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Volatilità sul mercato valutario. Azionario rimane inchiodato

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LEGNANO (WSI) – Dopo l’ottimo e concertato movimento di dollaro americano in rafforzamento nella giornata di mercoledì, abbiamo ieri assistito ad una giornata nella quale l’assenza di direzionalità è invece stato il tema centrale.

Un rapido sguardo ai cambi originali, eccezion fatta per l’AudUsd, evidenzia infatti come nel breve siano stati frequenti e nervosi i “su e giù” del prezzo, con le difficoltà operative del caso laddove pure i punti tecnici di maggiore rilievo sono comunque stati generalmente rispettati. Ancora invece completamente congestionato l’azionario, come da attese.

L’euro sorvegliato speciale

Anche questa mattina dedichiamo parte delle nostre riflessioni all’euro, dal momento che ci avviciniamo sempre di più al meeting della Banca Centrale Europea più atteso di quest’anno. In attesa del 5 giungo dunque, stiamo ribadendo e concentrando le nostre considerazioni verso quelle che potrebbero essere dunque le auspicate decisioni in materia di politica monetaria attraverso le eventuali misure convenzionali e non.

Ieri accennavamo a come un taglio del tasso di rifinanziamento principale di 10/15 punti base appare la decisione più verosimile, ma anche quella probabilmente meno efficace e in qualche modo scontata dal mercato; e le vendite di euro alle quali abbiamo assistito in questi giorni, seppure non particolarmente profonde, vanno infatti esaminate nell’ottica di aspettative che stanno andando già a scontarsi sul prezzo e che via via vengono metabolizzate dal mercato.

Anche se, e va segnalato, prendendo a riferimento il benchmark eurodollaro, ieri è stato il primo dopo diversi gionri in cui il cambio non è stato in grado di mettere a segno nuovi punti di minimo se si considera ininfluente un tentativo di qualche misero pip.

La seconda possibilità attiene invece al tasso di deposito, quello cioè di remunerazione per le banche commerciali quando conservano in seno alla BCE gli eccessi di liquidità overnight. Al momento questo tasso è a zero, per cui non vi è alcun interesse corrisposto per questo tipo di operazione che continua però ad essere ampiamente utilizzata in un contesto generale di crisi dove il problema centrale è la mancanza di fiducia tra gli agenti economici.

Meglio dunque, dal punto di vista degli istituti di credito, depositare i fondi al sicuro anche se senza nessun ritorno, piuttosto che prestarli ad un’altra banca che a sua volta vive il rischio di controparte e che quindi è potenzialmente insolvente. Che poi è il nodo vero di tutta la crisi del credito che si vive in maniera particolare in Europa.

In questi giorni abbiamo disaminato le parole di Mario Draghi il quale come da retorica ha ribadito la centralità del tema inflazione, naturalmente ritenuta troppo bassa e prolungata al punto da rendere le aspettative sempre più ancorate al downside e tale da creare il contesto per quello che è stato definito un “asset buying plan”, un acquisto di titoli dunque.

Dicevamo ancora come il timore per la pericolosa spirale di inflazione stagnante e di aspettative di inflazione al ribasso abbia dunque riportato in auge il tema del Quantitative Easing della BCE, tema discusso nel meeting di Aprile ma poi completamente dimenticato in quello di Maggio. Ancora una volta noi confermiamo che dal punto di vista di impatto sulle variabili economiche, fermo restando l’assunto per il quale la politica monetaria riesce ad essere efficace nelle situazioni di squilibri momentanei e non per dirimere problematiche strutturali del quadro economico, il QE sarebbe senz’altro la risposta più credibile ed efficace all’interno del contesto europeo, oltre che il veicolo per generare veri e propri indebolimenti del valore dell’euro.

Difficilmente questo avverrà, e laddove qualcosa di simile dovesse palesarsi, evidentemente bisognerebbe comprendere le modalità di implementazione di tali misure visto che è impensabile che per statuto, connotazione, e contesto europeo, la BCE possa intraprendere un QE all’americana. Tanto per chiudere il cerchio in questa ennesima riproposizione di considerazioni, il punto è che l’eurodollaro è ancora a livelli elevati perché verosimilmente la politica di “wait and see” degli ultimi mesi della BCE a fronte di un deterioramento dell’inflazione e più in generale del quadro economico, non ha rafforzato l’idea che l’istituto centrale sia pronta a fare qualsiasi cosa per contrastare in primo luogo la disinflazione.

