaliero: la formazione di un bearish engulfing e la divergenza regolare ribassista . Ottimo il 4 ore, la cui ottima media mobile esponenziale a 21 periodi ha frenato il rialzo suggerito dai time frame di breve in area 1.340. Torna perciò cruciale il livello di 1.320 che, se abbandonato, potrebbe condurre discese copiose verso 1.307. Ottimo il Risk/Reward in acquisto per ritornare verso 1.330/1 e 1.338/40.