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Borsa Milano in forte ribasso: -1,7%, buca 21.500. Vendute le banche, si amplia lo Spread

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MILANO (WSI) – I rialzisti sono rimasti nelle retrovie e il mercato italiano, come del resto quello di Europa e Stati Uniti, ha vissuto una seduta sulla difensiva. La crisi in Ucraina continua a condizionare l’azionario globale. L’escalation delle tensioni durante la notte, con i militari ucraini che hanno ucciso diversi ribelli pro-russi, ha innervosito gli investitori, in particolare dopo che l’esercito di Mosca ha iniziato le esercitazioni al confine.

Il listino Ftse Mib ha accelerato al ribasso nel pomeriggio e ceduto l’1,73% scivolando a i 21.442 punti. Il computo settimanale è negativo. Si allontana sempre di più la soglia psicologica dei 22.000 punti, che sembrava vicino nelle ultime sedute. Nessun effetto dalla decisione di Fitch di alzare l’outlook sull’Italia da “negativo” a “stabile”.

Sul mercato dei titoli di stato, spread BTP-Bund a 10 anni si allarga del 2,78% a 162,85 punti base circa, a fronte di rendimenti decennali in ribasso dello 0,30% al 3,11%. Il secondario italiano cala dunque in una seduta da considerarsi tutto sommato interlocutoria, data anche la festività del 25 aprile e la pausa fra sedute d’asta della tornata di fine mese.

Questo malgrado il miglioramento dell’outlook sul rating da parte di Fitch comunicato stamattima, che era ampiamente atteso secondo Alessandro Giansanti, strategist di Ing, e per questo non ha avuto un grande impatto. “Diciamo che il rialzo del mercato da qualche tempo a questa parte è stato dettato dal miglioramento di attese sul rating” dice a Reuters.

Sul paniere principale hanno sofferto particolarmente i titoli bancari, tra cui Banco Popolare e Ubi Banca. Telecom Italia cede il 3,26%. Solo quattro le blue chip positive, Cnh Industrial, Saipem, Mediaset e Prysmian. L’indice di riferimento del Vecchio Continente Eurostoxx 50 ha lasciato sul terreno l’1,54% a 3.140,64 punti.

È sell sui mercati emergenti. Le vendite colpiscono in particolare la borsa di Mosca – indice Micex – e il rublo, dopo il downgrade di S&P che ha portato il giudizio sul paese a un gradino appena al di sopra della valutazione “junk”, ovvero spazzatura. Citata la fuga di capitali, che si teme possa continuare a intensificarsi. Indice Micex in ribasso per la quinta seduta consecutiva, segna la fase ribassista più duratura in sette settimane. Ieri la borsa di Mosca aveva ceduto fino a -2,2%. L’indice Russian RTS Index (RTSI$) – che è valutato in dollari – ha perso più di qualsiasi altro indice azionario tra i principali al mondo, nel corso di quest’anno. Il rublo scende a 35,9815 verso il dollaro e a 49,7114 verso l’euro.

Mercati asiatici contrastati, Tokyo ha chiuso a +0,17% mentre Hong Kong ha perso l’1,18%.

Benchmark della regione MSCI Asia Pacific Index in calo -0,8% su base settimanale, yuan cinese ha testato il minimo in 16 mesi.

Occhio alle quotazioni del nichel, che nel mese di aprile sono balzate +15% sulla scia delle tensioni in Ucraina. “Il livello della tensione tra gli Stati Uniti e la Russia – (il segretario di Stato John Kerry ha affermato che Mosca farebbe un “grave errore) nel caso in cui non ponesse fine alle provocazioni in Ucraina – sta ovviamente alimentando le preoccupazioni tra gli investitori, sostenendo le quotazioni di asset come michel, grano, palladio e petrolio – ha commentato a tal proposito, in una intervista rilasciata a Bloomberg, Kazuhiko Saito, analista presso il broker delle commodities con sede a Tokyo, Fujitomi Co – Anche se sarà possibile assistere a un ritracciamento tecnico dopo il forte rally, il trend probabilmente continuerà, visto che la situazione non si risolverà presto. E i prezzi delle commodities non sono di grande aiuto per il mercato azionario globale”.

Il mercato di Hong Kong, in particolare, si appresta a soffrire il calo più forte dal 14 marzo, e ha perso -4,5% da inizio 2014. E non si smorzano i timori sul rallentamento dell’economia cinese, con Dong Tao, responsabile economista di Credit Suisse, che nel corso di una conferenza che si è tenuta a Hong Kong ha dichiarato di essere pessimista sull’outlook sia di breve che di medio termine.

Occhio intanto al Giappone, dove i prezzi al consumi sono balzati ad aprile +2,7% su base annua, riportando il balzo più forte dal 1992, sulla scia dell’aumento dell’Iva e delle misure di stimolo monetario adottate dalla Bank of Japan.

ALTRI MERCATI – In ambito valutario, l’euro +0,12% a $1,3845; dollaro/yen -0,15% a JPY 102,15. Euro/franco svizzero -0,03% a CHF 1,2190. Euro/yen -0,05% a JPY 141,43.

Riguardo alle materie prime, i futures sul petrolio -0,63% a $101,30 al barile, oro +0,69% a $1.293,50 l’oncia.