Governo Hollande disperato: “Draghi faccia qualcosa”. La Francia all’Ue: “Ora più flessibilità”
PARIGI (WSI) – Dopo aver ammesso che il governo ha rinunciato a centrare gli obiettivi di bilancio nel 2014 e dimezzato le stime sulla crescita economica, il ministro delle Finanze francese ha lanciato un appello accorato a Draghi, affinché faccia il possibile per rilanciare una ripresa mai così lontana.
Il numero uno della Bce dovrebbe usare “tutti i mezzi a disposizione per combattere la deflazione e portare l’euro su un livello più competivo”. Tradotto: serve una svalutazione massiccia.
La Bce ha già promesso che inonderà il settore bancario dell’area euro con un altro giro di liquidità a tassi vantaggiosi per un totale di 400 miliardi di euro. L’obiettivo è incoraggiare le banche a prestare denaro alle piccole imprese e famiglie.
I dati decisamente deludenti di Francia e Germania mettono Draghi in una posizione molto scomoda. Al momento due terzi del blocco a 18 si trova in recessione, sull’orlo di una recessione o ha comunque subito una contrazione nel secondo trimestre. Non si può più parlare di ripresa.
Draghi deve fare di più e passare a un quantitative easing all’europea, ovvero acquistare bond governativi e altri titoli per alimentare le attività. Il banchiere romano non ha escluso questa soluzione.
Ma ha anche più volte fatto capire ai governi più in difficoltà che la svolta per uscire definitivamente dalla crisi è quella di varare riforme strutturali per rilanciare la crescita e gli investitmenti. Non è certo un’area in cui Francia e Italia eccellono.
L’APPELLO DI PARIGI A BRUXELLES
Il ministro delle finanze, Michel Sapin, ha scritto sul quotidiano Le Monde che per l’anno in corso la previsione di crescita sarà ridotta dall’1% allo 0,5%. Come conseguenza Parigi mancherà l’obiettivo di deficit-Pil al 3,8%. La nuova stima è un rapporto superiore al 4%. Sapin sollecita risposte dall’Europa, dal rafforzamento dell’azione della Bce ad un adattamento delle regole di budget alla situazione economica, quindi maggiore flessibilità rispetto ai vincoli che gravano sui conti pubblici.