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Euro: sarà la Fed a scatenare eventuale deprezzamento

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NEW YORK (WSI) – La settimana passata non è stata rivelatrice dal punto di vista di movimenti significativi di mercato. Sul fronte valutario il dollaro americano ha vissuto una fase di consolidamento senza però riuscire a raggiungere l’importante soglia dei 10.600 punti; ci riferiamo naturalmente alla quotazione del FXCM Dollar Index.

Sul fronte azionario i buoni segnali di ripresa che pure avevamo evidenziato si sono sviluppati discretamente, per poi lasciare spazio nel finale delle contrattazioni settimanali a delle sovra-reazioni legate all’acuirsi delle tensioni Russia-Ucraina, uno solo dei diversi focolai di guerra che attualmente imperversano. Imperterrito invece il rialzo del Bund, oramai su livelli storici.

Impostazione euro-centrica vs impostazione dollaro-centrica
Da un punto di vista macro, durante la settimana scorsa abbiamo continuato a mantenere un forte focus tra valore dell’euro e release provenienti dal fronte tedesco. Non certo lusinghieri sono stati i dati che si sono susseguiti per quello che riguarda la maggiore economia europea che su, fronte Inflazione e Pil, ha mostrato preoccupanti rallentamenti che, ad un’analisi fredda e tassonomica delle implicazioni macro della politica monetaria di Eurolandia, appaiono più che logiche e delle quali si aspettava solo il palesarsi.

L’impostazione eurocentrica del mercato, affiancata a quella che poneva in primo piano pure la sterlina britannica, appariva più che giustificata e trovava il suo culmine con il rilascio dell’Indice sui Prezzi al Consumo dell’Eurozona di giovedì scorso, dati che si inserivano appunto in un contesto europeo nel quale lo spettro della deflazione si aggira pericolosamente, con i periferici già di fatto in questa situazione, ed un dato aggregato del +0,4% poi confermato.

Un allineamento alle attese, come peraltro noi stessi ci attendavamo, non è stato particolarmente d’impatto sull’euro in quanto quest’ultimo continua a muoversi sulle aspettative di interventismo della BCE, non tanto in materia di TLTRO già annunciato, ma in relazione ad un eventuale Quantitative Easing, anche se ad ora tali aspettative appaiono ancora piuttosto morbide il che lascia pensare che sia più probabile che possa essere la Federal Reserve l’attore protagonista dell’eventuale deprezzamento della moneta unica.

Come già detto, sul cambio Eurodollaro incomincia ad affacciarsi all’orizzonte un percorso di pricing dei differenziali di inflazione e di aspettative sui tassi. Non appare dunque un caso che la settimana che ci apprestiamo a vivere sui mercati sarà di impostazione potenzialmente dollaro-centrica, visti i rilevanti appuntamenti macro d’oltreoceano. E questa impostazione di pensiero, che mette in luce le possibili logiche con le quali i grandi flussi di liquidità vanno a muoversi, quand’anche è il momento di impostare scelte operative di trading, può rivelarsi di grande aiuto: dato un segnale operativo, naturalmente imprescindibile, sapere di muoversi in sintonia più generale con il mercato, non appare infatti cosa da poco.

La settimana che ci attende

Lo spettro che minaccioso avvinghia i mercati resta senz’altro quello più ampiamente geopolitico; emblematica infatti è stata la giornata vissuta sull’azionario durante la giornata di venerdì scorso, durante il quale il mercato azionario si muoveva come da logiche in senso di recupero e consolidamento per poi essere attraversato da una rapida quanto violenta ondata di vendite legate alla notizie di guerra provenienti dall’Ucraina. Occorre, ad esempio, semplicemente aprire il grafico del Dax Tedesco per trovarne immediato riscontro, con le buone riprese di area 9.300 punti svilite poi drammaticamente fino addirittura al raggiungimento dei supporti in area 9.030 punti nel rapido giro di posta di un paio d’ore.

Chiarito dunque il contesto di fondo, che è necessario ritenere come dato di fatto e di difficile prevedibilità, il trader è quindi chiamato a inserire strutturalmente tale elemento nella sua gestione del rischio di mercato, ponderando l’esposizione a mercato e non essendo avulso all’utilizzo di uno strumento di protezione cruciale quale lo stop loss, la cui mancata immissione in casi come questi può essere perfino deleteria per il proprio conto di trading.

Come si scriveva pocanzi dunque, torneranno i primo piano i temi d’oltreoceano per la settimana che oggi si apre. In particolare si inaugurerà il Simposio di Jackson Hole il cui tema ufficiale sarà il ” Re-Evaluating Labour Market Dynamic”, ovvero sia lo studio della dinamica del mercato del lavoro che appare essere un tema cruciale per le banche centrali, come hanno dimostrato le scorse comunicazioni provenienti dalla Bank of England estremamente focalizzate sul contrarsi della crescita dei salari.

Mrs Yellen a questo proposito verosimilmente continuerà ad offrire in un certo qualche modo supporto alla view di “sotto utilizzazione delle risorse potenziali del mercato del lavoro Usa” e che quindi non avanzerà nessun tipo di valutazione hawkish. Le Minute di mercoledì prossimo potranno offrirci qualche elemento ulteriore di valutazione. A queste ultime si affiancheranno quelle della Bank of England che pure non ci offriranno grandi elementi di novità circa l’unanimità dei voti in seno al MPC sul mantenimento delle aspettative ancorate ad un rialzo dei tassi non anticipabile al primo trimestre del 2015.

