ROMA (WSI) – Dopo il taglio all’Irpef, si riapre il dossier del provvedimento sul rientro dei capitali dall’estero.
L’agenda fiscale del governo si arricchisce di un importante capitolo, accantonato momentaneamente a metà marzo, da scrivere entro la fine del 2014.
L’accelerazione l’ha impressa ieri il sottosegretario a Palazzo Chigi, Graziano Delrio, precisando che si tratta di un’operazione che «niente avrà a che fare con un condono».
Delrio si riferisce alla voluntary disclosure, una misura messa a punto dal governo Letta a inizio anno con un decreto legge, poi non convertito, che consentiva a chi ha esportato illegalmente capitali all’estero di autodenunciarsi evitando però solo le conseguenze penali, non quelle fiscali.
In bacino nel quale pescare è ampio: secondo alcune stime del Tesoro, i capitali non dichiarati fuori dall’Italia (soprattutto in Svizzera) ammonterebbero a non meno di 140-180 miliardi. Con il decreto Letta Via XX Settembre puntava a incassare non meno di 5 miliardi di gettito: secondo gli specialisti, però, si trattava di una pia illusione per come era confezionato il meccanismo di rientro.
Ora il governo è orientato a riprendere in mano la partita, ma per chiudere l’operazione deve trovare una non facile sintesi tra due disegni di legge sui quali sta lavorando la Commissione finanze della Camera da inizio aprile. Due proposte che rispecchiano differenti filosofie e intorno alle quali si sta aprendo un braccio di ferro interno alla maggioranza.
La prima proposta è firmata dal Pd Marco Causi e ripropone molti degli elementi del decreto decaduto. Prevede che chi aderisce alla voluntary disclosure debba pagare in un’unica soluzione le maggiori imposte dovute, vale a dire tutte le tasse fino all’ultimo euro, su quanto il soggetto aveva detenuto illecitamente all’estero, con sanzioni amministrative che possono essere ridotte «alla metà del minimo edittale».
Le cifre non possono essere portate in compensazione con eventuali crediti ma viene garantita la «non punibilità per alcuni reati fiscali». Più morbida la soluzione messa a punto da Daniele Capezzone. L’esponente di Forza Italia, che gode del sostegno dell’area di centro-destra che sostiene il governo, immagina una sanatoria che consente a chi si autodenuncia di versare solo il 50% di quanto accertato dall’amministrazione fiscale (oltre a sanzioni ridotte) anziché l’intero ammontare delle imposte dovute in base all’attività di accertamento. Inoltre si ipotizza un versamento su base triennale che, però, decade nel caso di mancato pagamento anche di una sola rata.
GLI SCONTI
Delrio ha inoltre riaperto il cantiere del quoziente familiare. «Serve un fisco più giusto per coloro che allevano i figli», ha argomentato ieri il sottosegretario. Il governo pensa allo strumento delle delega fiscale approvata nelle scorse settimane dal Parlamento. Le parole di Delrio sono arrivate poche ore dopo quelle di Renzi che aveva accennato alla necessità che il sistema fiscale venga riformato tenendo conto del «fattore famiglia». Come esempio di iniquità di trattamento tributario, il premier aveva messo a confronto un single e un padre di famiglia con 4 figli. «Dobbiamo porci il problema», aveva chiosato.
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