ROMA (WSI) – ”L’Europa è a un bivio: o striscia nella deflazione e nella bassa crescita, oppure dà un colpo di reni e riparte, con le riforme strutturali e un consolidamento di bilancio growth friendly”. È quanto afferma il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan in una intervista al Corriere della Sera nella quale mette in risalto come gli ultimi dati indichino cn chiarezza che in Europa c’è un problema di crescita ”da affrontare con tutti gli strumenti possibili, e a tutti i livelli di responsabilità, nazionale e comunitaria’.
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan traccia dunque lo stato di salute dei conti italiani ed indica la rotta in materia di politica economica. “La spending review – spiega Padoan – è un’operazione altamente politica: si tratta di individuare le priorità, e in un periodo di risorse limitate. È un’operazione politica valutare se la spesa che si è accumulata nel tempo si debba considerare acquisita o se non si debba ripensare. Sarà, la spending review, lo strumento guida nella formulazione della legge di Stabilità.
Ed è chiaro che andrà coinvolto l’intero governo per identificare obiettivi di risparmio di spesa quantitativi, ma che permettano di preservare l’efficienza dei servizi pubblici. Anche Regioni ed enti locali dovranno essere coinvolti in questo processo”. Sulle cifre “ci muoviamo intorno a quelle indicate in aprile col documento di Economia e finanza, ma stiamo entrando solo adesso nella fase di identificazione delle misure.
In ogni caso gli obiettivi dei tagli di spesa terranno conto del quadro economico peggiorato”. Attenzione alla difficile situazione economica quindi, ma senza timore di andare a tagliare o comunque rivedere la spesa anche in aree come la sanità o l’istruzione.
“Riteniamo che ci siano margini finora largamente non considerati di miglioramento di efficienza in tutta la pubblica amministrazione. In tutti i settori ci sono spazi per risparmiare, non ce n’è uno più spendaccione di un altro. E’ un processo di ricerca dell’efficienza, che naturalmente implica anche mettere in discussione posizioni acquisite”.
E poi l’Europa, che “è a un bivio: o striscia nella deflazione e nella bassa crescita, oppure dà un colpo di reni e riparte, con le riforme strutturali e un consolidamento di bilancio ‘growth friendly’”. “In Europa – spiega il ministro – c’è un problema di crescita, da affrontare con tutti gli strumenti possibili, e a tutti i livelli di responsabilità, nazionale e comunitaria. La politica europea, compresa quella monetaria, e quelle nazionali, con le riforme strutturali e non solo queste, devono sostenersi e integrarsi a vicenda, per portare la crescita a livelli più elevati.
La situazione attuale, peggiore del previsto, non fa piacere a nessuno, però richiama l’attenzione sul fatto che c’è bisogno di un’azione comune. Sono in piena sintonia con il presidente della Banca centrale europea , Mario Draghi”. Grande attenzione sulle riforme, definite “un terreno molto importante, perché è l’approccio delle nuove regole europee, che mettono l’enfasi sulle riforme strutturali e il consolidamento fiscale, due fattori che interagiscono tra di loro.
Le riforme richiedono tempo, e magari hanno costi immediati nel breve periodo anche in termini di bilancio, ma le riforme migliorano il bilancio pubblico nel lungo periodo, perché riducono le spese. E poi, e qui mi riferisco a Draghi, in un’area fortemente integrata come la zona euro, se un Paese importante fa le riforme ci sono ricadute pure sui Paesi vicini. Se uno cresce di più perché risolve dei nodi strutturali che fermano la sua economia, questo va a beneficio di tutti. Di questi fatti bisognerebbe tener conto in modo esplicito, bisognerebbe avere una ‘visione europea’ delle strategie di riforma, creando spazio per un maggior coordinamento delle politiche europee”.
Tornando all’Italia, Padoan ribadisce l’impegno al rispetto del rapporto tra deficit e Pil: “Il quadro macro della zona euro è peggiorato rispetto a pochi mesi fa. Sia per quanto riguarda i dati sulla crescita, che per l’inflazione in continua flessione. È un fenomeno che desta preoccupazione, e in particolare non aiuta quei Paesi che hanno un debito alto che deve scendere, come noi. Ribadisco ancora una volta che il vincolo 3% nel rapporto tra il deficit e il Pil sarà assolutamente rispettato.
