NEW YORK (WSI) – Chiusura in rosso per gli indici della Borsa americana, complici una serie di dati macro e trimestrali deludenti. A fine seduta, il Dow perde l’1% a 16.447 punti (-167 punti), il Nasdaq scivola dello 0,77% a 4.069 punti mentre lo S&P 500 flette dello 0,93% a 1.871 punti.
Il petrolio ha chiuso la seduta in ribasso: il contratto a giugno ha perso 87 centesimi, lo 0,9%, a 101,50 dollari il barile. Nel frattempo, i titoli di Stato americani si avviano a chiudere in rally con rendimenti in calo al 2,5% per il benchmark decennale e al 3,33% per il titolo trentennale. Sui mercati valutari, l’euro sale a 1,3715 dollari e il biglietto verde cala a 101,49 yen.
Sotto i riflettori del mercato, le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, che sono scese di 24.000 unità a 297.000 portandosi sui minimi del maggio 2007; l’indice dei prezzi al consumo è invece salito ad aprile dello 0,3%, in linea alle stime; l’indice che misura l’attività manifatturiera dello stato di New York è balzato a maggio ai massimi di metà 2010.
Nel frattempo, la produzione industriale è calata in aprile dello 0,6%, ben oltre la flessione dello 0,1% attesa dagli analisti. A pesare sull’andamento dell’indice è stata soprattutto la performance del settore utilities che ha registrato in aprile una flessione del 5,3% rispetto agli elevati livelli registrati in marzo a causa del maltempo. Il settore manifatturiero ha invece fatto segnare nel mese un -0,4%.
Occhio ad alcuni segnali di cattivo auspicio: il Nasdaq e il Russell 2.000 sono scesi al di sotto della loro media mobile a 50 e 100 giorni.
Dal punto di vista dell’analisi tecnica, gli esperti indicano per l’indice S&P 500 un livello chiave di supporto a 1.881,47 e un livello di resistenza a 1.892,83.
Sentiment di mercato osservato speciale, si parla del ritorno dell’avversione al rischio. Nel corso della conferenza SkyBridge Capital, a Las Vegas, David Tepper, gestore dei fondi presso Appaloosa Management, ha detto. “Non dico di andare short, ma non andate troppo long in questo momento”.
Tra le sue preoccupazioni, la minaccia della deflazione, la necessità impellente della Bce di allentare ulteriormente la propria politica monetaria, e una crescita economica, degli Stati Uniti, più debole del previsto.
Noto per essere un guru di Wall Street – dopo aver guadagnato $3,5 miliardi nel 2013, più di ogni altro gestore di fondi – Tepper ha continuato: “C’è un momento per fare soldi, e uno in cui si perdono soldi. Questo è probabilmente un momento in cui è meglio pensare di preservare parte dei propri soldi. Se si è investiti al 120%, probabilmente è troppo. Si può essere long, ma forse sarebbe meglio allocare parte degli investimenti in cash (contanti)”.
Di altro avviso Jim Paulsen, responsabile strategist per gli investimenti presso Wells Capital Management, che continua a essere convinto che lo S&P 500 si stia dirigendo verso 2.000 e che sottolinea che ci sono ancora margini di rialzo, dopo la rotazione che ha portato diversi investitori a uscire da quei titoli in cui “il sentiment era eccessivo” (come i tecnologi), e a puntare su nomi più difensivi.
C’è poi chi come Carmine Grigoli, strategist per gli investimenti presso Mizuho Securities, ritiene che Wall Street “esploderà al rialzo” nel corso dei prossimi due mesi.
Tra i titoli, focus su Cisco Systems, +6,5% dopo aver reso noto un outlook sul fatturato migliore delle stime degli analisti.
Twitter – le cui quotazioni sono crollate -55% dal record di dicembre – +1% dopo che MSCI ha dichiarato che inserirà il titolo nell’indice di riferimento MSCI Usa, a partire dal prossimo 30 maggio.
Wal-Mart cede oltre -2% dopo aver riportato un utile per azione di $1,10, inferiore alle attese degli analisti.