Borsa Milano cede -1,3%, il livello che il Ftse Mib deve superare per correre ancora
MILANO (WSI) – A Piazza Affari i ribassisti hanno preso il comando dopo un avvio positivo. Seduta caratterizzata da bassi volumi, i sell si intensificano nel finale sulla scia dei cali di Wall Street, in particolare dei titoli tecnologici Usa.
L’indice Ftse Mib ha terminato la seduta in calo -1,33% a quota 21.429 punti, respinto sulla resistenza di 21.800. Interruzione degli acquisti sull’indice azionario italiano, che per riprendere la sua corsa dovrà superare quota 22210.
Vendite sui bancari: Mps -4,33%, Bper -2,84%, BPM -1,11%, Banco Popolare -3,28%, Intesa -1,5%, Ubi Banca -3,88%, Unicredit -1,3%; in rosso in altri comparti anche Autogrill -2%, Enel -2,47%, Mediaset -2,62%. Tra i segni piĂą Saipem +2,77%, Ferragamo +1,34%, Yoox +1%.
Lo Spread tra Btp e Bund sale nel finale, oltre 163 punti base, a fronte di rendimenti decennali in calo invece al 3,16%.
Sul fronte macro l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,5% in febbraio rispetto a gennaio. Lo ha reso noto l’Istat, secondo cui nella media del trimestre dicembre-febbraio l’indice ha registrato un lieve aumento (+0,1%) rispetto al trimestre precedente. Nella media dei primi due mesi dell’anno la produzione è aumentata dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il Tesoro italiano ha venduto tutti i 7,5 miliardi di euro offerti del nuovo Bot annuale, con un tasso allo 0,589% che aggiorna il minimo storico dello 0,592% segnato mese scorso. Atene è ritornata inoltre sul mercato dopo quattro anni: 11 miliardi di ordini per l’asta di titoli a cinque anni. Risultato molto positivo. L’elevata domanda si è tradotta in un calo dei tassi a cinque anni al 4,95%, ben al di sotto delle previsioni degli analisti.
Detto questo, il paese ha ancora per Moody’s un rating “junk”, spazzatura, nove gradini al di sotto dell’investment grade. Standard and Poor’s e Fitch hanno assegnato un rating “B-“, sei gradini al di sotto dell’ investment grade.
Il mercato asiatico ha ridotto i guadagni sul finale, mentre le valute dei paesi in via di Sviluppo hanno ceduto terreno dopo che le attività commerciali hanno subìto un drastico e inaspettato rallentamento in Cina.
Le esportazioni e importazioni hanno accusato una netta riduzione nel mese di marzo. L’export della seconda economia mondiale è diminuito infatti del 6,6% su un anno, a 170,1 miliardi di dollari, mentre le importazioni sono crollate dell’11,3%, a 162,4 miliardi di dollari.
I dati hanno ridimensionato l’ottimismo suscitato dalle parole della Federal Reserve, che ha tranquillizzato quegli investitori che temevano un rialzo dei tassi di interesse a breve. L’indice Nikkei ha chiuso invariato, a 14.300,12 punti.
In ambito di notizie societarie, in Usa ha preso il via la stagione delle trimestrali.
In Unione Europea nei prossimi mesi le banche saranno sottoposte a controlli e verifiche da parte delle autoritĂ , con test cruciali sul resistenza ai rischi, capitalizzazione, bilancio, conti. Il tutto in preparazione per la nascente Unione Bancaria Europea. Il mercato dei derivati intanto ha raggiunto un livello di 693 mila miliardi.
In ambito valutario, l’euro +0,07% a $1,3867; dollaro/yen -0,29% a JPY 101,67; euro/franco svizzero -0,08% a CHF 1,2176. Euro/yen -0,25% a JPY 140,95.
Riguardo alle materie prime, i futures sul petrolio fanno dietrofront e scendono -0,13% a $103,47; oro +0,86% a $1.320,40.