La credibilità è in assoluto la caratteristica più rilevante per un istituto centrale, come lo dimostra il caso di Bank of Japan, e la BCE potrebbe riacquisirla nel momento in cui davvero lasciasse intendere che è davvero disposta ed impegnata per l’obiettivo, non solo implementando misure concrete ma perfino con maggiore onestà sulle previsioni dell’inflazione accettando l’idea di rivederle al ribasso. Gli altri casi potrebbero addirittura dunque favorire nuova forza per l’euro e, ormai lo sappiamo, sarebbe un disastro.

Dollaro in esame

Come detto in introduzione, questa settimana si è vagamente riproposto il tema di un dollaro al centro del mercato e questo per chi trada il mercato valutario è davvero una buona notizia: assistere a movimenti correlati in ottica dollaro centrica del tipo dollari comprati contro tutte le altre valute o dollari venduti contro tutte le altre valute fornisce un elemento di analisi non da poco nell’implementare le proprie scelte operative.

Sfortunatamente per tutti, ieri questa logica è subito venuta meno e non vi stata più coerenza di movimenti sul fronte biglietto verde, con assenza di direzionalità di Eurusd, GbpUsd e UsdJpy in particolare, laddove invece solo l’AudUsd è parso muoversi con una buona dinamica rialzista.

Il nostro focus dunque, per quanto non se ne sia mai allontanato, è posto su questo tipo di contesto che potrà eventualmente potrà trovare conferme e fare di ieri un caso anticipatore. Tecnicamente questo si traduce nell’analisi del benchmark FXCM DJ Dollar Index che tecnicamente si trova ancora in un una fase di correzione, con il canale tracciabile a partire dai minimi dello scorso 8 maggio a 10.370 punti che sta ben contenendo il prezzo e che rappresenta dai fatto appunto una correzione rispetto all’ampio movimento ribassista cominciato il 21 gennaio di quest’anno.

Ieri accennavamo a come l’area attorno ai 10.550 punti fosse di grande importanza perché corrispondente ai primi punti sensibili di ritracciamento per eventuali ripartenze della tendenza principale; nella fattispecie l’area di 10.520 rappresenta il 38,2% di Fibonacci, oltre che zona di passaggio di medie mobili esponenziali a 100 e 200 periodi sul grafico daily.

Ieri il quadro ribassista è dunque tornato in auge, in parte, ma minoritaria, anche grazie al dato sul Pil degli Stati Uniti che su base trimestrale ha fatto segnare un -1,0% rispetto a previsioni di -0,5% ed un dato sulle Abitazioni in Vendita allo 0.4% e dunque ben inferiore alle attese dell’1%. Che sia il preludio ad un arresto del percorso di “stretta” della liquidità da parte della Fed nel momento in cui un player “antagonista” come la BCE invece è prossima forse a implementare misure di alleggerimento quantitativo?

Certo, questa domanda ha la diffidenza come presupposto originario, ma le domande obbligano le risposte e quelle difficili impongono risposte altrettanto complesse che quindi stimolano la riflessione. Naturalmente avremo modo di farne nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, con la massima attenzione naturalmente ai livelli tecnici per poi operare sui mercati.

QUADRO TECNICO

EurUsd: dunque confermata l’area dei minimi a 1,3590, così come l’ottima impostazione grafica del time frame a 4 ore il quale risulta ancora molto affidabile nel fornire indicazioni ribassiste con l’ottima funzione della media mobile esponenziale a 21 periodi quale resistenza dinamica confermata anche ieri. Ancora una volta in antitesi con la divergenza regolare rialzista tra prezzo e stocastico che mercoledì appariva in sviluppo e ieri ha trovato tiepide conferme. Ancora una volta dunque il superamento di 1,3620 è almeno il primo punto da attendere per ingressi long, ed in maniera più conservativa 1,3650. Il primo dei due livelli appena citati rappresenta, per l’impostazione tecnica finora offerta, un punto di vendita sempre guardando ad area 1,3575.

