NEW YORK (WSI) – Quando le autorità di politica monetaria europee prendono misure per stabilizzare l’Eurozona – come imporre tassi di interesse a zero o inondare i mercati di liquidità, abbassando gli spread – in teoria il valore dell’euro dovrebbe abbassarsi.
Quello che succede invece, per via del paradosso della Bce, è che sale la domanda di asset denominati in euro e perciò anche la domanda per la moneta unica, come ha spiegato di recente il chief investment strategist di BlackRock chief, Jeffrey Rosenberg.
Quando Draghi ha promesso che avrebbe fatto di tutto per salvare l’euro e ha poi adottato misure di allentamento monetario per rilanciare l’economia d’Europa (basti pensare ai prestiti Ltro a tassi vantaggiosi concessi alle banche e al taglio dei tassi), non si è rafforzato solo l’euro, ma anche le Borse europee e i bond.
Da allora i listini azionari sono in progresso del 50%. Con le promesse di politiche accomodanti e moneta “facile”, gli asset in Europa sono diventati molto attraenti.
Se i listini stanno rimbalzando, insomma, non è per le prospettive di un’integrazione europea più forte, come le autorità politiche vogliono fare credere, bensì per il paradosso di Draghi.
Il teflon, come viene ora soprannominato l’euro, è un materiale resistente alle altissime temperature. Viene usato nell’industria per ricoprire superfici sottoposte a temperature alle quali si richiede una “antiaderenza” e una buona inerzia chimica.