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Cameron avverte Merkel: «Se Juncker presidente Commissione, Londra fuori dall’Ue»

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LONDRA (WSI) – Il premier britannico David Cameron ha minacciato di portare la Gran Bretagna fuori dall’Ue se Jean-Claude Juncker sarà nominato presidente della Commissione europea. Lo scrive il settimanale tedesco Der Spiegel citando fonti «vicine ai partecipanti» al vertice Ue di martedì scorso.

Per il premier britannico, che avrebbe confidato questi pensieri anche alla cancelliera Angela Merkel, la scelta di Juncker, candidato dei Popolari alla presidenza della commissione, «destabilizzerebbe così tanto il suo governo che sarebbe costretto ad anticipare il referendum sull’Ue» e il risultato a quel punto sarebbe senza dubbio a favore dell’uscita della Gran Bretagna dall’Europa. «Un uomo degli anni 80», avrebbe detto Cameron secondo lo Spiegel, «non può risolvere i problemi dei prossimi cinque anni».

Da giorni Juncker, ex primo ministro lussemburghese ed ex capo dell’Eurogruppo, è per molti un “Dead Man Walking” senza speranze per la presidenza della Commissione, criticato aspramente ieri anche dal Financial Times. Juncker può però ancora contare sull’appoggio chiaro della tedesca Angela Merkel, che guida il principale partito dei popolari europei: «Juncker deve diventare presidente della Commissione e per questo obiettivo sto conducendo ora tutti i colloqui», ha detto la cancelliera.

Intanto l’opposizione all’ex premier lussemburghese si fa sempre più corposa: con l’editoriale del Financial Times, voce degli interessi finanziari di mezza Europa, che lo stronca e chiede ai capi di Stato e di Governo di scegliere un volto nuovo, si allunga la lista di chi lo vuole fuori dalla corsa per diventare nuovo presidente della Commissione europea, posto a cui lui stesso avrebbe preferito quello meno esposto e meno operativo di presidente del Consiglio Ue.

L’opposizione a Juncker è guidata da Cameron che sta cercando di allargare la fronda dei contrari tanto da spingere lo svedese Fredrik Reinfeldt a convocare un mini-summit in Svezia il 9-10 giugno insieme all’olandese Mark Rutte e alla Merkel per cercare di fare pressione sulla cancelliera affinché si convinca ad andare subito in un’altra direzione.

Il duro attacco del Financial Times si inscrive dunque in questa strategia britannica: convincere chi conta in Europa che Juncker è il nome sbagliato perché la sua scelta è una «discutibile» appropriazione di potere da parte del Parlamento Ue (gli ‘Spitzenkandidaten’ sono stati un’idea dei socialisti di Schulz e il Trattato non li prevede) e perché rappresenta tutto quello che gli elettori «di protesta» contestano all’Europa. È «un arcifederalista della vecchia scuola» laddove serve invece «un volto nuovo, una figura che vanti esperienza di governo e che abbia appeal popolare».

La caccia a candidati alternativi è quindi aperta e partecipa anche la Francia che rilancia l’attuale commissario al mercato unico Michel Barnier, fa sapere Le Monde. Barnier piacerebbe ai britannici, visto che le sue riforme in fatto di finanza hanno sempre tenuto in considerazione le esigenze della City di Londra, e anche Hollande lo sosterrebbe più volentieri di Christine Lagarde, altro candidato di compromesso che gira da mesi.

Ma fare nomi fuori dalla rosa proposta dal Parlamento Ue, è vissuto da molti, dalla Spd al leader di Syriza Alexis Tsipras, come un affronto alla volontà popolare.

Intanto nella complicata partita delle nomine Ue c’è un candidato ufficiale alla posizione di alto rappresentante della politica estera: la Polonia porta avanti il suo ministro degli esteri Radoslaw Sikorski, il quale dovrà vedersela con Schulz che alla poltrona ambiva fin da quando era chiaro che i socialisti avrebbero perso le europee.