UsdJpy: onestamente non entusiasmante la price action del cambio che ha prima rotto al ribasso sotto il buon livello di 101,60, per poi rientrare sopra e nuovamente rompere al ribasso in maniera tutt’altro che significativa. Il quadro ribassista, almeno per operatività intraday, è ancora quello da preferire con la possibilità che nuovi test di 101,60 possano portare al primo supporto a 101,35 su cui valutare riacquisti e quindi un perdurare di confusione e lateralità. Sopra 101,50 e l’area di 101,80/85 quella da guardare, con tutto il RR limitato del caso. Importanti strappi ribassisti condurrebbero invece al livello di 101,10.

EurJpy: perfettamente appoggiata sulle media mobile semplice a 200 periodi del grafico giornaliero la price action di questo cross. Valida ancor di più dunque l’area di supporto a 138,15, dopo le precise rotture discesiste viste mercoledì sotto il livello di 138,80, e le successive conferme in area 138,55 anche grazie all’ottima media mobile esponenziale a 21 periodi del grafico a 4 ore. Su quest’ultimo potremmo assistere allo sviluppo di una divergenza regolare rialzista prezzo/stocastico che passerebbe però da possibili nuovi minimi sul prezzo prima di svilupparsi. Fondamentale dunque capire la dinamica sui punti di minimo che, se non dovessero spingersi oltre area 138, fornirebbero spunti long verso 138,55. 137,55 il supporto più rilevante al ribasso.

GbpUsd: come già ampiamente accennato, sporca è stata la dinamica del cable vista ieri. Buona la conferma della soglia di 1,67 quale importante livello statico con l’idea che si possano tentare allunghi rialzisti fino al primo livello di 1,6765, solo dopo 1,6840 che a sua volta offre un ottimo rapporto rischio/rendimento in vendita con stocastico orario in divergenza inversa ribassista per la rivisitazione dei punti di minimo.

AudUsd: buona invece la price action del cambio che dopo il breakout di 0,9270 dei giorni scorsi è poi ottimamente approdato a target a 0,9315. Il grafico orario ci segnala ora una divergenza regolare ribassista prezzo/stocastico che però potrà arrestarsi a 0,9315 e al più 0,93 prima di nuove ripartenze che si propongono 0,9335 come primo target. Solo sotto 0,93 potremmo ripuntare al livello di 0,9370.

Ger30 (Dax): ancora importanti le aree di massimo dunque per l’indice tedesco che ieri ha ancora consolidato, aggiornando però i punti di minimo al rialzo. Il grafico orario appare ancora il migliore per seguire la price action grazie all’ottima media mobile esponenziale a 21 pereiodi che, insieme ai punti a 9.930 e 9.920, costituisce buone confluenze grafiche per comprare verso nuovi massimi. Operazione aggressiva in short sarebbe quella di vendere sotto 9.920 per 9.890 che comunque rappresenta il maggior punto di supporto in cui il prezzo potrebbe ricaricarsi al rialzo con stop&reverse verso 9.800.

XauUsd (Oro): violata significativamente la dinamica di congestione dell’oro delle ultime settimane con le forti discese che hanno messo in discussione il supporto a 1.268 dollari l’oncia, oltre che violato via via i vari 1.286 e 1.277. Questo quanto avvenuto martedì. Ma anche mercoledì le conferme di tecnicalità sono provenute dal gold, nel momento in cui in questa sede proprio ieri evidenziavamo il livello di 1.269 come punto di potenziale ritracciamento e ripartenza verso area 1.255. Esemplificativa in questo senso la media 21 del grafico orario. Anche ieri quest’ultima ha permesso nuove vendite che però non hanno violato significativamente l’area di supporto, da dove sono partiti timidi ritracciamenti. L’orario potrebbe andare in divergenza inversa ribassista con conferme di tenuta a 1.260 e ritorno sui minimi, con 1.247 come target ideale. Primo step in acquisto sopra 1.260 verso 1.267.

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