ROMA (WSI) – Hans Werner Sinn, presidente dell’istituto economico tedesco Ifo, è stato consigliere della Corte Costituzionale di Karlsruhe nella sentenza sullo scudo anti-spread. È uno dei falchi dell’Eurozona, fiero avversario dello scudo e ora perplesso sull’ipotesi dell’acquisto di titoli da parte della Bce.
Professor Sinn, il quantitative easing annunciato da Mario Draghi è illegale?
«Se si trattasse di comprare bond di banche o imprese o Stati a rischio, sì. La Bce non può diventare un assicuratore di crediti e non può differenziare la politica monetaria per aree. Secondo Karlsruhe, è illegale. Così la politica monetaria diventerebbe politica fiscale e la Bce funzionerebbe come un fondo salva-Stati. È vietato».
E se l’acquisto fosse proporzionale al Pil?
«Saremmo comunque nell’ambito del finanziamento monetario, vietato dai Trattati. Anche il programma Smp di acquisto dei bond sovrani era un aiuto mascherato agli Stati. Consente ai Paesi di vendere nuovi bond senza che cambino i rendimenti. Crea le premesse perché gli Stati continuino ad indebitarsi».
I banchieri centrali escludono, per ora, che ci siano rischi di deflazione in Europa. Condivide?
«Ci sono due aspetti: il primo è il rischio generale nell’eurozona, che va combattuto. Ma ritengo giusto e necessario che alcuni Paesi deflazionino: consente di ripristinare la competitività necessaria per la sopravvivenza dell’euro. Se fosse possibile uscire dall’euro, tutto sarebbe più semplice. Solo nell’eurozona ci si trova dinanzi a problemi talmente intricati da essere quasi irrisolvibili».
Qualcosa si è risolto. Persino chi votò contro lo scudo anti-spread come il presidente della Bundesbank Weidmann, ammette oggi che l’Omt ha salvato l’euro. Lei?
«Sì. Assieme al fondo salva-Stati Esm, ha contribuito enormemente a calmare i mercati. Ma dobbiamo chiederci se sia stato legittimo e se abbia risolto i problemi. Ne dubito. A lungo andare, non credo che scaricare i rischi degli investitori sui contribuenti sia una soluzione. Ha calmato i mercati, dovrebbe innervosire i contribuenti. Prima o poi si ribelleranno».
Veramente non esiste solo una socializzazione delle perdite: dall’ultimo bilancio della Bundesbank emerge anche quella, generosa, degli utili. Oltre 2 miliardi dell’acquisto dei titolo Smp che lei definisce illegali, sono finiti nelle tasche dei tedeschi.
«Guadagni illusori, vanificati dall’Omt: con esso, i contribuenti tedeschi sono chiamati a garantire ancora di più, e sono costretti a farlo gratis. Normalmente il mercato paga un’assicurazione per garantirsi dai fallimenti: i Cds. La Bce li offre gratis».
Karlsruhe ha definito illegittimo l’Omt, ma ha delegato alla Corte di Giustizia europea una decisione definitiva.
«No. Ha detto che l’Omt è incostituzionale, è stata durissima. E ha posto alla Corte europea il dilemma di come modificarlo per renderlo legale, suggerendo due modi: attraverso una limitazione degli acquisti – nessun “whatever it takes” – e uno status privilegiato per i titoli in mano alla Bce. In entrambi i casi l’Omt sarebbe distrutto nel nocciolo. I rischi tornerebbero in testa agli investitori».
Quanto è robusta l’attuale ripresa?
«L’economia mondiale sta recuperando, l’Europa ne approfitta, ma non bisogna illudersi troppo. Alcuni Paesi hanno un problema di competitività: l’euro li ha resi troppo cari, nei primi anni. L’Italia è tra i grandi sconfitti dell’euro, ma i suoi problemi, grazie alla sua industria che in fondo è competitiva, anche se è diventata solo un po’ troppo cara, sono risolvibili. Ha la possibilità di prosperare nell’euro, se accetta un decennio di stagnazione. Dovrà lasciare che prezzi e stipendi crescano molto meno che negli altri Paesi».
E la Grecia? Pensa ancora che debba uscire dall’euro?
«La deflazione per renderla di nuovo competitiva va al di là di quanto possa essere tollerato da una società, ma anche da un debito così alto».
Non sarebbe più semplice introdurre gli Eurobond?
«Sarebbero un passo ulteriore nella direzione di una collettivizzazione delle garanzie: farebbero cadere temporaneamente i rendimenti, a lungo termine spingerebbero l’Europa nella bancarotta. Karlsruhe ha dichiarato inoltre che sono incompatibili con la costituzione tedesca: si deduce chiaramente dalle ultime sentenze. Il voto del Bundestag non basterebbe a legittimarli: la Corte dice che non può decidere se accettare che altri Paesi ne compromettano la sovranità sul bilancio statale. È il motivo per cui Angela Merkel li esclude: sa che perderebbe il referendum».
Copyright © La Stampa. All rights reserved