MILANO (WSI) – Al via l’Ipo del giorno di Piazza Affari, che vede protagonista il debutto della società di risparmio gestito Anima Holding, società di partecipazioni che controlla Anima Sgr.
Lo sbarco parte male, il titolo registra una perdita di anche -4,86% a 3,996 euro a un certo punto. In chiusura cede lo 0,39% a quota 4,05 euro (vedi grafico più sotto).
Il prezzo di collocamento è di 4,2 euro: le richieste sono state di 1.049.821.709 azioni, di cui 87.057.750 azioni raccolte nell’ambito dell’offerta pubblica, da parte di 25.567 richiedenti e 962.763.959 azioni nell’ambito del collocamento istituzionale, da parte di 242 richiedenti (38 investitori qualificati in Italia e 204 investitori istituzionali all’estero).
Assegnate in base alle richieste 189.626.112 azioni, pari al 63,25% del capitale sociale di cui l’86,95% messo in vendita dagli azionisti venditori e il restante 13% rinveniente dall’esercizio integrale dell’opzione di sovra-allocazione.
A vendere le partecipazioni sono state le banche Bpm, Mps e Clessidra; a seguito del collocamento, la partecipazione detenuta da Bpm è scesa dal 35,29% al 14,72%, quella di Lauro 42 (Clessidra) dal 34,69% all’8%, quella di Mps dal 21,63% al 9,90%, mentre Prima Holding ha azzerato la sua quota dal precedente 4,26%.
La valorizzazione del gruppo del risparmio gestito, calcolata sulla base del prezzo dell’offerta, è pari a 1,259 miliardi di euro. Non sono mancate critiche negli ultimi giorni: come quella della giornalista Carlotta Scozzari, che ha messo in evidenza che “le azioni della società che saranno negoziate a Piazza Affari saranno esclusivamente quelle ora in mano ai soci venditori. Nelle tasche dei quali, perciò, finirà l’intero ricavato dell’Ipo”. Insomma: “nemmeno una minima parte di questa cifra sarà reinvestita nella società che già mercoledì 16 aprile sbarcherà in Borsa”.
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E dunque: “Chi è che approfitta dell’Ipo per fare cassa e vendere azioni? Gran parte di questi 672 milioni, vale a dire quasi 350, finirà nelle casse del fondo di private equity Clessidra capitanato da Claudio Sposito, che attraverso il veicolo Lauro 42 passerà dall’attuale 34,7% di Anima al 10,4% dopo l’offerta globale di vendita e potrebbe scendere all’8% al termine dell’intero processo di quotazione (compresa l’opzione cosiddetta greenshoe). Gli altri due soci venditori sono Mps e Bpm, guarda caso due delle banche italiane alle prese con due aumenti di capitale rispettivamente da 3 miliardi di euro (l’articolo è stato scritto qualche giorno, prima dei rumor sulla necessità di un aumento di capitale superiore per Monte dei Paschi di Siena), e da 500 milioni. Due gruppi per i quali qualche milione di euro in arrivo grazie ad Anima non potrà che fare comodo”.
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Nei giorni scorsi ha scritto Gabriele Bellelli –www.bellelli.biz
“Scendono con volumi i titoli del settore del “risparmio gestito”, ossia Azimut e Mediolanum. Stesso destino anche per Banca Generali, che però non fa parte del Ftse Mib.
I casi sono due:
O il mercato ha iniziato ad alleggerire e quindi i titoli sono entrati in una fase di distribuzione; oppure i gestori hanno venduto questi titoli per far spazio nei portafoglio al titolo Anima che ritornerà a piazza Affari nei prossimi giorni”.