LUGANO (WSI) – I più lungimiranti vedono la crisi ucraina come una reminiscenza dei ricordi del buio 20esimo secolo europeo. Al contrario, per i più avventati, sembrano bazzecole… Nonostante i mercati abbiano avuto un’oscillazione occasionale sull’Ucraina, la tendenza prevalente resta speranzosa. Una rapida conclusione a questa crisi è ancora improbabile, in quanto sembra essere un cambiamento a lungo termine nel clima geopolitico. Pensiamo che il potenziale distruttivo della Russia non svanirà lungo il tragitto più o meno lungo, e ciò non è dovuto alla crescente forza russa.
Piuttosto, le sue debolezze alla base stanno per riaffermarsi. I consensi restrittivi dominano i titoli in prima pagina, ma questi aggravano meramente pressioni già esistenti sulle fondamenta demografiche e economiche della potenza russa. Infatti, nonostante le entrate relativamente alte e le risorse naturali della Russia, la valutazione della sua borsa valori non ha raggiunto quasi mai, nell’ultima decade, la media dell’indice MSCI EM.
Il primo grande ostacolo è la demografia. Quando è crollata l’Unione Sovietica, il tasso di natalità russo è andato via con lei. Nonostante la popolazione russa abbia smesso di arretrare negli ultimi anni, la stabilità è lontana. La popolazione maschile con età dai 15 ai 29 anni ha raggiunto un picco di circa 19mln nel 1979, secondo i dati della Banca Mondiale. Dal 2012, quel gruppo si è ridotto a meno di 16mln. Entro la fine del 2020, è previsto che siano solo 11.5mln. Nel frattempo, la popolazione maschile russa soffre di un tasso di mortalità relativamente alto, con un’aspettativa di vita media di soli 65 anni circa, secondo la Banca Mondiale.
Ciò è rilevante per due grandi aspetti. Prima di tutto, il fossato al di fuori della coscrizione dell’età del gruppo degli uomini ha diminuito la forza militare russa, aggravando le preoccupazioni sulla sicurezza. In secondo luogo, si inscrive all’interno di un calo complessivo della popolazione russa. Avendo raggiunto la cifra di circa 100 milioni di individui l’anno scorso, la popolazione in età lavorativa del Paese, maschile e femminile, è pronta ad abbassarsi sotto i 90 milioni entro la metà della prossima decade e continuerà ad abbassarsi, sempre secondo le previsioni della Banca Mondiale. Ciò fa presagire un indebolimento della crescita economica a medio-lungo termine – d’ora in avanti per il prestigio internazionale della Russia.
[ARTICLEIMAGE] Una così debole demografia aggrava un’altra vulnerabilità strategica. L’economia russa è eccessivamente dipendente dall’esportazione di materie prime – la contabilità energetica si avvicina al 70% del totale delle esportazioni. Queste sostengono metà del budget governativo del Paese. La borsa valori russa per anni è stata fortemente correlata al prezzo del petrolio, ma questa relazione ha iniziato a crollare agli inizi del 2012. L’economia russa è decisamente rallentata. Quest’anno, la crescita è pronta ad essere considerata la più debole tra i BRIC. Secondo il Consenus view, la crescita russa quest’anno potrebbe essere solo del 0.5%, contro il 5.3% complessivo dei BRIC.
Considerando la prospettiva del mercato energetico, il boom dello scisto nell’America del Nord, se rimane invariato, minaccia di sopprimere i prezzi energetici mondiali sui quali fa affidamento l’economia russa. Inoltre, probabilmente si velocizzerà l’attuale tendenza nell’investire maggiormente sull’energia essendosi ritirata a relativa stabilità e appena scoperta l’abbondanza della risorsa del Nord America.
Per compensare questa pressione, in aggiunta al calo della forza lavoro, la Russia deve spingere la produttività. Tuttavia, ciò ha raggiunto solo circa la metà della media dell’OCSE nel 2012. Riformare – una vecchia speranza per il mercato rialzista russo – aiuterebbe molto; ma è difficile vedere da dove proviene l’impeto. Gli ultimi dati da parte dei sondaggisti russi avevano messo la popolarità di Vladimir Putin ai vertici di tutti i tempi.
[ARTICLEIMAGE] Perciò, affrontando un’accentuata stretta alla demografia e all’economia, e consapevoli del supporto del pubblico per le potenti mosse di quest’anno sul fronte della politica estera, è “ottimale” per il Cremlino massimizzare la sua posizione geopolitica meglio prima che dopo. L’idea che l’Ucraina possa un giorno ospitare le basi della NATO è inaccettabile per il primo uomo della KGB. La prossima decade potrebbe vedere la Russia non solo continuare a invadere l’Ucraina, ma anche cercare di rivendicare le vecchie aree cuscinetto in Bielorussia, il Caucaso – forse anche gli stati Baltici che adesso sono membri della NATO.
Il rischio geopolitico continua a gravare sull’economia russa e sulla disponibilità dei prezzi negli anni a venire. Ma a causa delle sue dimensioni, la geografia, e la centralità del mercato delle materie prime, le sofferenze della Russia non si dissiperanno alla frontiera. In quanto Mosca prova a equilibrare le grandi ambizioni con il suo corroso basamento economico, le lotte risultanti introdurranno anche delle periodiche tensioni sul mercato globale.
*Giorgio Radaelli / BSI Chief Global Strategist
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