ROMA (WSI) – Anche se pochi, sono benedetti e soprattutto arrivano subito.
La possibilità di ottenere nel giro di un mese il rimborso in busta paga dei crediti risultanti dalla dichiarazione dei redditi è l’aspetto che ha maggiormente spinto negli ultimi anni i contribuenti a dare la preferenza alla compilazione del 730 rispetto a quella del modello Unico, che invece consente di ottenere il credito solo chiedendolo direttamente al fisco o utilizzandolo per compensare altre imposte.
Quest’anno c’è una novità sgradevole per chi sul 730 giunge a crediti superiori a 4000 euro; se il contribuente usufruisce di detrazioni per carichi di famiglia o se il rimborso deriva anche in parte da crediti di imposta derivanti da dichiarazioni degli anni precedenti non otterrà subito il rimborso ma dovrà aspettare che l’Agenzia delle Entrate verifichi la posizione del contribuente.
La promessa del Fisco è che entro sei mesi al domicilio del contribuente verrà inviato un assegno con il dovuto. Secondo una stima dell’Agenzia delle Entrate la platea interessata non dovrebbe superare i 100mila; dai dati ufficiali rilasciati dall’Agenzia sulle dichiarazioni dei redditi compilate nel 2013 emerge che per quanto riguarda per le due categorie di contribuenti cui il 730 si rivolge, e cioè i lavoratori dipendenti e i pensionati, ci sono state rispettivamente 11,4 milioni e 7,2 milioni di richieste di rimborso, per una media però di circa 750 euro a testa. I lavoratori dipendenti che hanno indicato familiari a carico sono stati 8,4 milioni, i pensionati 2,7 milioni. La norma che ha tagliato il rimborso immediato è stata varata per limitare il problema delle frodi perpetrate da contribuenti che dichiarano il falso sui loro carichi familiari o sulle eccedenze ai Caf e che, non apponendo il cosiddetto “visto pesante” sul 730, non si assumono la responsabilità su quanto asserito dal contribuente. Il testo non è di chiarissima lettura: si tratta dei commi 586 e 587 dell’art. 1 della Legge di Stabilità 2014 e dice che l’Agenzia delle Entrate «effettua controlli preventivi, anche documentali, sulla spettanza delle detrazioni per carichi di famiglia in caso di rimborso complessivamente superiore a 4.000 euro, anche determinato da eccedenze d’imposta derivanti da precedenti dichiarazioni».
Con risoluzione 57/E del 30 maggio l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che dal blocco del rimborso sono esclusi tutti i contribuenti che non hanno detrazioni per carichi di famiglia (sono coloro che lasciano vuoti i righi da 21 a 24 del prospetto di liquidazione del 730) e che non hanno eccedenze da precedenti dichiarazioni indicate nei righi 58, 74, 77 e 82. Arrivare a 4000 euro di credito non è facile ma nemmeno impossibile, purché il reddito imponibile sia superiore a 25mila euro (al di sotto si diventa incapienti). Per dimostrarlo bastano un paio di esempi. Per il primo ipotizziamo un contribuente con un figlio a carico che lo scorso anno abbia acquistato una casa; l’ha ristrutturata spendendo 70mila euro e ha avviato un mutuo da 150mila euro. Avrebbe così il diritto a 3500 euro di detrazione per le ristrutturazioni e a 760 euro per il mutuo, toccando i 4260 euro. Per la seconda ipotesi consideriamo un dirigente con uno stipendio di 90 mila euro e che a seguito di separazione debba al coniuge un assegno di 10mila euro all’anno, deducibili dall’imponibile e che gli comportano un credito di imposta di 4.300 euro; se ha anche un figlio a carico o un’eccedenza di imposta pregressa deve aspettare i controlli dell’agenzia per ricevere il rimborso.
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