ROMA (WSI) – Continua a calare la spesa delle famiglie italiane. Nel 2013, la spesa media mensile per famiglia è scesa del 2,5% calando a 2.359 euro, a fronte di un’inflazione all’1,2%.
Lo ha comunicato l’Istat.
I livelli di spesa sono inferiori a quelli del 2004 pari a 2.381 euro: si torna cos’ indietro di 10 anni.
Il calo della spesa risulta generalizzato ed è più consistente per le famiglie con i livelli di spesa equivalente più bassi. La diminuzione della spesa alimentare, dai 468 euro del 2012 ai 461 euro del 2013, “non è statisticamente significativa”, mentre lo è la contrazione della spesa per la carne (che da 110 euro scende a 107 euro).
La spesa non alimentare risulta, invece, “significativamente in calo” rispetto al 2012 (-2,7%) e si attesta su 1.898 euro mensili: continuano a diminuire le spese per abbigliamento e calzature (-8,9%), quelle per tempo libero e cultura (-5,6%) e quelle per comunicazioni (-3,5%).
La sostanziale stabilità della spesa alimentare e la diminuzione di quella non alimentare determinano l’aumento della quota di spesa destinata ad alimentari e bevande (dal 19,4% del 2012 al 19,5% del 2013); l’aumento più consistente si registra nelle regioni centrali (dal 19,3% al 19,6%), ma è nel Mezzogiorno che si osserva il valore più elevato (25,3%).
Anche per effetto dell’aumento dei prezzi dei prodotti energetici che è stato più contenuto dell’anno precedente (+1,3%, contro il +12,5% osservato tra il 2011 e il 2012), la spesa destinata ai combustibili e all’energia è rimasta stabile, con conseguente aumento della quota di spesa totale ad essi destinata (dal 5,6% del 2012 al 5,8% del 2013).
La stabilità della spesa per le cure mediche (circa 87 euro) determina, ancora una volta, un leggero aumento della quota di spesa totale (dal 3,6% del 2012 al 3,7% del 2013), in particolare nel Nord dove passa dal 3,8% al 4%. Nel 2013 continua a diminuire la spesa per l’abbigliamento e le calzature (da 120 euro a 109 euro), che ormai rappresenta il 4,6% della spesa totale.
Nonostante il calo sia più marcato nel Nord (dal 4,8% si scende al 4,3%), è nel Mezzogiorno che più frequentemente si cerca di ridurre tali spese: più di un quinto delle famiglie dichiara di aver diminuito, rispetto all’anno precedente, la quantità di vestiti e scarpe acquistati e di essersi orientato verso prodotti di qualità inferiore (contro un 17,2% osservato a livello nazionale). Sempre nel Mezzogiorno, aumenta, dal 17% del 2012 al 18,8% del 2013, anche la quota di famiglie che li acquista al mercato (dal 13,6% al 15,6% a livello nazionale).
(Agenzie)