ROMA (WSI) – Un incontro quasi a sorpresa, svelato da un lancio d’agenzia e solo dopo confermato dall’ufficio stampa del Quirinale. E’ l’incontro andato in scena nella serata di mercoledì tra il Presidente Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi.
Un faccia a faccia chiesto dall’ex cavaliere in vista della prossima scadenza del 10 aprile, giorno in cui i giudici decideranno del destino dell’ex premier, ed accordato dal Capo dello Stato perché arrivato dal responsabile di una grande forza politica.
Un incontro in cui Berlusconi riponeva le sue forse ultime speranze di ottenere una sorta di garanzia per la sua agibilità politica ma da cui è uscito respinto con perdite, come dicono i forzisti più pessimisti.
Napolitano, scrive la nota del Quirinale “ha ricevuto questa sera il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che aveva chiesto di potergli illustrare le posizioni del suo partito nell’attuale momento politico”. E l’ex cavaliere, come spiegherà in serata ai vari Verdini, Toti, Romani e altri incontrati a Palazzo Grazioli subito dopo, era andato lì con una mission impossible.
Ovvero quella di distendere i toni, ricostruire un rapporto col Colle a dir poco deteriorato e ottenere una sorta di via libera alla possibilità di fare campagna elettorale per le prossime europee. Forza Italia infatti, che ha deciso di inserire comunque il nome ‘Berlusconi’ nel simbolo, e dove è ancora in atto lo psicodramma sulla possibile candidatura di qualche Berlusconi jr., rischia di pagare cara in termini di voti l’assenza del suo padre fondatore.
“Vorrei essere messo nelle condizioni di mantenere la mia agibilità politica — l’unica vera richiesta esplicita, secondo le ricostruzioni di Palazzo Grazioli, che l’ex premier ha avuto il coraggio di formulare — vorrei poter fare la campagna elettorale per le Europee”.
Una richiesta che non poteva essere accolta dal Colle che, a prescindere dalle simpatie politiche ed umane, non ha potere né opportunità per dar seguito ad una simile richiesta.
Sul piatto, in cambio dell’agibilità non concessa, Berlusconi avrebbe messo le riforme. “La fase dei falchi, della guerra civile, è da considerare conclusa”, avrebbe detto Berlusconi pur sapendo che, in realtà, rinnegare gli accordi siglati con il premier Matteo Renzi e boicottare le riforme non sarebbero per lui e per Fi una mossa saggia in termini elettorali.
Respinto sul fronte agibilità politica, in attesa della decisione dei giudici che tra una settimana dovranno decidere tra arresti domiciliari ed affidamento ai servizi sociali, è probabile che l’ex premier abbia sondato ancora una volta, con la massima discrezione, una pur vaga disponibilità della Presidenza della Repubblica ad accogliere un’eventuale richiesta di grazia (che solo i figli o i legali possono avanzare).
Se lo ha fatto, come qualcuno sostiene, dal Colle non possono aver risposto che come già nell’agosto scorso: la sussistenza delle condizioni può essere valutata solo dopo che l’istanza è stata depositata. Anche se, come sanno bene gli stessi avvocati del leader, le chance di ottenere un atto di clemenza, per un condannato definitivo e già riconosciuto colpevole in altri processi in primo grado, sono minime se non nulle (Rainews)