Società

Come Marchionne ha salvato Chrysler e distrutto Fiat

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

ROMA (WSI) – In dieci anni Sergio Marchionne ha preso in mano le sorti di Fiat con grandi promesse. Ora l’AD presenta un piano di rilancio di un gruppo che è diventato italo-americano dopo il salvataggio di Chrysler e la sua integrazione nella sfera del Lingotto.

Nel piano si parla di 30 miliardi di euro da investire dal 2014 al 2018 di cui 10 verrebbero spesi in Europa per finanziare la ripresa dell’Alfa Romeo. Secondo il giornalista Marco Capobianchi, tuttavia, questi piani “sembrano copioni di una fiction e obiettivi sbandierati e mai raggiunti”.

In estrema sintesi, il manager svizzero non è un mito, avendo “ucciso Fiat”, potendo invece vantarsi con gli americani del salvataggio di Chrysler, una delle tre sorelle di Detroit.

Questa la scheda del libro edito da Chiarelettere:

Missione compiuta. Marchionne l’infallibile è riuscito nell’impresa disperata di salvare la Fiat. A quale prezzo? La più grande industria italiana è destinata a diventare parte di una multinazionale che sarà quotata a New York, che avrà sede ad Amsterdam e che pagherà le tasse a Londra. Una fuga dall’Italia dopo anni in cui lo Stato, cioè i contribuenti, ha foraggiato l’azienda per miliardi di euro via rottamazioni, sussidi indiscriminati, fondi pubblici alla ricerca e allo sviluppo, cassa integrazione… Un polmone artificiale che ha dato ossigeno a un’industria in fin di vita, con la famiglia Agnelli che non ha messo un euro ma ha continuato a incassarne.

Marco Cobianchi alza il sipario sui dieci anni dell’era Marchionne appena compiuti. Mette in fila i fatti: le promesse e le bugie, il carosello dei piani industriali (ben otto in nove anni, e mai realizzati), i bilanci e un debito considerato “spazzatura” dalle agenzie di rating, la trasformazione della Fiat in una finanziaria, i flop internazionali (Cina, Russia, India).

I numeri non lasciano scampo: oggi Fiat perde 911 milioni di euro mentre Chrysler guadagna un miliardo e 854 milioni. Gli stabilimenti italiani divorano gli introiti di quelli d’oltreoceano e per questo sono a rischio chiusura nonostante tutti dicano che no, non è il caso di preoccuparsi. La casa di Marchionne a Detroit è l’ultimo atto di una lunga liaison internazionale. Il sogno americano è diventato realtà. Era proprio destino.

Informazioni sull’autore:

Marco Cobianchi è giornalista di “Panorama” e da sempre si occupa di economia. Per Rai 2 nel 2012 ha ideato e condotto “Num3r1”, la prima trasmissione di informazione economica basata sul data journalism. Ha collaborato al libro collettivo BIDONE.COM (Fazi Editore 2001) scrivendo i capitoli riguardanti la nascita e il crollo delle società internet italiane. È autore di BLUFF, PERCHÉ GLI ECONOMISTI NON HANNO PREVISTO LA CRISI E CONTINUANO A NON CAPIRCI NIENTE (Orme Editore 2009). Per Chiarelettere ha pubblicato MANI BUCATE (2011) e l’ebook NATI CORROTTI