NEW YORK (WSI) – Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato dalla Casa Bianca una nuova tornata di sanzioni economiche contro la Russia, con il chiaro obiettivo di fermare gruppi insurrezionisti nell’Ucraina dell’Est che Washington ritiene siano foraggiati e manovrati da Mosca.
Le sanzioni prendono di mira l’economia russa, compresa l’industria della difesa, ma pare evidente che non esiste ancora la volonta’ di provocare danni consistenti alla Russia, un passo che fonti dell’amministrazione Usa fanno capire sara’ preso solo in caso di un’invasione a largo raggio dell’Ucraina ordinata dal presidente russo Putin. C’e’ poi divergenza di vedute con gli europei, molto piu’ fiacchi nei confronti della Russia, anche per via della maggior dipendenza da gas e petrolio (sono nate polemiche dopo la stretta di mano tra il ministro italiano degli Esteri Federica Mogherini e Putin).
Da Washington per adesso vengono prese di mira grandi banche e aziende dei settori della difesa e dell’energia, tra cui alcuni dei colossi russi piu’ potenti: Rosneft, la compagnia petrolifera di stato e maggior produttore di greggio; Gazprombank, il braccio finanziario di Gazprom, gigante statale produttore di gas; Novatek, la seconda azienda pubblica produttrice di gas e “concorrente” di Gazprom; e infine VEB, la banca russa per lo sviluppo economico. Nessuna di queste entita’ potra’ accedere in alcun modo al mercato dei capitali degli Stati Uniti o a Wall Street.
Obama ha annunciato che la sua amministrazione imporrra’ sanzioni anche ad altre otto aziende del settore difesa e spazio e contro alcuni individui, tra cui quattro funzionari del governo di Mosca, compresi un consulente del presidente Vladimir Putin e un alto manager del Federal Security Service; inoltre sanzioni sono previste contro un impianto per la spedizione del greggio in Crimea, che Mosca si e’ annessa; e per un leader separatista pro-russo.
Sempre ieri sera da Bruxelles, riferiscono fonti diplomatiche, l’Unione Europea ha annunciato che vengono congelati programmi condotti in Russia dalla Banca europea di investimenti (Bei) e della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (Berd).
La reazione di Mosca non si e’ fatta attendere. Il vice ministro russo degli esteri Sergueï Riabkov ha definito «scandalose» e «totalmente inaccettabili» le nuove sanzioni americane e ha promesso che Mosca risponderà con «misure dolorose». «Le nuove decisioni dell’amministrazione Obama di introdurre sanzioni, sono un pretesto falso e fallace contro un certo numero di entità e individui russi che non possono che essere qualificate come scandalose e totalmente inaccettabili» ha detto Riabkov all’agenzia ufficiale Interfax. Mosca, ha aggiunto, prenderà delle misure che saranno accolte da Washington come gravi e dolorose”.
L’ulteriore inasprimento delle sanzioni era nell’aria da giorni. Ancora oggi, il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest aveva ricordato che «abbiamo detto da tempo che la mancanza da parte di Mosca di intraprendere passi per allentare la tensione in Ucraina mette la Russia a rischio di un maggiore isolamento e di maggiori conseguenze economiche».
Quasi allo stesso tempo, da Bruxelles la cancelliera tedesca Angela Merkel – con la quale Obama ha parlato ieri al telefono anche dell’ Ucraina – ha oggi affermato che «purtroppo non sono stati fatti progressi sull’attuazione delle nostre richieste», e «per questo faremo nuove sanzioni perché riteniamo che il contributo della Russia sull’Ucraina non sia ancora sufficiente».
Richieste che erano state stigmatizzate anche in un colloquio due giorni fa tra Obama e il premier britannico David Cameron, e che in particolare prevedono, ha ricordato la Casa Bianca, un immediato stop al flusso di armi e combattenti russi attraverso la frontiera, la realizzazione di un effettivo ed efficace meccanismo di monitoraggio Osce della frontiera, di una roadmap per colloqui del gruppo di contatto e il rilascio di tutti gli ostaggi. E ancora oggi, Cameron ha a sua volta affermato da Bruxelles che «la situazione in Ucraina è inaccettabile. La Russia non ne sta rispettando l’integrità territoriale» e pertanto è necessario da parte dell’Ue «un segnale chiaro con azioni chiare».
