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Tutto quello che c’è da sapere sulle elezioni Europee

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ROMA (WSI) – Dal 22 al 25 maggio si svolgeranno negli stati membri dell’Unione Europea le consultazioni per eleggere 751 deputati al Parlamento europeo, che rimarranno in carica cinque anni. Le elezioni saranno anche l’occasione, ovviamente, per tastare la situazione politica interna, tra percentuali dei partiti e consensi in salita o in discesa che potrebbero influenzare l’attività di governo e gli equilibri della maggioranza politica che lo sostiene.

Fortunatamente però queste elezioni sono molto più: negli ultimi anni l’opinione pubblica, la stampa e i politici stessi (più che mai) hanno capito quanto le dinamiche politiche, economiche e sociali nazionali siano intrecciate con quelle degli altri paesi europei e con quelle delle istituzioni europee. Ed è aumentato altresì un certo grado di consapevolezza, riguardo all’importanza di avere “una voce” (espressione abusata dai politici) in Europa. Le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo sono inoltre l’unica occasione in cui i cittadini europei, che superano i cinquecento milioni, vengono consultati per eleggere rappresentanti delle istituzioni europee, mentre per tutte le altre si procede per nomina.

Attualmente i deputati al parlamento europeo sono 766, a seguito dell’ingresso della Croazia nell’Unione Europea avvenuta nel luglio 2013, ma il numero sarà ridotto a 751 dalla prossima elezione (come prima dell’ingresso della Croazia) e così resterà in futuro. Ogni stato membro, oltre a una legge elettorale nazionale, ha una legge che regolamenta le elezioni europee. Ognuno dei ventotto stati dell’UE ha la propria legge elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo: queste però devono rispettare alcuni principi comunitari determinati dalla legislazione europea, come per esempio il sistema di voto proporzionale. Ognuno può stabilire autonomamente le date in cui i cittadini possono andare a votare, nel periodo compreso tra il 22 e il 25 maggio: i risultati di tutti e ventotto gli stati membri saranno annunciati la sera di domenica 25 maggio.

Le elezioni europee in Italia

Gli elettori italiani voteranno il 25 maggio per eleggere 73 deputati, uno in più rispetto alle elezioni del 2009. Secondo quanto stabilito dal Trattato di Lisbona i seggi sono ripartiti tra i vari stati secondo il principio di “proporzionalità decrescente”: i paesi con una maggiore consistenza demografica dispongono di più seggi rispetto ai paesi meno popolosi, ma questi ultimi hanno comunque più seggi di quanti sarebbero previsti applicando in modo coerente il principio di proporzionalità sul totale della popolazione europea.

Per eleggere i 73 membri italiani il territorio nazionale è stato diviso in cinque circoscrizioni: Italia nord-occidentale (saranno eletti 20 deputati tra Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia); Italia nord-orientale (saranno eletti 14 deputati tra Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna); Italia centrale (saranno eletti 14 deputati tra Toscana, Umbria, Marche, Lazio); Italia meridionale (saranno eletti 17 deputati tra Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria); Italia insulare (saranno eletti 8 deputati tra Sicilia e Sardegna).

La legge elettorale italiana per le elezioni europee

L’assegnazione del numero dei seggi per ogni circoscrizione è stata definita sulla base dei risultati dell’ultimo censimento generale della popolazione elaborato dall’ISTAT: l’ultimo è stato fatto nel 2011. Quindi, la ripartizione dei seggi è stata stabilita dividendo il numero degli abitanti del paese per il numero dei rappresentanti che spettano all’Italia, distribuendo poi i seggi in proporzione alla popolazione di ogni singola circoscrizione, come stabilito nella legge numero 18 del 1979.

L’elezione avviene quindi attraverso un sistema di voto proporzionale e ogni elettore può esprimere il voto di preferenza per singoli candidati. Si possono esprimere fino a tre preferenze e nel caso, la terza deve essere di sesso diverso dalle prime due. Per presentare una lista alle elezioni europee in Italia bisogna raccogliere le firme, per ogni singola circoscrizione, di almeno 30mila e non più di 35mila elettori, tranne nel caso in cui la lista elettorale abbia partecipato alle precedenti elezioni al Parlamento italiano o europeo con un proprio simbolo e ottenendo almeno un seggio. In altri stati (Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Svezia) le candidature sono fatte dai partiti e dalle organizzazioni politiche.

Le liste devono essere depositate all’ufficio elettorale di ciascuna circoscrizione entro trentanove giorni dal voto e non vengono ammesse le liste che non prevedono la presenza di candidati di entrambi i sessi. Alle elezioni europee possono votare tutti i cittadini che hanno compiuto diciotto anni iscritti alle liste elettorali. Ogni stato membro può fissare una soglia minima per l’attribuzione dei seggi, che non può superare il 5 per cento: la maggior parte degli stati ha fissato una soglia al 4 per cento (compresa l’Italia).

I cittadini di altri paesi dell’UE, ma residenti in Italia, per poter votare nel nostro paese dovevano presentare la domanda di iscrizione nell’apposita lista al comune di residenza entro il 24 febbraio scorso, a meno che non lo avessero già fatto in precedenza. Inoltre, l’eventuale trasferimento di residenza in altri comuni italiani di cittadini comunitari già iscritti, determina l’iscrizione d’ufficio nelle liste aggiunte del comune di nuova residenza. Ogni cittadino europeo si può candidare in un altro paese diverso da quello di origine, pur non avendone la cittadinanza.

