FRANCOFORTE (WSI) – Nonostante i nuovi indebolimenti dell’inflazione, la Banca centrale europea ha lasciato i tassi di interesse dell’area euro invariati allo 0,25%. L’euro sale da $1,3760 a $1,3785, per poi tornare sui livelli di partenza.
Una decisione in gran parte attesa dalla maggior parte degli analisti, mentre nell’ultimo mese il quadro di fondo non ha mostrato evidenti mutamenti, a parte un nuovo calo dell’inflazione.
Durante la conferenza stampa Draghi ha confermato che il comitato di politica monetaria ha discusso l’ipotesi di portare sotto zero i tassi sui depositi e ha anche valutato se varare un piano di acquisto di Bond.
Ancora una volta il banchiere riesce a convincere i mercati con le sue promesse – vedi il suo famoso “We’ll do whatever it takes to save the euro” di luglio 2012 – senza dover agire e spazientire i falchi della Bundesbank. Draghi non ha ha infatti annunciato alcuna misura straordinaria eteredossa volte a rafforzare la liquidità e il credito.
Anzi il banchiere romano riconosce i problemi dell’economia, vedendo il rischio di un’alta disoccupazione strutturale. “Temo un lungo periodo di stagnazione”, ha aggiunto poi.
L’istituto centrale prevede che progressivamente il caro vita riacceleri, e intanto l’Unione valutaria sembra incanalata su una moderata ripresa economica che va avanti da circa tre trimestri.
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I tassi rimangono ai minimi storici dunque. Soltanto tre dei 57 economisti che sono stati intervistati da Bloomberg prevedeva un intervento sui tassi. Credit Agricole e Danske Bank A/S stimavano una riduzione allo 0,15%, mentre Goldman Sachs un taglio allo 0,1%.