LEGNANO (WSI) – Dopo il prevedibile lunedì piatto dei mercati finanziari a cui abbiamo ieri assistito (ad eccezione dei buoni movimenti visti sulle Borse), complice anche la chiusura della piazza di Londra, ci apprestiamo a vivere una settimana che invece, come scrivevamo ieri, sarà ricca di pubblicazioni di dati e vedrà riunirsi alcune tra le maggiori banche centrali. La notte scorsa è stata quella australiana a dare il la e ad aprire la strada ad auspidabili aumenti di volatilità legati proprio agli eventi macro.
RBA: cash rate invariato
Come largamente atteso dunque, la Reserve Bank of Australia ha lasciato il tasso di interesse di riferimento invariato al 2,50%. Nessuna novità dunque, sebbene la vicina RBNZ avesse proceduto nei due mesi precedenti ad un doppio rialzo dal 2,50% all’attuale 3%, il che naturalmente è solo indicativo data la profonda diversità delle economie di Australia e Nuova Zelanda.
I punti salienti dello statement accompagnatorio hanno ribadito la sostanziale stabilità dei tassi di interesse nei periodi più prossimi, l’attestazione di miglioramenti sul fronte del mercato del lavoro non però ancora in grado di condurre a cali sostanziosi della disoccupazione, un’inflazione assolutamente coerente con i target prefissati e che dovrebbe rimanere sostanzialmente stabile verso livelli tra il 2 e il 3% previsti per i prossimi due anni. Come accade sempre per quanto concerne la RBA, nessun timore a fare cenno al tasso di cambio e più propriamente al valore del dollaro australiano il quale viene ritenuto in linea con gli standard e meno importante nel determinare un miglioramento dell’economia reale del paese.
Dunque nessuna novità e reazione del mercato che si è estrinsecata per il cambio AudUsd in una fiammata rialzista perfettamente approdata a livello dei massimi di settimana scorsa a 0,9315 e poi rientrata verso quelli che potrebbero essere nuovi tentativi verso i primi supporti in area 0,9250 dove pure ieri la quotazione si era arrestata per poi lievemente partire durante il pomeriggio delle contrattazioni.
Non va naturalmente dimenticato che nella notte avremo la pubblicazione delle Vendite al Dettaglio (oltre che il PMI dei Servizi della Cina), mentre giovedì vi saranno le release fondamentali della variazione del livello di occupazione e del tasso di disoccupazione che potranno verosimilmente fornire un’idea precisa della direzionalità che il cambio andrà ad intraprendere data l’impostazione tecnica di fondo che appare di connotazione rialzista ma con una difficoltà oggettiva della price action a superare la resistenza statica a 0,93.
Borse ieri uniche protagoniste
Nell’ambito di un mercato valutario letteralmente inchiodato, sono stati invece i listini azionari a muoversi ancora una volta in maniera importante. In due tempi per la verità : la sessione europea ha mostrato buoni sell off in grado di condurre a storni di quasi 200 punti per il Dax tedesco, di oltre 300 per il FTSE Mib e 50 per l’Eurostoxx50, mentre la sessione americana ha permesso ampi recuperi trainati proprio dagli indici d’oltreoceano che hanno di fatto riportato i prezzi ai livelli precedenti.
Particolari spiegazioni a questa logica non sussistono e sono comunque da legare a contesti puramente tecnici nel momento in cui, i livelli di supporto erano abbastanza sotto pressione dopo la reazione non propriamente decisa successiva ai dati sul lavoro degli Stati Uniti della giornata di venerdì. In quella occasione avevamo infatti osservato tentativi di nuovi massimi, poi rientrati ma non nella misura da consentire vendite di copertura o prese di profitto che invece sembrano essere accadute ieri.
Il bias resta comunque rialzista sulle Borse con i tentativi per il Dax di riportarsi già sopra la resistenza di 9.555 e riguardare area 9.620 e per l’S&P500 di ripuntare con decisione in primo luogo ad area 1.890 punti.
Il dollaro americano
Come ampiamente esemplificato ieri, va ribadito che il biglietto verde mantiene una situazione di strutturale debolezza contro tutte le major e che i presupposti tecnici non lasciano pensare nel più immediato futuro a rafforzamenti degni di nota. Nel caso del cambio principe Eurodollaro, il confronto imbarazzante tra Fed e BCE presto spiega la ragione di queste affermazioni ed un’ulteriore inazione da parte di Francoforte all’ormai imminente meeting non farebbe che acuire quella che per masse monetarie deve essere una forza relativa dell’euro contro il greenback e che potrà quindi condurre a nuovi massimi sul cambio.
Certo, l’attrazione per il fair value dato dalla parità dei poteri d’acquisto piuttosto che i differenziali di tassi di interesse nominali e reali avranno prima o poi un peso, ma questi sono ragionamenti che ora ci sono poco di aiuto per l’operatività giornaliera e che comunque non vedono neanche lontanamente manifestare i proprio effetti.
L’FXCM Dollar Index ha toccato questa notte i minimi a 10.425 punti e la pressione verso nuovi minimi diviene sempre più consistente; per questo, varrà la pena ad esempio seguire la pubblicazione dell’Indice dei Direttori di Acquisti del Terziario nel Regno Unito, dato notoriamente cruciale per la sterlina, ed in questo caso importante proprio per il Dollar Index nella misura in cui potenziali rotture ribassiste sono possibili verso la soglia dei 10.400 punti.
