Società

Domanda al vetriolo: “Perchè i tedeschi devono pagare le baby pensioni degli italiani?”

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ROMA (WSI) – Non e’ che alla fine avranno ragione gli odiati tedeschi a considerarci spendaccioni e incorreggibili?

Il dubbio, dopo qualche bevuta, e’ cominciato a serpeggiare l’altro pomeriggio a Via della Vite (sara’ un caso il nome?) Durante la presentazione de L’euro e’ di tutti, saggio di Roberto Sommella, in uscita in libreria in questi giorni con tanto di prefazione di Renzie.

Da bravo conduttore, il giornalista economico si e’ scelto un ticket di relatori che ricordava molto le mitiche coppie del cinema italiano, di solito divise tra un cattivo e un buono, un timido e uno spaccone, stile Il Sorpasso: Dino Pesole, storica firma de Il Sole 24 Ore, nella parte del carabiniere comprensivo e Tobias Piller, perfetto fustigatore degli sprechi italici, che si e’ costruito una fama con i suoi editoriali a volte intinti nel veleno sulla Frankfurter Allgmeine.

Eppure, tra lo stupore degli amici intervenuti a presenziare alla Nouvelle Maison di Daniela Rizzuti, grazioso atelier di arredamento molto cool, la lezione del cantore del rigore ha fatto breccia. Sono vent’anni che non cresciamo, che non innoviamo e non abbiamo un progetto paese, ha sentenziato Piller, ”perche’ i tedeschi devono pagare le baby pensioni degli italiani?”.

Rispondere alla domanda e’ stato difficile anche per gente come Sommella e Pesole, che di argomenti per un’Europa più solidale e meno d’acciaio ne avevano e ne hanno eccome, dagli eurobond alle revisioni delle norme (snodo del saggio). A difendere la causa di un euro diverso e’ arrivato il dandyssimo Marco Cecchini, direttore delle Relazioni Esterne dell’Ivass, gia’ inviato del Corriere della Sera e portavoce di Gulietto Tremonti, quello che forse giustamente voleva il biglietto da un euro e la condivisione dei debiti pubblici, ma poi ha rovinato tutto con le sue manie di persecuzione.

Come finira’? L’euro restera’ per sempre una Torre di Pisa, inclinata ma in piedi, come suggerito dall’autore del libro o ci sara’ un’implosione definitiva? Nel dubbio, i vari commensali, guidati dal presidente dell’ordine dei giornalisti del Lazio, Paola Spadari in versione dark stile Boldrini, se la sono bevuta alla grande: sulla bonta’ delle livraison nessuno ha avuto da ridire.

Da Marcello Bussi, spigoloso nemico del rigore tedesco firma di Milano Finanza, a Stefano Genovese, capo delle Relazioni Istituzionali del gruppo UnipolSai, a Fabrizio Ravoni, altro ex portavoce del commercialista di Sondrio ora rientrato alla base de Il Giornale, fino a Federico Garimberti portavoce del semestre Ue, tutti convinti dai calici: brindiamo che ci passa. Euro uber alles o Deutschland uber alles?

Questo il problema insoluto. Qualcuno dice che sara’ meglio riallacciare le cinture dopo l’estate se Mario Draghi non varera’ il suo personale Piano Marshall. Ma domani, si sa, soprattutto nella Roma de Marino, e’ sempre un altro giorno.

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