MILANO (WSI) – Grazie a uno sprint delle banche sul finale, la Borsa di Milano accelera al rialzo, riuscendo a resistere sia al nervosismo di fondo per l’esito delle elezioni europee, sia alla delusione per l’indice Ifo tedesco, che misura le aspettative sull’economia della Germania. Il dato è sceso a maggio a 110,4 dai 111,2 punti di aprile, peggio delle previsioni degli economisti (111).
Il listino Ftse Mib chiude così a +1,83%, avvicinandosi a 20.745 punti. Le autorità di Spagna, Grecia, Italia e Portogallo saranno contente di vedere l’euro scendere, senza che la Bce abbia ancora annunciato alcun intervento, eventualità prevista per giugno. La moneta unica è scesa ai minimi di tre mesi.
Prova di resistenza anche nei confronti dei dati deludenti arrivati dal fronte economico italiano, con le vendite al dettaglio che sono scese -3,5% su base annua, a marzo, crollando in particolare nel settore alimentare.
Il Ftse Mib rimane sopra al duplice supporto offerto in area 20250 dalla trend line rialzista disegnata dai minimi di giugno 2013 e quella ribassista originata dai massimi di fine 2009 ed al di sotto della resistenza offerta a 20700 dal 38,2% di ritracciamento (Fibonacci) del ribasso, dal picco di fine aprile.
Importante dunque, per successivi strappi rialzi, quota 20.700, mentre sul ribasso si potrebbe rischiare, in caso di violazione di supporti, di scendere sotto quota 20.000.
Sul mercato dei titoli di stato, lo spread BTP-Bund a 10 anni accelera al ribasso con un calo quasi -4% circa a 179,63 punti base, a fronte di rendimenti decennali -2,38% al 3,16%.
Tra i singoli titoli scambiati sul Ftse Mib giù Telecom Italia, che sconta l’uscita dal capitale di due grandi azionisti italiani. Tra le banche protagoniste, figurano Monte Paschi Siena, Mediolanum, Pop Emilia, Banco Popolare e Ubi Banca.
Più in generale, in Europa, lo Stoxx Europe 600 Index, è scambiato vicino al record in sei anni testato lo scorso 13 maggio; il benchmark è avviato a chiudere la sesta settimana consecutiva di guadagni, grazie anche alle speculazioni di un intervento della Bce, nel meeting del prossimo 5 giugno, teso a scongiurare la minaccia della deflazione.
Buone le notizie arrivate dall’Eurozona, con le agenzie di rating Fitch e S&P che hanno riconosciuto i progressi di Grecia e Spagna, rivedendo al rialzo le loro valutazioni.
L’azionario europeo e l’euro dovranno superare però la cruciale prova del nove delle elezioni europee. In Olanda un segnale positivo a favore della moneta unica è arrivato dal crollo della destra populista dell’euroscettico Wielders, in un contesto di astensionismo record.
Ma nel Regno Unito le cose sono andate diversamente, con il successo clamoroso degli anti-europeisti. Sembra che il partito populista di destra UKIP, guidato da Nigel Farage, abbia incassato una grande vittoria nelle elezioni nazionali inglesi, guadagnando 20 seggi.
La vittoria di altre forze anti europeiste in Europa potrebbe accelerare le vendite sull’euro, portando gli operatori a rifugiarsi sulle valute rifugio come yen, franchi svizzeri e dollari. Gli smobilizzi sulla moneta unica, d’altronde, continuano, e il rapporto euro/dollaro è sceso fino a $1,3618, al minimo in tre mesi.
“L’Ifo è il fattore che sta scatenando una maggiore debolezza per l’euro – ha commentato in un’intervista a Bloomberg John Hardy, responsabile della strategia presso Saxo Bank, a Copenhagen – La preoccupazione ora è che il momentum (per la moneta unica) si stia smorzando anche nei paesi core e che dunque la Bce agirà a giugno. A innervosire i mercati sono anche i risultati delle elezioni europee”.
Sui mercati asiatici, l’indice azionario thailandese SET è sceso -1,5% mentre il bath ha segnato un rialzo +0,2% sul dollaro dopo la notizia del colpo di stato. Altri listini positivi: Tokyo +0,87%, Hong Kong +0,13%, S&P/ASX 200 +0,23%, Shanghai +0,52%, Kospi +0,08%. Nell’arco della settimana il Nikkei è balzato +2,6%.
ALTRI MERCATI – In ambito valutario, l’euro -0,10% a $1,3640; dollaro/yen +0,11% a JPY 101,82; euro/franco svizzero +0,01% a CHF 1,2209 e euro/yen +0,01% a JPY 138,90.
Riguardo alle materie prime, i commodities, i futures sul petrolio +0,23% a $103,98 al barile, oro -0,13% a $1.293,30.