NEW YORK (WSI) – Entro la metà di questo secolo o forse anche prima, il progresso tecnologico nel campo della genetica, nanotecnologia e dell’intelligenza artificiale diventerà così veloce, e arriverà ad un punto tale, che gli esseri umani saranno sottoposti ad una radicale evoluzione.
Per il 2030 si prevede infatti, come riporta l’Institute fore Emerging Ethics and Technologies, che saremo inondati da talmente tante scoperte mediche che ci permetteranno di rimanere giovani per molto più a lungo.
Questo è lo scenario che intravede Thomas Frey, uno dei migliori futuristi secondo Google: “L’anno è il 2032. Avrete appena festeggiato il vostro 80esimo compleanno e avrete davanti a voi alcune decisioni difficili da fare. Potrete mantenere e riparare il vostro corpo oppure spostarvi in uno nuovo”.
Frey ritiene che entro 20 anni i progressi della medicina saranno tali da poter gestire la maggior parte delle malattie e si riuscirà anche a sostituire parti fragili del nostro corpo con tessuti non biologici più forti: “Usando le cellule staminali, già oggi siamo in grado di compiere dei miglioramenti. Con le tecnologie che compariranno in futuro, nessuno andrà più incontro alla morte”.
Questa visione molto ottimistica del futuro non è tutto sommato molto difficile da immaginare se si considera il nostro passato. Umanità e tecnologia hanno iniziato il loro percorso insieme con l’addomesticamento del fuoco e tutt’oggi vi è una continua evoluzione.
Arriveremo così ad una versione 3.0 del corpo umano ed entro il 2040 la gente avrà nei propri corpi parte non biologiche che potrà continuamente aggiungere: globuli robot, ossa, muscoli e pelle più forti, ma anche nuovi neuroni a base di nanotubi di carbonio.
Questi cambiamenti non avverranno tutti in una volta, avverranno gradualmente in base alle richieste del mercato, ma tutti entro il 2050.
Praticamente ci libereremo della preoccupazioni di dover morire e l’umanità potrà cogliere il vero significato della vita. Diventeremo una società di esplorazione spaziale espandendoci verso le stelle a tal punto che alcuni scienziati hanno previsto che entro la metà del 22° secolo, vi saranno più umani che vivranno nello spazio che sulla Terra.