Vedremo poi come i tempi di raggiungimento del pareggio strutturale di bilancio saranno modulati. Dobbiamo rivedere al ribasso le previsioni di crescita del Pil, e quando avremo dati più precisi capiremo quale sarà il cammino verso l’obiettivo. Sicuramente la nostra intenzione è quella di continuare nell’aggiustamento di bilancio”.
Sul fronte casa, infine, Padoan spiega che “è sbagliato, come ho letto, fare paragoni tra quest’anno e il 2013. Il confronto giusto va fatto con il 2012, perché l’anno scorso c’erano delle esenzioni “una tantum”, e i dati che abbiamo noi, basati sul gettito effettivo dei Comuni che hanno deliberato le aliquote già nei mesi scorsi, dicono che sulla prima casa, rispetto al 2012, il carico fiscale è mediamente minore, e che rimane sugli stessi livelli per le seconde case e gli altri immobili.
Sono 1.424 le società pubbliche, con partecipazioni degli enti locali, con conti in rosso e redditività sotto lo zero. Una su quattro delle 5.264 che il commissario alla Spending Review ha potuto passare a setaccio. Già perché, nel complicato mondo delle partecipate di Comuni e Regioni, ce ne sono 1.075 che, a due anni di distanza, non hanno ancora reso disponibili i bilanci del 2012. A queste si aggiungono 143 società che, a forza di mettere a segno perdite, hanno oramai bruciato il proprio capitale: tra loro, la prima, con un ‘buco’ patrimoniale di 20,3 milioni, è la Cmv di Venezia che gestisce il Casinò.
Casinò Venezia maglia nera – Con 20,3 mln di euro di passivo patrimoniale la partecipata di Venezia Cmv è la maglia nera delle misto pubblico privato, dato 2012, scovata dall’indagine sulla spending review fatta dal commissario Carlo Cottarelli.
Se l’acronimo – peraltro relativo ad una società immobiliare – ai più non dice nulla, in realtà si tratta del Casinò di Venezia con sede principale nella storica Ca’ Vendramin Calergi, in pieno Canal Grande (dedicata al gioco glamour) e la ‘succursale’ di Ca’ Noghera (a due passi dall’aeroporto ‘Marco Polo’) in stile Usa, dedicata per lo più alle slot-machine. Con l’inizio della crisi economica il Casinò è letteralmente crollato, e dai primi posti tra le case da gioco, quella veneziana è stata superata dalle altre in Italia.
Il Comune (titolare al 100% della società), tra debiti, contratti con gli addetti e difficoltà di rilancio, nel tentativo di sanare il bilancio (non ancora stato approvato) ha tentato di venderlo a società americane e russe con un’apposita gara, andata però diserta. Oggi – il Comune è commissariato dopo le dimissioni del sindaco Orsoni – si tenta la strada della privatizzazione con una cordata di imprenditori veneziani. Ma il commissario Vittorio Zappalorto sta anche valutando di non perdere questo pezzo di Venezia, tentandone un rilancio. Per farlo sta studiando una manovra da 4 milioni 25 mila euro di interventi sul personale, la cui applicazione avrà tempi strettissimi, imposti dall’approvazione del bilancio.
Si punta poi sul recupero della produttività e al taglio degli straordinari. Ma saranno riorganizzati anche i servizi, con una riduzione di 30 posizioni organizzative (i quadri dell’ente) su 230 attualmente esistenti e un taglio del 70% sulla loro retribuzione di risultato; ridotti del 30% gli incentivi sui progetti speciali e sulle indennità del personale ispettivo e sui responsabili dei vari uffici. I dati più recenti si riferiscono a febbraio 2014, quando il Casino’ di Venezia ha chiuso con un incasso complessivo di 8.574.240 euro, registrando un incremento del 4,78% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.