MILANO (WSI) – Dimezza i ribassi ma chiude in calo di qusi tre quarti di punto percentuale la Borsa di Milano. Dopo un avvio cauto in lieve rialzo, il listino principale ha virato con decisione in territorio negativo.
L’indice Ftse MIB ha ritracciato dello 0,69% a 21.639,96 punti, dopo aver bucato momentaneamente anche la soglia dei 21.500 punti. Sul mercato dei titoli di stato, spread BTP-Bund a 10 anni -0,27 poco sopra 158 punti base, a fronte di tassi decennali -0,29%, al 3,03%, dunque ancora al minimo storico.
Pesanti i titoli bancari: Mps, nel giorno in cui parte il raggruppamento delle azioni – nel rapporto di una nuova azione ordinaria ogni 100 azioni possedute – scivola. Peggiore del listino Pop Emilia. Male anche Banca Popolare di Milano, che oggi ha dato il via all’aumento di capitale che si concluderà il 23 maggio: operazione da 500 milioni di euro. I diritti saranno negoziabili fino al 16 maggio. Il prezzo di riferimento rettificato è pari a EUR0,6475 mentre il valore di riferimento unitario dei diritti sarà invece pari a EUR0,0784.
Tra i titoli di altri settori, smobilizzi in particolare su Mediaset dopo i rialzi delle ultime sedute (-1,98%). Fa peggio del mercato anche CNH Industrial.
Focus sull’outlook dal punto di vista dei grafici del Ftse Mib. L’indice, che non è stato in grado di raggiungere nelle ultime sessioni quota 22.000 – che rappresenta il trampolino di lancio per tornare a quota 22.200, dunque sui massimi del 2014 – vede messa in discussione la fase rialzista. Ulteriori approfondimenti ribassisti sono a rischio soprattutto in caso di ritracciamenti che porterebbero il Ftse Mib sotto una determinata soglia.
Il peggioramento di Piazza Affari e di altre borse europee è stato scatenato a metà mattinata dalla pubblicazione delle stime sulla crescita economica dell’Eurozona da parte della Commissione europea.
Tagliate in particolare le previsioni sul Pil del blocco, che crescerà nel 2015 +1,7%, contro il +1,8% delle previsioni dello scorso febbraio. Il tasso di inflazione sarà quest’anno dello 0,8% per poi salire nel 2015 all’1,2%, meno di quanto atteso in precedenza e soprattutto ben al di sotto del target fissato dalla Bce, del 2% circa.
La Commissione europea ha di fatto sottolineato che la bassa inflazione rimarrà una minaccia per l’espansione della congiuntura, per almeno i prossimi due anni. Meno di un anno dopo essere emersa dalla recessione più duratura della storia, l’Eurozona rimane vulnerabile, e la sua ripresa è a rischio a causa della fragilità dei conti pubblici dei suoi paesi membri, delle tensioni nei mercati emergenti e della minaccia della deflazione.
Riguardo all’Italia, la Commissione prevede che il suo debito continuerà a essere il secondo più alto dell’area rispetto al pil, dopo la Grecia, sia quest’anno che il prossimo, attestandosi al 135,2% del Pil nel 2014, prima di scendere al 133,9% l’anno prossimo: entrambi i valori sono però superiori alle stime di febbraio.
In una seduta in cui si mette in evidenza la chiusura del listino di Londra, i mercati scontano anche le violenze in Ucraina: diversi gli scontri tra ucraini e filorussi nel fine settimana, colpite in particolare sei città dell’est del paese. I filorussi hanno avuto la meglio sulla stazione di polizia di Odessa, liberando 70 attivisti circa che erano detenuti nel sito.
Gli investitori guardano anche al dato sull’attività manifatturiera pubblicato in Cina, che ha mostrato il quarto mese consecutivo di contrazione. L’indice HSBC si è attestato di fatto ad aprile a quota 48,1 punti, al di sotto della rilevazione preliminare di 48,3 punti.
“Il dato peggiore delle attese è un segnale che indica che le condizioni del settore manifatturiero cinese rimangono piene di sfide. Detto questo, è il primo miglioramento dell’indice dallo scorso ottobre che, unito alla ripresa del dato PMI manifatturiero ufficiale reso noto la scorsa settimana, suggerisce che la pressione sull’economia si è in qualche modo smorzata”, hanno commentato gli analisti di Capital Economics.
Più pessimista Yao Weu, economista di Société Générale intervistato da Bloomberg TV. “L’economia (cinese) sta soffrendo un momentum di relativa debolezza. Si tratta di un problema strutturale. L’economia rimarrà debole e la decelerazione non è ancora finita”.
Tra i mercati asiatici, Hong Kong -1,34%, Shanghai -0,08%, S&P/ASX 200 +0,08%. Nel caso del mercato australiano, da segnalare che i volumi sono stati inferiori -22% rispetto alla media degli ultimi 30 giorni di contrattazioni. A Hong Kong, volumi in calo -35%.
Chiusi nella giornata di oggi – e anche di domani – i mercati azionari del Giappone e della Corea del Sud.
ALTRI MERCATI – In ambito valutario, l’euro +0,01% a $1,3872; dollaro/yen -0,21% a JPY 101,97; euro/franco svizzero -0,06% a CHF 1,2174; euro/yen -0,22% a JPY 141,46.
Riguardo alle materie prime, i commodities, i futures sul petrolio +0,51% a $100,27 al barile, quotazioni oro +0,80% a $1.313,30.