ROMA (WSI) – La situazione nelle regioni russofone dell’Ucraina orientale sarà risolta nel giro di 48 ore, anche con il ricorso alla forza qualora i negoziati in corso con i militanti separatisti dovessero fallire. È l’avvertimento lanciato dal ministro dell’Interno di Kiev, Arsen Avakov. “I piani dell’operazione anti-terrorismo in tutte e tre le regioni (Kharkiv, Donetsk e Lugansk, ndr) non sono stati annullati, e siamo in grado di attuare in qualsiasi momento tutte le iniziative prestabilite. Esistono due opzioni – ha ammonito ancora il ministro – una politica, attraverso le trattative, e poi quella della forza. A chi vuole il dialogo, proponiamo colloqui e una soluzione appunto politica. Per la minoranza che invece vuole il conflitto – ha tagliato corto – ci sarà una risposta forte da parte delle autorità ucraine”.
Intanto la tv ucraina 1+1, citata dall’agenzia ufficiale russa Itar-Tass, fa sapere che dei blindati sono arrivati a Lugansk, capoluogo dell’omonima regione orientale. Nel frattempo, gli insorti filorussi hanno rinforzato le barricate già costruite e ne stanno innalzando di nuove per difendere da un eventuale attacco delle forze dell’ordine la sede dei servizi di sicurezza ucraini (Sbu), che hanno occupato nei giorni scorsi. Questa mattina, decine di militanti, almeno 56, hanno lasciato pacificamente l’edificio. Altri però restano asserragliati all’interno, e ulteriori negoziati sono in corso per convincere anche loro a desistere. Lo riferiscono gli stessi servizi di sicurezza. Ieri l’Sbu aveva accusato gli attivisti fedeli a Mosca di aver minato il complesso e di tenere prigioniere una sessantina di persone: accuse smentite dagli occupanti.
La sede dei servizi di sicurezza è fra i diversi edifici governativi che erano stati occupati domenica da gruppi pro-Russia nell’escalation di tensione che ha colpito l’est del Paese, coinvolgendo anche altre città come Donetsk e Charkiv. I dimostranti chiedono l’autonomia delle regioni orientali da Kiev e l’annessione alla Russia, come già è avvenuto per la penisola di Crimea.
La Russia ha ribadito che non ha alcuna intenzione di invadere le regioni russofone dell’Ucraina orientale e che nessuno si deve preoccupare per la presenza delle sue truppe a ridosso della frontiera tra i due Paesi. “Gli Stati Uniti e la stessa Ucraina non hanno motivo di preoccuparsi” sottolinea un comunicato ufficiale del ministero degli Esteri di Mosca. “La Russia ha affermato in numerose occasioni che non sta svolgendo alcuna attività insolita o imprevista sul suo territorio, vicino al confine ucraino, di un qualche rilievo sotto il profilo militare”.
Intanto è salito a 105 il numero ufficiale delle vittime della “strage di Kiev” del 18-20 febbraio provocata dagli scontri tra polizia e insorti e dagli spari di cecchini nei dintorni della centrale piazza Indipendenza (Maidan Nezalezhnosti). Lo fa sapere il ministero della Salute ucraino annunciando la morte in ospedale di uno dei feriti. A oggi, 98 persone sono ancora ricoverate nella capitale ucraina in seguito agli scontri di febbraio. In totale, 1.737 persone hanno ricevuto cure mediche e 1.155 sono state ricoverate.
L’Ucraina ha smesso di pompare gas russo nei suoi depositi sotterranei di metano. Lo ha detto il ministro dell’Energia ucraino Iuri Prodan, secondo il quale la decisione è dovuta allo stallo nei negoziati con Mosca sul prezzo del gas russo. Recentemente, Gazprom ha aumentato la tariffa per Kiev da 268,5 a 485,5 dollari per mille metri cubi.
Mosca interrompe la diffusione delle trasmissioni della radio ‘Voice of America’: lo ha reso noto la stessa emittente sul proprio sito in russo, precisando che la decisione è stata resa nota da Dmitri Kisiliov, neo direttore dell’agenzia ‘Russia Oggi’ oggetto delle sanzioni Usa per l’annessione russa della Crimea.
(RaiNews24)