Per poter essere eletti al Parlamento europeo servono venticinque anni (così in Italia, ma questo criterio cambia a seconda del paese). Per quanto riguarda i deputati italiani che vengono eletti, se durante la legislatura uno di questi si dimette, il seggio sarà assegnato al primo dei non eletti della stessa lista. La carica di deputato al parlamento europeo è incompatibile con quella di membro del governo; quella di membro della Commissione europea; quella di giudice, avvocato generale o cancelliere della Corte di giustizia, quella di membro della Corte dei conti; quella di membro della Banca europea per gli investimenti (BEI); quella di funzionario delle istituzioni dell’Unione Europea.

La campagna elettorale

In Italia la campagna elettorale per le elezioni europee inizia ufficialmente trenta giorni prima del voto, anche se in diverse città italiane si vedono già affissi numerosi manifesti elettorali: La sua regolamentazione è stata modificata più volte (con aggiunte e modifiche di vario tipo): l’ultima in materia è la legge numero 28 del 2000.

Negli ultimi quindici giorni prima delle elezioni e fino alla chiusura delle operazioni di voto è vietato pubblicare i risultati di sondaggi politici ed elettorali. Con l’entrata in vigore della legge numero 96 del 2012, che si occupa di contributi pubblici ai partiti, sono state ridotte rispetto al passato le quote di rimborso per le spese elettorali e fissato un tetto di spesa per le elezioni europee. Inoltre, la legge stabilisce che nel caso in cui uno schieramento politico presenti un numero di candidati del medesimo sesso (uomini o donne) superiore ai due terzi del totale, i contributi pubblici vengono ridotti del 5 per cento.

Le funzioni del Parlamento europeo

Il Parlamento europeo ha tre sedi: Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo. Si tratta di un caso unico al mondo per un parlamento. Il Parlamento europeo rappresenta l’unica istituzione europea a essere eletta direttamente dai cittadini: insieme al Consiglio dell’Unione Europea (composto da un rappresentante di ciascuno stato membro a livello ministeriale, scelto cioè in base alla materia di cui si deve legiferare), il Parlamento svolge la funzione legislativa, approva il bilancio annuale dell’UE, controlla le spese delle altre istituzioni europee.

Il Trattato di Lisbona ha aggiunto alcune funzioni tra le attività del Parlamento europeo, oltre a quelle legislative. La novità più importante consiste nel fatto che per la prima volta, quando gli stati membri dovranno nominare il candidato alla presidenza della Commissione europea (organo esecutivo dell’UE) che prenderà il posto del portoghese José Manuel Barroso nell’autunno 2014, si dovrà tenere conto dei risultati delle elezioni europee.

Secondo quanto c’è scritto nel trattato, il nuovo parlamento dovrà poi eleggere il presidente della Commissione europea: la sua candidatura deve essere approvata dalla maggioranza assoluta dei deputati (376 su 751). Il presidente della Commissione europea, una volta nominato (in collaborazione con gli stati) sceglie i membri della Commissione: prima di essere votati però, ogni singolo commissario partecipa a un’audizione nelle commissioni di competenza del Parlamento europeo, che esprimeranno il loro parere. Se il candidato dovesse essere “bocciato” dalla commissione competente, il nome viene di prassi ritirato. Alla fine delle audizioni l’intero collegio dei commissari viene votato dal Parlamento europeo, come ultimo atto formale.

Fino a oggi invece il presidente della Commissione veniva designato dal Consiglio europeo, che doveva comunque tenere conto del risultato delle elezioni: da ora in poi, invece, il Consiglio europeo (formato dai capi di stato e di governo) dovrà obbligatoriamente tenere conto delle indicazioni del Parlamento europeo (e del risultato elettorale) nello scegliere il nome del presidente della Commissione europea. A partire da questa elezione, i partiti politici possono indicare sulla scheda elettorale a quali formazioni europee sono affiliati e specificare il loro candidato alla presidenza della Commissione europea.

Su tredici partiti politici europei (quelli a cui aderiscono i partiti nazionali), sono stati cinque quelli che hanno nominato un candidato alla presidenza della Commissione europea: il Partito Popolare Europeo ha scelto Jean-Claude Juncker (ex primo ministro del Lussemburgo ed ex presidente dell’Eurogruppo); il Partito Socialista Europeo ha candidato Martin Schulz (attuale presidente del Parlamento europeo); i Liberali e i Democratici hanno candidato Guy Verhofstadt (ex primo ministro del Belgio e attuale leader del gruppo dei Liberali al PE); i Verdi hanno indicato una coppia di deputati, il francese José Bové e la tedesca Ska Keller; la Sinistra Europea ha candidato Alexis Tsipras, leader del partito greco SYRIZA.

Le elezioni del 2009

Le elezioni europee del 2009 furono vinte dal Partito Popolare Europeo, che ottenne 265 seggi: un partito di orientamento liberale e conservatore, in cui confluiscono la maggior parte dei partiti di centrodestra dei vari stati membri. All’epoca in Italia il Popolo della Libertà (PdL) ottenne il 35,3 per cento dei voti: dello stesso schieramento facevano parte l’Unione di Centro (UDC) che ottenne il 6,5 per cento dei voti e la Südtiroler Volkspartei (SVP) che ottenne lo 0,5 per cento. Il Partito Democratico (PD) ottenne il 26,1 per cento dei voti, la Lega Nord il 10,2 per cento e l’Italia dei Valori (IdV) l’8 per cento dei voti.

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