Le misure adottate oggi dagli Usa, scrive il New York Times, non arrivano a tagliare fuori interi settori dell’economia russa, come minacciato in passato, ma rappresentano un significativo passo avanti rispetto alle restrizioni ai visti e alle attività finanziarie imposte finora ad una serie di personalità politiche e del mondo della finanza di Mosca.
Un aspetto sottolineato anche da funzionari della amministrazione Obama, secondo i quali si tratta delle misure più punitive adottate finora nei confronti della Russia.
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L’onda lunga degli attriti Russia-Usa per la crisi ucraina non era mai arrivata al business in maniera tanto seria. Le sanzioni statunitensi, annunciate nelle ultime ore contro alcune società russe, “limitano – in base ai documenti del Tesoro Usa – il loro accesso ai mercati dei capitali statunitensi” e di fatto rappresentano il primo vero ostacolo, anche se non ancora assoluto, all’ulteriore espansione delle compagnie russe a Ovest, già peraltro in atto. Tanto da far dire al capo del governo russo, Dmitri Medvedev: “Se i nostri partner continueranno con le sanzioni, in risposta saranno prese misure contro persone e compagnie straniere”. Spicca tra tutti i bersagli, Rosneft, il colosso guidato da Igor Sechin, considerato un’eminenza grigia nel cerchio più stretto di amicizie intorno a Vladimir Putin e già personalmente caduto sotto le sanzioni dell’Ovest.
Rosneft “è la società petrolifera più grande della Russia e il terzo più grande produttore di gas”, secondo lo stesso Dipartimento del Tesoro statunitense. Ma soprattutto un partner per la major americana ExxonMobil, per la britannica Bp e per l’italiana Pirelli. Nonchè in trattative per l’acquisto di un pezzo della Morgan Stanley. In questo senso le nuove sanzioni, che impediscono alle banche statunitensi di prestare dollari a Rosneft e ad altre società, non avrebbero al momento una ricaduta diretta, anche se per ora non è chiaro quanto potranno intaccare l’intesa con Morgan Stanley – banca d’affari, con sede a New York – che aveva accettato di vendere la maggior parte delle sue operazioni di trading petrolifero a Rosneft, nel mese di dicembre, prima che iniziasse la crisi ucraina e che la Russia si annettesse la penisola di Crimea. Nelle scorse settimane la Rosneft ha presentato i dettagli dell’accordo per acquistare l’unità di trading petrolifero di Morgan Stanley a una Commissione statunitense che doveva valutarne i rischi per la sicurezza nazionale. E aveva ottenuto l’ok della commissione federale Usa del Commercio. Nel marzo 2014, gli analisti della società statunitense Platts avevano stimato che il valore dell’accordo si aggirasse intorno ai 400 milioni di dollari.
Rosneft inoltre in questi mesi ha dovuto far fronte alla svalutazione del rublo, che rende più costoso il rimborso dei prestiti effettuati in valuta estera per finanziare l’acquisizione del rivale Tnk-Bp nel 2013, per 55 miliardi di dollari. Chiaro che la presenza a Ovest del presidente del gruppo statale Rosneft, è sempre più significativa. Anche in Italia, nel gruppo Pirelli. Sechin ha fatto recentemente il suo ingresso tra i consiglieri della Bicocca dopo la chiusura del riassetto della cassaforte Camfin. I russi ne possiedono ora il 50%, mentre l’altra metà è di una nuova società partecipata dalla Nuove Partecipazioni di Tronchetti con il 76% e da Intesa Sanpaolo e Unicredit con il 12% ciascuna.
Il Tesoro Usa ha inoltre imposto sanzioni che vietano alle banche degli Stati Uniti di fornire nuovi finanziamenti a due importanti istituzioni finanziarie russe (Gazprombank e VEB) e a un’altra impresa energetica, Novatek, “il più grande produttore indipendente di gas naturale della Russia”, come dicono da Washington, di cui però Gazprom detiene un 20%, quota pesante che le consente di manovrare le società. Peraltro uno dei principali azionisti di Novatek, Gennady Timchenko, è già finito come anche Sechin nella lista delle persone sanzionate dall’Ovest. Tre le aziende colpite anche la storica Kalashnikov, che esporta i suoi mitra in tutto il mondo.