ROMA (WSI) – Berlusconi è arrivato ieri sera da Renzi imbufalito per le nomine degli enti pubblici, che non gli erano piaciute affatto. Ma ha lasciato Palazzo Chigi due ore e mezza più tardi molto rasserenato (sebbene le riprese tivù l’abbiano ritratto sul sedile posteriore dell’auto, accanto a Gianni Letta, quasi accasciato e con una mano a coprirsi il volto).
L’ha soddisfatto il menù della cena, ma soprattutto il patto sulle riforme, riconfermato tra una portata e l’altra. Circa la natura di questo patto concordano tanto le fonti renziane quanto quelle berlusconiane: la riforma del Senato verrà approvata prima di tutte le altre e l’impegno comune consiste nel metterci il timbro già prima delle elezioni europee del 25 maggio. La legge elettorale seguirà a ruota.
Il chiarimento è importante in quanto da settimane, ormai, non si capiva più se la linea berlusconiana fosse quella dialogante interpretata da Verdini, grande tessitore dell’intesa con il suo concittadino Renzi, oppure l’altra sponsorizzata con intransigenza dai due capigruppo di Forza Italia. I quali sostengono, per dirla con un’espressione colorita di Renato Brunetta, che la proposta del ministro Boschi è «scritta coi piedi», così com’è non passerà mai.
Si aggiunga che almeno trenta senatori berlusconiani, guidati da Minzolini, aborriscono l’idea che Palazzo Madama possa diventare cassa di risonanza delle autonomie locali e sono pronti a fare massa critica con la dissidenza Pd. Per reggere la sfida dei numeri, su cui s’è giocato la propria reputazione di leader, Renzi ha dunque bisogno del Cavaliere, come del resto non si stanca mai di ricordare il consigliere politico berlusconiano Toti.
[ARTICLEIMAGE] Nell’incontro di ieri, Berlusconi ha dato a Renzi ampie rassicurazioni sulla riforma del Senato in cambio di qualche correzione, considerata a Palazzo Chigi «marginale», del testo Boschi. E che le cose stiano proprio in questi termini, lo conferma la telefonata notturna del Cavaliere a Villa Gernetto, dove Daniela Santanché aveva adunato 215 finanziatori di Forza Italia, ciascuno dei quali ha scucito 1000 euro: «L’incontro con Renzi è andato bene», ha confermato Berlusconi, «dunque si va avanti con le riforme». Quanto alle nomine, ai suoi supporter non ha detto nulla. Con Renzi invece molto s’è lamentato, pur riconoscendogli di avere avuto coraggio: «Io non l’avrei fatto…».
A patrocinare un chiarimento tra i due pare abbia contribuito, se si dà retta ad alte fonti istituzionali, un paterno suggerimento di Napolitano. Ieri mattina Renzi era andato a trovarlo, ufficialmente per parlare della missione del ministro Padoan al FMI, nella realtà per fare il punto su tutto, a partire dalle riforme.
Ha trovato il Capo dello Stato in allarme per l’atteggiamento ondivago di Berlusconi, ricevuto sul Colle non più tardi di due settimane fa. Corre insistente la voce, nei Palazzi, che il Cavaliere potrebbe rovesciare il tavolo delle trattative nel caso in cui la sentenza del Tribunale di sorveglianza (attesa da un giorno all’altro) fosse particolarmente severa nei suoi confronti.
Dunque meglio evitare qualunque cortocircuito tra il destino delle riforme e la vicenda giudiziaria del Condannato. Chiarendo in anticipo, è stato il suggerimento del Colle, ciò che può essere concesso alle richieste di Forza Italia e ciò che invece dovrà rappresentare un caposaldo irrinunciabile della futura Costituzione.
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Roma – Obiettivo riforme. Chiusa la prima parte della difficile partita delle nomine Matteo Renzi stringe i tempi e, a sorpresa, incontra Silvio Berlusconi. Lo accoglie a cena a Palazzo Chigi un minuto dopo il comunicato del Governo che annuncia le nomine che cambiano i vertici delle partecipate pubbliche.
Il premier ha colto i segnali di «nervosismo» del leader di Forza Italia, alla vigilia della possibile decisione del tribunale di Milano sull’esecuzione della sua pena. E gli ha aperto le porte del palazzo del governo, con l’obiettivo di mettere in sicurezza il cammino di riforme condivise, costruito con pazienza negli ultimi mesi. L’incontro era in cantiere da giorni.
L’ex Cavaliere aveva sentito Renzi al telefono lunedì scorso e, nel rassicurare il premier sul suo intento di tener fede al patto del Nazareno, aveva auspicato un colloquio di persona, per «mettere a punto le procedure e i dettagli per la modifica del Senato e per i tempi dei percorsi parlamentari, che non facevano parte dell’accordo».
E così un incontro è stato fissato per questa sera. Alla vigilia dell’avvio in commissione al Senato della riforma costituzionale, ma anche della possibile decisione del tribunale di sorveglianza sull’affidamento in prova ai servizi sociali per l’ex premier. In giornata Berlusconi torna da Milano a Roma proprio per vedere il leader del Pd.
Nel pomeriggio, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, non mancano i contatti tra Palazzo Chigi e Palazzo Grazioli sulle nomine al vertice di Enel, Eni, Finmeccanica e Poste, che il governo annuncia in serata. Ma Berlusconi e Renzi sono d’accordo, viene spiegato, di vedersi dopo l’annuncio di quelle nomine, in tarda serata, a cena. E così è.
Alle 21 il leader di FI varca il portone di Palazzo Chigi accompagnato da Gianni Letta e Denis Verdini, i due mediatori al lavoro per tenere in piedi il patto del Nazareno, nonostante i mal di pancia che emergono da FI per come la riforma del Senato è stata scritta dal governo. Con Renzi c’è il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini.
Graziano Delrio, che è impegnato in un’intervista a Porta a porta, spiega: «È giusto per il bene del Paese che i leader si parlino e che continuino a parlarsi costantemente» sul tema delle riforme. «Tutti abbiamo notato un certo nervosismo negli ultimi giorni da parte di Berlusconi», c’era «la necessità di continuare a parlarsi per un cammino che fa bene all’Italia». Non solo di riforme, riferiscono, ma anche delle misure economiche del governo si parlerà probabilmente nell’incontro. E più in generale del dialogo che si intende mantenere aperto tra Pd e Forza Italia fino alle europee. E anche oltre.