QUADRO TECNICO
EurUsd: data la sostanziale immobilità del cambio vista ieri, non possiamo che ribadire di base l’analisi ieri esposta. La forza intrinseca dell’euro, o debolezza di dollaro americano se la si vuole leggere in questo modo, resta indubbia e la reazione dello scorso mercoledì dopo i dati sull’inflazione Eurozona ed in maniera emblematica dopo i dati di venerdì, lo hanno dimostrato inequivocabilmente. Ancora una volta dunque fortissime le vendite che non hanno però raggiunto la grande area di supporto a 1,3775/90 e poi i copiosi acquisti fino quasi ad area 1,39. La megapin candle sul daily di venerdì è abbastanza esemplificativa di questa dinamica.
In apertura settimanale si sono viste delle leggere aperture in gap ribassista con discese che sono arrivate a testare area 1,3865, livello ieri non raggiunto però. Da qui lievi risalite che potranno nuovamente interessare i massimi a 1,3890 prima di eventuali nuove vendite in sostanziale tenuta dei livelli statici con un’attenzione specifica a tentativi di rottura che però potranno rivelarsi fallaci. 1,3850 il primo supporto in caso di cedimento sotto 1,3865, ma resta da privilegiare un’operatività in limit entry e dai target contenuti. Nei giorni pre-BCE dovremo essere pronti però ad attenderci un cambio in perdurante congestione.
UsdJpy: ieri parlavamo di un grafico orario che cii mostrava questa volta la formazione di una bearish flag per il ritest di area 102,00 per nuove vendite con primi obiettivi a 101,70. La figura si è ben sviluppata salvo poi fallire nuovi minimi e di fatto consentire rientri in fase congestiva con la conferma di area 102,15 come resistenza e 101,85 come supporto. La view dunque permane in favore di vendite verso i supporti, come sempre, dato un accorto Money Management, vagliando la possibilità di break ribassisti verso 101,70 prima e 101,50 poi. 102,15 il primo livello da superare per pensare a nuovi long verso 102,35 in primo luogo.
EurJpy: molto poco da aggiungere rispetto a ieri anche per quello che concerne questo cross. Anche in questo caso buona è stata la reazione del prezzo sul livello di 141,60 che però non ha portato a nuovi minimi e anzi ha ricondotto ad una sostanziale situazione di stucchevole lateralità . Resta dunque da privilegiare un’operatività in limit entry con l’idea di acquisto a 141,60 con target vicini a 141,80 per stop in pari e detenzione di posizione per potenziali rotture verso 142, ancora non troppo verosimili. 141,35 il primo livello da guardare al cedimento di 141,40, sebbene parlare di salti di 25-30 pips per questo cross sia piuttosto riduttivo.
GbpUsd: non cambia anche la sostanza per il cable. Resta in grande evidenza l’area di supporto a 1,6855 ben visibile sul grafico a 4 ore con la confluenza della media mobile esponenziale a 21 periodi ed il pivot daily e che proprio in queste prime ore di contrattazione sta consentendo i primi nuovi acquisti. Andrà posta attenzione alla release delle 10,30 fermo restando la possibilità di raggiungimenti dei massimi a 1,6920, con 1,6950 da guardare se la fiammata al rialzo dovesse rivelarsi particolarmente importante. Buoni invece gli eventuali sell sotto 1,6880 in ottica però dei vicini supporti a 1,6850/55.
AudUsd: come già ampiamente anticipato nella prima parte, il cambio è comunque andato a muoversi in maniera tecnica nonostante la volatilità generata dalle decisioni (o non-decisioni) della RBA. La figura di riferimento resta dunque il preciso canale rialzista dai minimi di gennaio, attraversato dal canale ribassista invece iniziato il 10 aprile. 0,9300/15 resta l’area cruciale da superare per effettive riprese del trend rialzista di fondo, pur giustificate da pin candle, media esponenziale a 21 periodi e swing dello stocastico sul grafico giornaliero. Nel breve resta ancora una volta importante il supporto a 0,9250 che può offrire un ottimo RR in acquisto vero le resistenze, mentre un suo cedimento potrebbe riportarci alla parte bassa del range verso area 0,92.
Ger30 (Dax): grande volatilità vista invece ieri sulle Borse con il tecnico cedimento del prezzo di quest’indice sotto 9.555 verso gli approdi auspicati a 9.490 punti e poi addirittura verso area 9.400; movimento poi completamente ricoperto nella pomeriggio, con il ruolo nuovamente di supporto ora assunto da 9.555 punti verso l’area di 9.620. Ancora 9.490 in caso di violazioni al ribasso.
XauUsd (Oro): come scrivevamo ieri lo scenario rialzista è dunque tornato fortemente in auge sul metallo giallo con il target a 1.316 ben raggiunto ieri dal prezzo. Il livello, ormai importante da tempo, di 1.307 può portare a nuovi acquisti, come si può evincere anche dall’ottima confluenza grafica con la media 21 del grafico orario ed il pivot daily, verso i massimi di ieri ed estensioni possibili verso 1.320/22 con occhio a 1.330. Vendite invece sotto 1.307 sarebbero pure giustificate dal buon RR verso 1.301 e 1.296.
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