Le release su inflazione riguarderanno ancora gli Stati Uniti ed il Regno Unito nelle giornate di martedì, in due contesti economici dove investitori ed operatori prezzano aspettative sul timing del rialzo tassi. Da non dimenticare anche il meeting della Reserve Bank of New Zeland questa notte, così come lo speech di Mr Stevens della Reserve bank of Australia mercoledì.

QUADRO TECNICO

EurUsd: settimana dunque tutt’altro che chiarificatrice quella appena trascorsa per quanto concerne il cambio Eurodollaro. Chiari però i principali livello di supporto e resistenza strategici, rispettivamente ascrivibili ai prezzi di 1,3335 e 1,3420. Il grafico daily ha messo in luce di fatto il fallimento di nuovi punti di minimo ed una sostanziale compressione di volatilità, come dimostra l’ATR che su base daily segnala una misura inferiore ai 50 pips.

La media mobile esponeziale a 100 periodi sul grafico a 4 ore mostra comunque come sia da preferire lo scenario ribassista con area 1,34 che ancora può offrire un buon rapporto rischio/rendimento, con i pur conservativi target a 1,3375 e 1,3355. Più irto di ostacoli il percorso bullish che potrebbe vivere di fiammate fino al livello di 1,3420 ed estensioni a 1,3430, ma dunque ancora lontano da cambiamenti repentini che si estrinsecherebbero solo oltre 1,3450.

UsdJpy: ancora estremamente controverso il daily di questo cambio che risulta ancora molto volatile ma privo di veri spunti direzionali. Buoni ancora i supporti in area 102,15 per lievi acquisti verso 102,50 e 102,70, quest’ultimo livello cruciale e di massimo della candela outside sviluppatasi venerdì e dalla cui rottura degli estremi potrà dipendere il più prossimo futuro della price action. Attenzione perciò alle eventuali rotture sotto 102,15, per proiezioni a livello di 101,75.

EurJpy: partendo come sempre dall’utilissima analisi del grafico giornaliero, l’impostazione resta ancora quella ribassista. L’area di 137,70 si è confermata ancora una volta di estrema valenza ed ora glia acquisti in quella direzione appaiono sensati, con stop sotto 136,80 ed eventuali reverse per puntare in primo luogo ad area 136,35. Non altre per ora le indicazioni anche ad analisi multiframe.

GbpUsd: il grafico giornaliero naturalmente ci ha fornito ampi spunti short. La candela giornaliera di mercoledì scorso che si configura come un’ampia outside negativa con chiusura sui minimi, spesso però vuol dire preludio ad ampie inversioni. E l’appoggio perfetto alle medie esponenziale e semplice a 200 periodi ne conferiscono ancora maggiore valenza con la successiva poi conformazione di potenziali pattern di morning star.

L’apertura settimanale in gap rialzista suggerisce ribassi di breve a cui dunque potrebbero far seguito buone riprese con warning particolare alla dinamica dell’oscillatore stocastico che fornisce potenzialità di divergenza regolare rialzista, sempre su grafico giornaliero naturalmente. “Il grafico a 4 ore tuttavia conferma per ora la view bearish grazia anche alla confluenza grafica ancora ottima tra media mobile a 21 periodi e livello statico di resistenza a1,6720 per nuove vendite in direzione dei minimi e potenziali tentativi di rottura verso 1,6630. Long invece sopra 1,6750 per moderati obiettivi verso 1,6785 e poi 1,6815 in estensione.

AudUsd: minimo di breve termine su grafico daily che la settimana scorsa ci ha fatto propendere per uno scenario long verso 0,9330 prima e 0,9365 poi. Dalla rottura del primo livello che dunque dipende il raggiungimento del secondo. I primi spunti short arriverebbero dalla violazione del supporto dinamico tracciato dai punti di minimo e dal cedimento dell’area delle medie 100 e 200 del grafico orario, sotto dunque quota 0,93 e più conservativamente sotto 0,9290 per obiettivi a 0,9265.

Ger30 (Dax): la formazione di un minimo di breve termine daily che sarebbe andato ad estrinsecarsi con il superamento di area 9.160 punti, non si poteva considerare invalidato nonostante il discreto ribasso di martedì scorso. E lo abbiamo visto con le buone risalite in test di area 9.200 punti e poi gli ottimi rialzi fino a 9.330 punti. Poi, come già detto in apertura, copiose vendite post-news che naturalmente andranno ad essere in parte ricompensate verso area 9.250 punti, dal quale poi riconfermare gli scenari bearish verso area 9.160. Un rialzo sopra i massimi di venerdì rappresenterebbero un nuovo e forte segnale long e spianerebbero la strada anche a target ambiziosi in direzione 9.500 punti.

XauUsd (Oro): ancora molto poco chiaro il quadro tecnico dell’oro. Il daily ha per l’ennesima volta cambiato connotazione, fornendoci venerdì un massimi di breve termine che si configura come segnale ribassista che però è prudente trasformare operativamente solo a rottura di area 1.296 verso 1.292 e 1.282. Long non prima di 1.305 per i classici target a 1.310 e 1.315.

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